Grottaferrata | I ‘ghelfiani’: da destra al civismo fino all’abbraccio con il PD

Pubblicato: Giovedì, 24 Agosto 2023 - redazione politica

 

Grottaferrata, Luigi Spalletta: “Protocollata proposta per intitolare una  via della città a Emanuele Crestini”GROTTAFERRATA (politica) – La capriola politica finale

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In principio è stato Mauro Ghelfi, il primo sindaco di destra dei Castelli Romani, capace di vincere nel 1993 con il Msi-Dn e la lista civica Alleanza Cittadina, poi nel 1997 con  l’intero centrodestra e nel 2005 con le liste civiche. Tre competizioni politiche, tre vittorie. Un record. Un sindaco che ha governato 12 anni la città con risultati altalenanti (una caduta di Giunta anticipata nel 1999, le vicende Traiano, Pua sul Tuscolo, un Prg bocciato in Regione, la realizzazione del 'ciambellone' a Piazzale San Nilo sono risalenti all’ultima sua consiliatura), ma sicuramente molto amato e votato.

La Lista Ghelfi è nata sull’onda lunga di questo lavoro politico, emergendo soprattutto con la candidatura di Marco Bosso. Ballottaggio sfiorato per un soffio nel 2010, poi una serie di tentativi andati a vuoti con vari candidati fino a Luigi Spalletta, che fino a sei mesi fa lasciava la minoranza per protesta contro Di Bernardo e il suo centrosinistra. In minoranza Spalletta è sempre stato molto critico, persino ironico. In una recente foto  si mostrava sorridente mentre affermava sui social: “Quando ti dicono che entri in maggioranza”. Il post è scomparso tre giorni fa.

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Mauro Ghelfi, dicevamo, è andato dal Msi al civismo. Il suo percorso, per almeno trenta anni, è stato sempre identificato con la destra, avendo avuto l'incarico di consigliere comunale del partito prima di Almirante e poi di Fini.  Non uno qualsiasi nella storia della destra castellana e regionale, insomma. Destra con cui Ghelfi ha rotto i rapporti dopo le elezioni regionali del 2000 e soprattutto dopo la mancata candidatura al Senato nelle elezioni suppletive per un seggio che poi andò a Luigi Zanda senza che il centrodestra, incredibilmente, candidasse qualcuno. Poi il tempo è passato, la narrazione di quel periodo è finita. I suoi ‘figli’ politici hanno seguito una linea differente. Abbracciati al civismo, che spesse volte con il pretesto del non allineamento con i partiti ha avuto la libertà di muoversi dove voleva, ora hanno fatto il salto decisivo: abbracciarsi al Partito Democratico in alleanza, con quel centrosinistra a cui Mauro Ghelfi, ad esempio, non ha mai guardato.

E ora? E ora inizia un’altra storia. Ma anche la sua fine, in qualche misura. Perché il comunicato abbastanza retorico è solo un pezzo di carta da tirare in faccia ai cittadini, una giustificazione per far comprendere una capriola politica. Un accordo in cui Spalletta, che ha sempre cavalcato la battaglie per le periferie, ha firmato i punti programmatici senza considerare un tema specifico (al di là di un accenno sull'annosa vicenda della Coop '44) sulle aree fuori dal centro storico. L’accordo del gruppo Spalletta è frutto della disperata ricerca di salvare tutta la barca. Di salvare cioè il consiglio comunale che era già arrivato al bivio dopo appena un anno, di superare la fase di crisi per Di Bernardo con un accordicchio, di fare in modo che non si torni al voto.

Il risultato è solo uno: Di Bernardo all’interno della sua maggioranza ha due consiglieri simpatizzanti di Fratelli d’Itala e uno che ha votato alle politiche sempre dall’altra parte. Un consigliere che sul piano di lottizzazione Vascarelle, ad esempio, ha votato in modo opposto alla maggioranza di cui ora fa parte.

Bello, no?

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