7 febbraio 1945: il massacro di Porzus. Oltre 70 anni per fare ‘pace’

Pubblicato: Mercoledì, 07 Febbraio 2018 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Il massacro compiuto dai partigiani comunisti della Divisione Garibaldi Natisone contro la Brigata Osoppo: 17 morti

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Avevano tutti vent’anni ed erano tutti partigiani. Il loro sangue ancora fa discutere e divide gli storici. Ci sono voluti oltre 70 anni per colmare la ferita, per mettere pace, almeno tra gli ex combattenti. Solo nel 2017, infatti, Anpi di Udine e Associazione Partigiani Osoppo hanno ricordato insieme le vittime, orrendamente falciate sul fogliame dell’ultimo inverno di guerra del 1945. Il più cruento, il più fratricida, il più disumano. Diciassette morti. Ognuno con un nome di battaglia. Enea, Bolla, Ateone. Tra loro Guido Pasolini, il fratello del grande poeta Pier Paolo, e Francesco De Gregori, zio dell’omonimo cantautore.

Per chi non lo sa, è la storia, questa, del massacro di Porzus, pagina che appartiene a uno di quei capitoli contrastati della ''guerra civile'' o ''guerra di liberazione'' in Italia. Una brutta storia che ebbe come teatro il Friuli orientale, all'interno delle Valli del Torre, nel comune di Attimis.

 

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Era l'inverno del 1945, dicevamo, e il Friuli era diviso tra varie brigate partigiane. La Brigata Osoppo, guidata dal capitano De Gregori, rappresentava il fronte anticomunista della Resistenza, quello che aspirava ad una democrazia di tipo occidentale; la divisione Garibaldi Natisone era filocomunista al servizio del blocco partigiano jugoslavo. Il suo obiettivo era l'annessione della Venezia Giulia al territorio slavo, idea che gli ‘osovini' avversavano. Succedeva anche questo, nel movimento della Resistenza, che ebbe un solo nemico comune, il nazifascismo, ma che si diversificava per correnti, idee, comportamenti.

Avvenne ad un certo punto che la Divisione Garibaldi Natisone attraversò l’Isonzo per unirsi all’Esercito di Liberazione Popolare della Jugoslavia, la brigata Osoppo rimase a Porzus. Garibaldini in Slovenia, osovini in Friuli. Le accuse si fecero reciproche. I comunisti accusarono gli altri di essere conniventi dei fascisti, i secondi di voler vendere un pezzo d’Italia agli sloveni. Le accuse di collaborazionismo con i fascisti si acuiscono quando arriva in Friuli Elda Turchetti, una ventiduenne denunciata da Radio Londra come spia dei tedeschi. Dopo l'8 settembre 1943, l'estrema povertà della famiglia aveva spinto Elda a ricercare un lavoro. All'inizio dell'estate del 1944 aveva abbandonato il cotonificio per un'occupazione presso una questura della Repubblica Sociale Italiana, quindi come lavabiancheria a Udine. In un clima di rancori, accuse mai confermate di frequentare alcuni militari tedeschi, fu denunciata ai garibaldini.

Elda, successivamente, si era così consegnata spontaneamente a un uomo della 'Garibaldi', che l'aveva poi portata, in attesa di processo, alla Osoppo. La presenza della donna diventò la prova del tradimento. Elda (‘Livia') Turchetti era stata assolta dalle accuse dal tribunale partigiano già il 1º febbraio 1945. Solo negli anni settanta, infatti, emerse dall'archivio di Lubiana la documentazione contenente il "Verbale di assoluzione in istruttoria” della ragazza. Vi era scritto: “...in quanto dopo un mese di servizio al soldo del nemico, disgustata da tale servizio, lo aveva abbandonato, in quanto nel mese passato col nemico non aveva compiuto alcuna azione che avesse danneggiato la lotta partigiana e in quanto aveva chiesto di riabilitarsi entrando nell'Osoppo”. Non bastò.

