Sulla strada del soldato Martin Adler. Quella storia di guerra che coinvolge Lariano e Rocca Priora

Pubblicato: Lunedì, 04 Gennaio 2021 - Luigi Ceracchi

 

LARIANO (attualità) - nei primi giorni di dicembre, è rimbalzata la storia di un soldato americano che chiedeva di essere aiutato a ritrovare, settantasei anni dopo l’avvenimento, i tre bambini che si era trovato di fronte nell’inverno del ’44

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Lo hanno chiamato il miracolo del Natale 2020. Ed ho scoperto che in questo miracolo, anche se indirettamente, c’entrano un pò anche Lariano e Rocca Priora. Su ogni giornale, ogni social, ogni televisione di ogni parte del mondo, nei primi giorni di dicembre, è rimbalzata la storia di un soldato americano che chiedeva di essere aiutato a ritrovare, settantasei anni dopo l’avvenimento, i tre bambini che si era trovato di fronte nell’inverno del ’44 in un paesino dell’appennino emiliano durante una operazione militare. E questi bambini, anziani si ma vivi e vegeti, sono stati trovati. 

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Prima di evidenziare il filo che legano Lariano e Rocca Priora a questa storia, è bene raccontarla, questa storia, ed inserirla nel momento storico in cui si è svolta.

Era l’inverno del 1944, tra l’altro un inverno freddissimo come non si presentava da anni. Da un anno e mezzo le truppe alleate, Americane , Inglesi, Polacche, Canadesi, Neozelandesi, Francesi, Indiane, Nepalesi, Sudafricane, e di tante altre nazioni, risalivano lo stivale, dal luglio 43 in Sicilia e poi la Puglia, la Calabria il Molise, l’Abbruzzo e su su passando per lo sbarco a Salerno nel settembre 43, e poi Napoli e Ortona. Poi si fermarono a Cassino, nell’inferno di Montecassino , per cinque lunghi mesi, poi Anzio e Nettuno, e nel giugno del 44 finalmente Roma. Ma c’era ancora mezza Italia da liberare dai nazisti tedeschi e dai fascisti loro alleati. Si sali’ ancora, e nell’estate di quell’anno si liberarono Firenze , tante città del bellissimo centro Italia, Ancona …ma poi ci si fermò.

Gli eserciti alleati si arrestarono a ridosso di una linea di difesa predisposta dai comandi tedeschi, una linea che andava all’incirca da Pisa a Pesaro, scavalcando nella sua estensione le montagne dell’Appennino Tosco Emiliano, sopra Lucca, Parma, Modena e Bologna. Questa linea di fronte fu chiamata “Linea Gotica”, ed era munitissima, organizzata per resistere per molto tempo . Fu un periodo durissimo, durante il quale una guerra di trincea paurosa e terribile dissanguò i due eserciti contrapposti, con gli alleati che cercavano di superare gli Appennini prima dell’inverno pieno ed i tedeschi che volevano o dovevano resistere ad ogni costo. Alla fine, l’inverno e le troppe sofferenze fermarono tutti, in attesa della primavera. Gli scontri continuavano con scorrerie di piccole pattuglie che cercavano di logorare il nemico ed in mezzo a queste battaglie si trovavano gli abitanti dei piccoli paesini che popolano le montagne.

In una di queste azioni operava, dalla parte degli alleati, anche un soldato americano, un giovanissimo capitano di nome Martin Adler. Combatteva nel 339° reggimento della 85^ divisione di fanteria americana, e si trovava nell’ottobre del 1944, nella zona di Monterenzio, sulle colline a sud di Bologna. Era di pattuglia e si trovò nella necessità di controllare, insieme ai suoi compagni, un cascinale per vedere se ci fossero nascosti soldati tedeschi, bravissimi ad organizzare imboscate nelle quali si perdeva la vita con facilità. Entrati dentro la cascina ,videro muoversi qualcosa dietro ad una cesta, e pensando, verosimilmente, che fossero soldati tedeschi, puntarono le loro armi pronti a far fuoco. Proprio in quel momento corse verso di loro una donna , rischiando essa stessa la vita e gridando “Bambini, bambini!”.

Martin ed i suoi compagni si fermarono appena in tempo e si accorsero con sorpresa che dietro quelle ceste c’erano davvero tre bambini. Chissà che sospiro di sollievo che fu , pure per dei soldati che avevano mesi di guerra alle spalle, e Martin volle immortalare quel momento cosi particolare in una foto insieme a quei tre bambini. Il suo viso, nella foto, era sorridente ed aperto, come puo’ esserlo solo il viso di un ragazzo che era la vita stessa , in una tempesta di morte. Ora Martin Adler, quel soldato di allora, ha 96 anni e vive in Florida, negli Stati Uniti. A quella veneranda età corre spesso negli occhi e nella mente degli uomini il film della vita, magari guardando vecchie lettere o vecchie foto e cosi deve essere successo anche a Martin. Quella foto.. quei tre bambini, dove saranno.. vivranno ancora.. e dove? 

