STORIE | Villa Giorgina a Roma, l'ambientazione de “Gli Indifferenti” di Moravia

Pubblicato: Mercoledì, 13 Gennaio 2021 - Giulia Bertotto

ROMA (attualità) - Sede della nunziatura apostolica, essa non è aperta al pubblico. L'edificio principale al suo interno risale al 1920 e il suo proprietario era l'industriale e senatore torinese Isaia Levi

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Villa Giorgina è una splendida proprietà situata nel centro di Roma, nel quartiere Pinciano in via Po'. Sede della nunziatura apostolica, essa non è aperta al pubblico. L'edificio principale al suo interno risale al 1920 e il suo proprietario era l'industriale e senatore torinese Isaia Levi, discriminato durante il fascismo per le sue origini ebraiche.

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La sua edificazione nel 1913 venne dedicata alla figlia Giorgina, morta diciottenne di leucemia e la cui progettazione fu affidata al giovane Clemente Busiri Vici.

Al suo interno, un vero e proprio parco di 20mila metri quadrati, si trovano meravigliose fontane, reperti romani e medievali, antichi cedri del Libano, palme e pini. Nel 1927 la villa venne offerta a Benito Mussolini che però secondo alcune fonti storiche rifiutò di stabilirvisi perché i treni che passano ancora oggi sulla rete tranviaria non distante, lo avrebbero disturbato durante il suo lavoro e nelle ore di riposo.

Quando le leggi razziali si fecero sempre più stringenti e le persecuzioni più violente, Isaia ricevette l'aiuto di Pio XII e si convertì al cattolicesimo. L'occupazione nazista di Roma lo mise seriamente in pericolo, e riuscì ad ottenere rifugio, assieme alla moglie, da Pio XII nel convento delle suore di Maria Bambina, in Vaticano, fino alla liberazione di Roma.

Per gratitudine e riconoscenza lasciò dunque la proprietà alla Chiesa. Ma la storia di questa tenuta non finisce qui. Infatti essa è anche l'ambientazione del romanzo di Alberto Moravia “Gli indifferenti”, che visse fin da bambino di fronte alla villa.

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L'opera venne scritta a Bressanone dopo il ricovero a causa della tubercolosi ossea di cui soffriva sin da piccolo. In questo romanzo l'autore descrive e denuncia la perdita di contatto con le emozioni e la vita autentica della borghesia degli anni '30, quell'indifferenza alienante collegata a La Noia, che rende incapaci di agire in modo etico.

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L'apatia interiore, la perdita di contatto e sensibilità, l'incomunicabilità e la Maschera come questione umana universale. Nel 2018 la villa è tornata a far parlare di se per il ritrovamento di ossa umane che in un primo momento vennero attribuite a Emanuela Orlandi. Voce che venne smentita in quanto tali resti umani sarebbero antecedenti all'XIX secolo.

Foto dal sito www.riverflash.it

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