Sandro Penna, la vita è ricordarsi di un risveglio

Pubblicato: Lunedì, 12 Giugno 2023 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI - 12 giugno del 1906, nasce un raffinato e dirompente poeta.  Dalla vita difficile

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Considerato uno dei massimi poeti dello scorso secolo da Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini, Sandro Penna, nella sua esistenza terrena, non trovò mai la vera gloria o quello che viene definito superficialmente il 'successo'. La considerazione e la stima degli artisti, almeno quella, non gli mancò. Come tanti, solo dopo la morte conobbe un reale riconoscimento della sua opera.

Passò i suoi ultimi giorni in un equilibrio fragile, in un malessere toccante. Il grande artista Mario Schifano lo ritrasse in un docufilm intitolato ''Umano non umano''. ''Poesie non lo scrivo più da dieci anni – rivelò il poeta – faccio questa specie di commercio di quadri, ma al quarto piano... così non ci viene più nessuno''.

Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1964, Penna - che aveva sempre vissuto in una sorta di povertà - andò a vivere nella sua casa. Girava in automobile, con un cane lupo, nelle borgate e per Ostia. Visse un decadimento fisico precoce, perdendo i denti per una piorrea, rifiutando di indossare protesi. I sonniferi lo aiutavano a dormire. Non usciva quasi più. In questo tramonto, c'è una parte di ciò che ci vuole per comprendere la sua grandezza, la poesia di un’efficacia assoluta, di una sensibilità che varcava - nel suo stile immediato e anche scandaloso per la sua epoca - i luoghi comuni, le certezze, l'età in cui si vive, scavando nella vita e nelle sue bellezze o le sue tristezze. E’ stato, forse, l’ultimo poeta assoluto. Come Alda Merini. Come Valentino Zeichen. Poeti immersi dentro all’esistenza, estranei alle luci della ribalta. 

VITA - Un poeta appartato e atipico rispetto alle 'mode' della poesia novecentesca. Nato a Perugia nel 1906, studiò in modo irregolare fino al diploma in ragioneria. nel 1929 si trasferì a Roma, dove trascorrerà gran parte della sua vita. Negli anni Trenta entrò in contatto con alcuni importanti intellettuali dell’epoca e collaborò con prestigiose riviste come «Il Frontespizio» e «Letteratura». Nel 1939, grazie all’interessamento di Umberto Saba e Sergio Solmi, pubblicò a Firenze il suo primo libro, Poesie, che nel 1957 vincerà il Premio Viareggio. Seguono altre raccolte, tra cui Una strana gioia di vivere (1956) e Croce e delizia (1958). Nel 1970 uscì un’edizione di Tutte le poesie che raccolse la sua produzione con l’aggiunta di numerosi inediti. Penna, che in questi ultimi anni visse una discreta notorietà e un adeguato riconoscimento critico, ma sempre geloso - come si è scritto - della sua "selvatica solitudine".

Aveva un grande tema di riferimento, l’amore, declinato lungo tutta la sua produzione, ma anche la vita.

"La vita... è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all'alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.
Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è piú dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore"

Estraneo alle mode culturali e poetiche del suo tempo, dipinse, con i suoi paesaggi, le strade e le piazze di Roma, le sale buie dei cinema, i bar, la periferia, i giovani ragazzi, l'omosessualità, il sesso. Morì nel settembre del 1977 in solitudine. Telefonava ai suoi amici, in un appartamento dove potevi trovare della spazzatura come una tela di Schifano. Fu un letterato difficile da catalogare. Il suo modo di esprimersi era fatto di brevi folgorazioni, scorci di vissuto, Roma. Era chiaro, comprensibile, ma semplice solo all'apparenza.

Nella sua condizione, nella sua diversità, non trascurò mai i ritratti, le occasioni, la bellezza, il buio della notte profonda o la luce più splendente, oppure come ''sorge sull'ultimo sudore il sole''. Rileggerlo è una carezza per l'anima. Ogni volta.