Roma | Il grido dei ristoratori e dei commercianti: “Abbiamo perso tutto, aiuto”. Chieste date certe per le riaperture

Pubblicato: Mercoledì, 14 Aprile 2021 - redazione attualità
 
 

ROMA (attualità) - Anche ieri il grido di allarme di molte famiglie in difficoltà

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“Aiutateci, ve lo chiedo per piacere. Ve lo chiedo in ginocchio”. Piange e si inginocchia terra in lacrime, Chiara, 50enne ristoratrice toscana. Un grido disperato quello che si alza dal Circo Massimo di Roma a margine della manifestazione dei ristoratori in piazza da stamattina. Dopo ore di protesta e attimi di tensione, la rabbia e le emozioni di Chiara sono esplose ieri mattina davanti al cordone dei poliziotti in tenuta anti sommossa schierati su via dei Cerchi, dove poco fa è stata fatta passare una delegazione di 5 manifestanti per raggiungere Montecitorio. Piange Chiara e si appella al Governo Draghi: “Aiutateci, siamo disperati. Non ce la facciamo più a dire ‘È arrivata la bolletta, come la paghiamo?’, ‘è arrivato l’affitto cosa gli diamo?'”.

 

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Tra i singhiozzi e l’abbraccio di altri ristoratori che la fanno rialzare in piedi, Chiara ormai è un fiume in piena: “Non ho soldi per fare la spesa, se non mi aiutassero le persone io non avrei i soldi per comprare da mangiare“. Il racconto della ristoratrice va avanti nel silenzio di decine di persone attorno a lei: “Io avevo due bar ristoranti, tutte e due chiusi, in 9 mesi. Uno a Empoli e uno a Cerreto Guidi, in Toscana. Tutti chiusi e ora la notte non dormo”.

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Salgono gli applausi e Chiara continua nel suo sfogo: “Io ho provato ad ammazzarmi ma non ci sono riuscita perché sono stata vigliacca. Non ho avuto il coraggio perché io in 50 anni ho sempre lavorato. E se non mi aiutavano due amici che hanno una palestra e da 170 giorni dormono lì dentro, io avevo pensato di buttarmi sotto al treno che mi passa davanti casa. Sono andata lì davanti. Se non mi aiutavano loro io mi ero ammazzata. Non ho avuto il coraggio, sono vigliacca, figuriamoci se avessi il coraggio di fare male a loro. Ve lo giuro”, racconta. “Alcuni amici mi hanno aiutato a vendere tutto – prosegue – Qualcosa sono riuscita a vendere grazie ad alcuni amici che hanno organizzato una colletta su Facebook. Io non sapevo più dove sbattere la testa. Con quei soldi ci sono venuta a Roma”.

Mentre applausi e rabbia si mescolano alla commozione, Chiara si asciuga le lacrime: “Questa non è cattiveria è disperazione di famiglie che non hanno più niente da mangiare. In 14 mesi di silenzi e promesse non mantenute abbiamo già perso tutto. Anche la pace” (Dire).

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