La Pietà di Michelangelo, splendore del mondo

Pubblicato: Sabato, 26 Agosto 2023 - redazione attualità

ACCADDE OGGI – Il 26 Agosto del 1498 viene firmato l'atto che consente al grande artista di realizzare l’opera che meraviglia ancora milioni di turisti e fedeli

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Durante il primo soggiorno romano Michelangelo Buonarroti aveva appena venti anni. Era nato nel 1475 a Caprese, vicino Arezzo. Si era trasferito con la famiglia a Firenze e da adolescente era stato a bottega dal Ghirlandaio. Successivamente aveva frequentato il giardino di San Marco, l’accademia delle arti finanziata da Lorenzo de’ Medici. Quando venne instaurata la Repubblica del frate domenicano Girolamo Savonarola, Michelangelo lasciò la città e visse a Venezia, poi a Bologna. Tornato in Toscana nel 1495, giunse a Roma nel 1496. Qui l'artista divenne amico del banchiere Jacopo Galli, il quale assunse un ruolo di intermediario in alcune commissioni di un gruppo di cardinali. Uno di questi è il potente cardinale francese Jean de Bilhères. Sua è la richiesta di una ‘Pietà’ da destinare alla cappella di Santa Petronilla.

Ricevuto un terzo dei ducati pattuiti, Michelangelo partì con un cavallo verso le cave di Carrara per scegliere la qualità e il blocco di dimensioni adeguate che gli serviva per la sua idea. Il contratto venne firmato il 26 agosto 1498, alla presenza del Galli, con un tempo di consegna previsto in un anno. E’ il giorno in cui, ufficialmente, l’opera prende inizio.

I tempi furono rispettati. Da subito l’intervento destò grande ammirazione e Michelangelo, secondo un’interpretazione, la firmò solo in un secondo momento (unico caso nella sua lunga vita, con la frase ‘MICHEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT’ - "Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti"), quando udì due uomini attribuire la creazione artistica allo scultore Cristoforo Solari.

La collocazione attuale, nella prima cappella a destra della navata della basilica, risale solo al 1749. In oltre due secoli antecedenti era stata spostata ora nella sagrestia della Basilica di San Pietro, nel vecchio coro sistino, sull'altare dei Santi Simone e Giuda.

Considerata, giustamente, una delle maggiori opere d'arte che l'Occidente abbia mai prodotto, contiene in sé anche lo spirito innovativo del genio michelangelesco. Fino alla Pietà marmorea, infatti, i gruppi ispirati su tale soggetto erano in legno e diffusi nel nord Europa. In Italia erano piuttosto rari. Michelangelo, a parte ciò, modificò la struttura piuttosto rigida delle tecniche precedenti ideando il corpo di Cristo come plasticamente e morbidamente adagiato, abbandonato sulle gambe della Vergine in una posa realista, carnale, apparentemente composta nella visione dei sentimenti poiché è l’intimità del legame tra i due corpi a cogliere l’emozione, la sensibilità e il senso dell’elaborazione di questa intuizione talentuosa.

Il Cristo ha un incisivo in più. E' l'assunzione di tutti i peccati del mondo compiuta dal figlio di Dio.

Ciò che colpisce di più, come noto, è la straordinaria giovinezza di Maria. Varie le analisi psicologiche e teologiche su queste tema nel corso dei secoli, ove Maria è vista ora come sposa della Chiesa, ora come l’immagine della castità, della santità e della purezza preservate. La Madonna è giovane, come quando concepì Cristo, e anche se la scena riporta agli attimi susseguenti al martirio del Calvario, l’opera sembra essere diretta su altri significati, al di là del fatto storico che ha cambiato il corso dell’umanità.  E' una figura  fragile e intensa, spiegata in modo superbo nel trentesimo Canto del Paradiso: “Vergine madre, figlia del tuo figlio…".

Una bellezza, quella della Pietà, che ha rischiato di essere fortemente compromessa il 21 maggio 1972, quando un uomo di origini ungheresi, László Tóth, colpì ripetutamente con un martello la scultura al grido di "Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte!". Il blocco scultoreo subì dei danni gravissimi, soprattutto sulla Vergine. Una cinquantina di frammenti furono ritrovati a terra, tra cui il braccio sinistro e il gomito spaccati, il naso, le palpebre. Il restauro, di grande efficacia e praticato anche con tecniche moderne, fu effettuato nei laboratori dei Musei Vaticani.

Da allora la Pietà è protetta da una grande parete di cristallo antiproiettile, attraverso il quale è possibile rimanere incantanti, abbagliati e commossi da ciò che fu creato dal pensiero, dalla creatività e dalla spiritualità di un artista 24enne che trasformò un sasso, oltre 500 anni fa, nella perfezione dell’arte.