E’ morto Lando Fiorini, ultima voce di una Roma che non c'è più - VIDEO

Pubblicato: Sabato, 09 Dicembre 2017 - Fabrizio Giusti

ROMA (attualità) - Tanti i suoi successi, immersi nella tradizione popolare. Grande tifoso della Roma, fu interprete di uno dei suoi inni più popolari

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Era forse l’ultimo interprete della tradizione, di una Roma ormai scomparsa. Quella per intenderci che stornellava con Alvaro Amici, rideva con Aldo Fabrizi e Alberto Sordi, si emozionava con Anna Magnani e sorrideva a quella romanità sorniona a caustica di Sora Lella che infarciva la vita di buon senso e fatalismo. E’ morto nella sua città, Lando Fiorini. Aveva 79 anni. Una vita dedicata alla canzone romana, interprete di tutti i grandi classici della tradizione che aveva portato in tv, nei varietà e nei musical.

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Leopoldo Fiorini, questo il suo vero nome, era nato a Trastevere. Famiglia umile, sette fratelli, fece i i lavori più disparati e umili: dal meccanico di biciclette al barbiere, oppure presso i mercati generali di via Ostiense. All'inizio degli anni Sessanta partecipa con successo al Cantagiro e nel 1962 sale sul palcoscenico del Teatro Sistina, tempio del musical, nel ruolo del 'Serenante' del celebre Rugantino di Garinei e Giovannini. La sua Ciumachella de Trastevere diventa una hit. Dopo il "Rugantino", arriva l'esperienza del Cabaret. Nel 1968 Fiorini apre nel cuore di Trastevere uno dei primi locali di cabaret, "Il Puff", con un successo quasi cinquantennale e continuo.  

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All’inizio degli anni settanta 'Cento campane’, sigla dello sceneggiato 'Il segno del comando', con la quale Fiorini qualche anno dopo parteciperà a Canzonissima, diventa celeberrima, mentre nel '74 porterà in finale, a Un disco per l'estate, Er monno, che si aggiunge ai suoi grande successi come Barcarolo romano, Pupo biondo, Ponte mollo, So' stato er primo a fatte di' de sì, Ma gita a li Castelli. Grande tifoso della Roma, è stato protagonista di uno degli inni più amati dai tifosi giallorossi negli anni settanta e ottanta: ‘Forza Roma, Forza Lupi’.

Diffondeva allegria e comunità. Due valori sempre più rari. In nome della romanità. Puilita, genuina, mai volgare.


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