Sinodo e sinodalità nella Diocesi Tuscolana

Pubblicato: Sabato, 27 Novembre 2021 - Carlo Perfetto

FRASCATI (attualità) - A questo appuntamento sono convocati tutti i cristiani del mondo per ascoltarsi con fiducia e nel rispetto gli uni degli altri e mettersi in cammino per una rinnovata e diversa presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo

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Domenica 17 ottobre è iniziato il Sinodo nella nostra diocesi. Questo Sinodo convocato da Papa Francesco per il 2023 ha per tema «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione», ossia la trasformazione profonda della Chiesa in cui tutto è deciso con il concorso dell’intero Popolo di Dio, clero e laici, che nell’ascolto reciproco si lasciano guidare con discernimento dallo Spirito. Mai era accaduto qualcosa di simile nei duemila anni della sua storia, se non nelle prime comunità cristiane.gottodoro mamilio A questo appuntamento sono convocati tutti i cristiani del mondo per ascoltarsi con fiducia e nel rispetto gli uni degli altri e mettersi in cammino per una rinnovata e diversa presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo. Sinodo e sinodalità, infatti, significano “camminare insieme”. Camminano tutti: papa, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici. Nessuno resta fermo a fare da guardiano ad una verità che per esser tale deve incarnarsi di continuo nella vita di tanti uomini e donne così diversi gli uni dagli altri e così diversi da un tempo all’altro. Camminare significa trovare coraggio e forza di lasciar vivere il Vangelo nella quotidianità e leggere quei segni dei tempi, su quali siamo chiamati a vivere la fede. Il primo passo del cammino sinodale è proprio questo ritorno al Vangelo. È nella lettura comunitaria che ci si mette in ascolto dello Spirito. E Papa Francesco continuamente la sollecita con la creazione nelle parrocchie di gruppi che leggano, commentino e riflettano in preparazione della celebrazione domenicale.

I talenti, che ci sono stati donati, implicano un vissuto di fede personale a seconda della sensibilità di ciascuno. È quel sensus fidei fidelium da qualcuno definita sbrigativamente “la fede fai-da-te”, che è, invece, l’espressione sincera del rapporto sofferto e ricercato con Dio, maturato e vissuto nella coscienza dove lo Spirito ci incontra, ci ascolta, ci parla, al di fuori di apparati dottrinari e catechistici. Anche per papa Francesco il compito missionario della Chiesa suppone la valorizzazione del senso di fede di ogni battezzato, cioè di quel dono dello Spirito Santo che gli consente di comprendere più pienamente il contenuto dell’esperienza cristiana e di tradurlo in modo più autentico nella sua vita. La pretesa di omologare la fede oltre ad essere un peccato contro lo Spirito, che soffia, come il vento, dove vuole e come vuole, è anche un’esplicita offesa all’intelligenza dei fedeli, che si aspettano finalmente di essere trattati da adulti, maturi, liberi, pensanti, e partecipi della vita della Chiesa, e non da bambini da istruire e catechizzare.

Le assemblee sinodali che si andranno a convocare, speriamo al più presto, siano uno spazio di libertà spirituale, che non ci si lasci tentare dalla vocazione di dirigerle, controllarle, pilotarle perché eccessivamente preoccupati che il dibattito possa prendere strade indesiderate. Che ci si senta in pace con lo Spirito per aver detto quanto andava detto e senza l’obbligo di  rispondere a domande scritte da altri o a riempire questionari, a discutere solo ed esclusivamente argomenti calati dall’alto. Molti segnali, purtroppo, stanno provenendo per non destare preoccupazione sui tentativi di svuotare il rinnovamento sinodale o di ingabbiarlo in binari predefiniti. Non ci sarà vero Sinodo se qualcuno pretende mettersi davanti, o addirittura sopra il Popolo di Dio. Bellissima ed efficace l’espressione di Papa Francesco che invita i vescovi almeno una volta a “sentire la puzza del gregge” a stare dietro e lasciarsi guidare dal gregge che possiede non opinioni, ma quel sensus fidei, molto più ricco e vissuto di tanto catechismo, tanta dottrina e di tanta retorica magisteriale. E con umiltà si dovrà ascoltare anche quanto hanno da dire e da chiedere alla Chiesa i credenti di altre fedi religiose e i non credenti e soprattutto quei Cattolici che in questi anni hanno abbandonato la pratica della fede, probabilmente perché non si sono riconosciuti nei modi d’essere, negli insegnamenti, nelle scelte delle gerarchie ecclesiastiche di questi decenni. Per la prima volta la Chiesa smette i toni trionfanti di chi si considera la migliore istituzione salvifica ed assume le vesti dell’umiltà, diventa quella “Chiesa col grembiule” di cui parlava Don Tonino Bello, al servizio degli altri specie se ultimi, emarginati, scarti come li chiama oggi il Papa.