Perchè non provare a cercarli? E cosi ha chiesto l’aiuto di sua figlia Rachelle, che grazie a Facebook e ad un amore molto grande per il padre, ha trovato un contatto in Italia, il giornalista e scrittore bolognese, Matteo Incerti, che ha smosso letteralmente “mezzo mondo”, dai canali televisivi come il TG1 a tutti i maggiori giornali nazionali, passando per i preziosi, in questo caso, social media, sperando che qualcuno si riconoscesse in quella foto. E il 14 dicembre è avvenuto questo dolcissimo miracolo. Bruno, Mafalda e Giuliana Naldi, ora tutti ultraottantenni, si sono riconosciuti in quei tre bambini che un soldato fotografò insieme a Martin Adler nel comune di Monterenzio. Ora vivono a Castel San Pietro Terme e da li , attraverso un collegamento televisivo con la Florida, in un programma condotto da Giancarlo Magalli, hanno potuto virtualmente riabbracciare Martin, quel sorridente soldato ventenne che, settantasei anni fa, aveva rischiato di ucciderli in una azione di guerra.

Fin qui la storia di questo miracolo.

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Ma cos’è che lega questa storia, cosa lega Monterenzio a Lariano prima e Rocca Priora poi?

E’ il soldato Martin Adler stesso che lega questi luoghi, luoghi della lunga strada che quel ragazzo americano percorse in Italia nei ranghi della Divisione “Custer”, lasciando come i suoi compagni d’armi, un pò di se in ogni posto nel quale combatteva…lasciando un po della sua gioventu’, della sua fiducia nella vita, e soprattutto lasciando in ogni posto amici che perdevano, inconsapevoli o meno, la vita per la nostra libertà.

Alla fine di maggio del 1944 il suo reggimento, il 339°, proveniente da Terracina , Formia e più in generale dal sud pontino, prese parte alla battaglia finale per la presa di Roma che prevedeva la rottura della linea di difesa germanica detta “Caesar”, che cingeva tutto il versante meridionale dei Colli Albani passando per Genzano, Lanuvio, Velletri, Lariano, Artena e Valmontone. Alla sua 85^ Divisione era assegnato il tratto del fronte che andava grosso modo dal lato ovest del paesino di Lariano fino a poco oltre la frazione Macere di Artena. Verso Velletri operava la 36^ Divisione che proveniva dalla Testa di Sbarco di Anzio-Cisterna di Latina, che si diresse poi in direzione di Roma seguendo poi più o meno il percorso della via dei Laghi mentre sul lato est verso Artena operava la 88^ Divisione, che aveva , come la 85^, l’obiettivo di tagliare ed interrompere la ritirata tedesca da Cassino sulla Via Casilina.

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Nel 2004 , nell’ambito di una mia ricerca su quanto accadde in quei giorni nella zona di Lariano, riuscii con l’aiuto del personale del Cimitero Americano di Nettuno e della loro preziosa documentazione sui movimenti dei reparti, ad individuare alcuni nominativi di soldati che verosimilmente persero la vita il 30 e 31 maggio 1944 nei combattimenti per oltrepassare la Via Ariana a Lariano, per potere poi addentrarsi nei boschi che arrivavano, passando per i Pratoni del Vivaro e Rocca Priora, fino alla Casilina nel versante nord dei Colli Albani. Oggi questi nomi sono scolpiti, a perenne ricordo, in una lapide posta sulla parete della chiesa di Lariano. Quando lessi la storia di Martin Adler mi salto’ subito agli occhi il reparto di appartenenza di questo soldato, proprio il 339° Reggimento che , insieme al 337° e 338°, attraversò e libero’ dai nazisti il mio paesino, Lariano, la sera del 31 maggio 1944. Mi misi subito in contatto con Matteo Incerti e con la figlia di Martin, Rachelle, ai quali mandai una foto della lapide con i nomi dei soldati.

 A stretto giro ebbi, la dolce, commovente e commossa gratitudine di Martin, ed anche un racconto di Rachelle, che mi confermava quanto supponevo in proposito e che aggiungeva un episodio tragico e commovente di cui fu protagonista Martin a Rocca Priora in zona Monte Ceraso, due giorni dopo il passaggio a Lariano e dopo aver scavalcato le pendici delle colline boscose poste a corona dei Pratoni del Vivaro. Riporto il racconto dell’evento fattomi da Rachelle Adler, tradotto in Italiano.

Mi preme dire, con un pizzico di orgoglio, che il 29 maggio 2005 allo scoprimento della lapide con i nomi dei soldati della 85^ Divisione che persero la vita nei nostri territori, era presente l’Attache militare della Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, Colonnello Elliot J.Rosner. Dallo stesso Colonnello Rosner ricevetti in seguito una lettera di ringraziamento che conservo come una delle cose piu’ preziose che ho.

Ecco perché ho raccontato questa storia. E’ stata una grande emozione poter essere in contatto e poter ringraziare “qualcuno che c’era , in quei giorni”, qualcuno che ha sofferto la paura ed offerto il suo coraggio, anche per me.

Luigi Ceracchi

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