Il 7 febbraio 1945 cento garibaldini guidati da Mario Toffanin, salirono sui monti Toplj-Uork, dove si trovava il quartier generale della ''Brigata Osoppo''. Disarmarono il comandante De Gregori, capitano degli Alpini, e lo uccisero assieme al commissario politico del Partito d'Azione Gastone Valente, a Giovanni Comin e la stessa Elda Turchetti, Gli altri furono trucidati nei giorni successivi. Pier Paolo Pasoloni ricorderà nei suoi versi la morte del fratello: “Con la testa spaccata, la nostra testa, tesoro / umile della famiglia, grossa testa di secondogenito, / mio fratello riprende il sanguinoso sonno, solo / tra le foglie secche, nei sereni / eremi di un bosco delle prealpi, perso nell’oro / della pace d’una interminabile Domenica”.

L'eccidio fu denunciato dai comandanti osovani Candido Grassi e Alfredo Berzanti. Solo nel 2001 l'ex partigiano Giovanni Padoan, Commissario politico della Divisione Garibaldi Natisone, riconobbe Porzus come un ‘crimine di guerra'. Fin dagli anni sessanta aveva intrapreso un percorso di revisione delle interpretazioni riconoscendo la responsabilità nella strage dei vertici del partito comunista in Friuli e del IX Korpus sloveno.

Il 23 agosto 2001, durante un primo atto di riconciliazione che lo portò ad abbracciare un sacerdote ed ex partigiano osovano, Redento Bello "Candido", affermò: “L'eccidio di Porzus e del Bosco Romagno, dove furono trucidati 20 partigiani osovani, è stato un crimine di guerra che esclude ogni giustificazione. E la corte d'assise di Lucca ha fatto giustizia condannando gli autori di tale misfatto. Benché il mandante di tale eccidio sia stato il Comando sloveno del IX Korpus, gli esecutori, però, erano gappisti dipendenti anche militarmente dalla Federazione del PCI di Udine, i cui dirigenti si resero complici del barbaro misfatto e siccome i GAP erano formazioni garibaldine, quale dirigente comunista d'allora e ultimo membro vivente del Comando Raggruppamento divisioni "Garibaldi-Friuli", assumo la responsabilità oggettiva a nome mio personale e di tutti coloro che concordano con questa posizione. E chiedo formalmente scusa e perdono agli eredi delle vittime del barbaro eccidio. Come affermò a suo tempo lo storico Marco Cesselli, questa dichiarazione l'avrebbe dovuta fare il Comando Raggruppamento divisioni "Garibaldi-Friuli" quando era in corso il processo di Lucca. Purtroppo, la situazione politica da guerra fredda non lo rese possibile".

Due solo furono i superstiti. Dopo la fine della guerra, all'inizio degli anni cinquanta, trentasei dei responsabili dell'eccidio, tra cui il comandante Mario Toffanin (fuggito in Jugoslavia), furono condannati con sentenza confermata in appello. In seguito a varie amnistie, furono liberati. A De Gregori fu riconosciuta la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

''Porzus'' è diventato anche un film, girato nel 1997 con la regia di Renzo Martinelli. Nel 2017, in occasione dell’anniversario di un eccidio purtroppo nascosto e poco raccontato sui libri di storia, l’Anpi di Udine ha accettato l’invito dell’Associazione Partigiani Osoppo a partecipare alla commemorazione ufficiale. La prima volta dopo 72 anni.

Questi i nomi dei caduti: Francesco De Gregori (Bolla), Gastone Valente (Enea), Giovanni Comin (Gruaro), Guido Pasolini (Ermes), Antonio Previtti (Guidone), Antonio Cammarata (Toni), Pasquale Mazzeo (Cariddi), Franco Celledoni (Atteone), Angelo Augello (Massimo), Salvatore Saba (Cagliari), Giuseppe Urso (Aragona), Enzo d'Orlando (Roberto), Primo targato (Rapido), Gualtiero Michelon (Porthos), Erasmo Speraccino (Flavio), Giuseppe Sfregola (Barletta), Elsa Turchetti.

(foto tratte dalla rete)