L’ascolto presuppone anche che qualcuno parli: che tutti i fedeli parlino, soprattutto i laici che per secoli hanno taciuto o sono stati messi a tacere. Anche su aspetti riguardanti la vita matrimoniale e familiare, di cui i laici-sposi sono ministri sacramentali, sono stati espropriati del diritto di parlare, di dire cosa pensassero. È questa l’occasione per mettere fine a questo secolare silenzio. I segnali, venuti in queste settimane da molti fedeli delle parrocchie di Grottaferrata e di Vermicino, fanno sperare che stia maturando un senso vivo di appartenenza alla Chiesa. Essi rappresentano l’esigenza giusta di avere sacerdoti-pastori, che si uniscano alla comunità ed insieme ad essa portino il Vangelo in mezzo alla gente. E se di pastori e non di funzionari del culto c’è urgente bisogno nella Chiesa, si potrà sperare che questo sia uno dei temi più importanti da discutere nel nostro Sinodo? La situazione nella diocesi Tuscolana è drammatica. Tra qualche anno molti dei parroci diocesani andranno in pensione; si profila una Chiesa con pochi o addirittura senza sacerdoti, a meno che non si arruolino i sacerdoti-studenti, provenienti da paesi lontani, con una cultura diversa dalla nostra e destinati a tornare nel paese di origine. Potranno mai costoro essere veri pastori delle nostre comunità? o saranno chiamati ad espletare solo le funzioni del culto, ad essere semplici funzionari? Che Chiesa è quella dove si celebrano solo riti e liturgie, senza creare una comunità di persone?colline211114 ilmamilio

Crediamo sia giunto il momento di discutere questo problema che si ricollega strettamente alla crisi profonda delle vocazioni sacerdotali, che non viene mai affrontata; alla formazione dei sacerdoti nei seminari, al loro reclutamento e selezione, che restano in ombra, senza trasparenza alcuna; al celibato ecclesiastico, obbligatorio o volontario; ai preti sposati, prima o dopo l’ordinazione; ai viri probati, cioè a quegli uomini di provata fede, riconosciuta dalla comunità di appartenenza ed in grado di sostituire il sacerdote; al diaconato e sacerdozio femminile; alla gestione delle parrocchie e alle scelte dei parroci.

Ascoltare tutto e tutti, dire apertamente e liberamente, e discernere insieme, sono i verbi sinodali. A tal proposito ci sono sembrate opinabili e fuorvianti certe affermazioni all’apertura del Sinodo diocesano. Insistere che non dobbiamo ascoltare le opinioni gli uni degli altri, ma solo quello che Spirito ci indica e ci suggerisce: cosa significa? Che quelle dei laici sono solo opinioni personali e perciò non meritevoli di essere né dette, né ascoltate? Che le uniche ad essere ispirate sono le parole della gerarchia ecclesiastica? Si può continuare a considerare semplice opinione personale la sofferenza, spirituale e morale, dei moltissimi fedeli difronte ai numerosi comportamenti ed eventi scandalosi di questi decenni, che hanno turbato la coscienza di tantissimi fedeli, e per i quali molti di loro hanno abbandonato la Chiesa? È l’esatto contrario di quanto affermano il Papa, di cui invitiamo a leggere il bellissimo discorso rivolto ai fedeli della Diocesi di Roma proprio sul sinodo, e i documenti della Segreteria del Sinodo, che ribadiscono la necessità di un ascolto vero, schietto, fatto di quanto la gente comune sente e chiede alla Chiesa. Non ci sono opinioni da una parte e verità ispirate dall’altra!vivace3 banner ilmamilio

Molte cose i laici hanno dovuto subire da un clero che ha trasformato più di una volta il magistero in arbitrio, molte opinioni in verità, e spesso il ministero in potere. Il Sinodo e soprattutto la sinodalità che ne dovrebbe scaturire consentirà ai laici un ruolo paritetico perché, finalmente, “Sedendovi ai piedi gli uni degli altri, mentre vivete alla presenza di Cristo” (Ef 5,21) su tutto ciò che riguarda la Chiesa si potrà discutere insieme, e insieme ricercare le soluzioni che di volta in volta lo Spirito detterà.

Dire tutto con parresia, con la franchezza necessaria, anche se dolorosa, perché in questo cammino di ricostituzione della Chiesa nella sinodalità, non ci si può permettere di sottacere i suoi mali di ieri e di oggi che hanno, secondo noi, nel clericalismo la loro matrice. Esso, infatti, è il risultato di quella separazione del clero dal resto del Popolo di Dio con la trasformazione nel tempo del ministero sacerdotale da servizio a Dio e alla comunità, a potere che ha consentito ogni forma di abuso tanto più grave in quanto compiuto nella convinzione dell’immunità e dell’impunità.  Lo ha ricordato di recente Papa Francesco ai Vescovi italiani consegnando loro le Beatitudini per i Vescovi, una delle quali recita Beato il vescovo che considera il suo ministero un servizio e non un potere. È sempre il Papa a mettere in guardia i presbiteri dal carrierismo che trasforma la Chiesa di Gesù e del suo Vangelo in posti di potere da occupare. Ed infine sempre il Papa invita il clero a quella sobrietà che non trasformi la celebrazione liturgica nell’autocelebrazione del celebrante.Farmacia Pratone1 grottaferrata ilmamilio

Prendiamo atto che anche all’interno della Chiesa si sta diffondendo il bisogno di trasparenza e di verità su ogni forma di abuso, anche se incontra molte resistenze. È auspicabile che anche la Chiesa italiana, sull’esempio di quella francese, e di molti altri paesi, istituisca una commissione indipendente che indaghi sui casi di pedofilia, in primo luogo per chiedere perdono alle vittime per le sofferenze patite. Ma con profonda amarezza dobbiamo constatare che gli abusi di potere continuano anche a Sinodo avviato.

Abbiamo bisogno di veri pastori, che si rivolgano a noi fedeli magari con le stesse parole di Paolo ai cristiani di Tessalonica “Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi” (1Ts 3,12). Oggi ce le sentiamo rivolgere specialmente da questo Papa, disprezzato da tanto clero curiale, ma amato da credenti e non credenti, ai quali riesce a far giungere la “carezza di Dio”, laddove gli altri falliscono miseramente. Allora facciamo nostro il suo invito a non aver paura del nuovo, non c’è nulla da perdere in questo cammino sinodale, e tutto da guadagnare per il bene nostro e per l’unità di tutta la Chiesa.

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