Ciampino, polemica sul futuro dell’ex cantina sociale
Pubblicato: Giovedì, 22 Aprile 2021 - Redazione politica
CIAMPINO (politica) - L'amministrazione Ballico ha approvato alcuni atti propedeutici alla riqualificazione tramite progetto di finanza pubblico-privato
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A Ciampino c’è una struttura storica, simbolo della città ma da anni nel degrado e nell’incuria: la ex cantina sociale su cui recentemente l’amministrazione Ballico ha approvato alcuni atti propedeutici alla riqualificazione tramite progetto di finanza pubblico-privato. La cosa non è piaciuta a Diritti in Comune e al consigliere comunale, Alessandro Porchetta, che ha spiegato: “Se l'interesse pubblico identifica l'interesse proprio della comunità intesa come collettività di individui che costituiscono tale comunità, mi domando come sia possibile presentare, deliberare e vantarsi pubblicamente di un progetto come quello approvato per la riqualificazione del complesso della cantina sociale”.
Porchetta scende nello specifico: “Come si può parlare di interesse pubblico in un intervento in cui il soggetto proponente privato, che grazie allo strumento scelto vanta anche un diritto di prelazione rispetto ad eventuali altri partecipanti al bando, andrà a realizzare uffici bancari in una ex galleria d'arte, un centro di analisi cliniche private, e un (immancabile) ristobar? Dove è l'interesse pubblico nel convertire l'indirizzo - mai realizzato per responsabilità che più volte abbiamo evidenziato - che garantiva il carattere pubblico per lo spazio ristrutturato, coniugato ad un generico indirizzo culturale per l’intera area, con un agglomerato di attività commerciali funzionali solo a garantire l'investimento del soggetto privato?”.
Il consigliere di Dic incalza ancora: “La vera domanda che dovremmo farci è sono le esigenze della nostra comunità a guidare le scelte politiche, oppure è la sostenibilità economica dei progetti presentati dai portatori di interesse particolare. A me sembra sempre più la seconda, in un vortice senza fine che ci consegnerà città invivibili e senza anima.
Accettare la logica per cui "o così, abbandonato come è ora, o come diciamo noi" è solo l'ennesimo ricatto. Si crede di poter utilizzare il disincanto di una comunità, da troppi anni in attesa di qualcosa attraverso cui riconoscersi anche come comunità, per giustificare l'ennesima messa in vendita di un pezzo della nostra città”, conclude Porchetta.
