6 Dicembre 1990: un aereo militare si schianta su una scuola. La strage del 'Salvemini'

Pubblicato: Domenica, 06 Dicembre 2020 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI -  Morirono dodici studenti

ilmamilo.it

Fu un inferno che consumò prematuramente la vita di un gruppo di giovani studenti.

Erano le 10.33 del 6 dicembre 1990. Nell'aula II A dell’Istituto tecnico Salvemini di Casalecchio di Reno c'erano una professoressa e 16 studenti di quindici anni.

Una mattina di lezione come tante altre, quando un aereo militare, in difficoltà di volo, terminò la sua traiettoria proprio contro la scuola.

Rimasero uccisi dodici ragazzi. Si chiamavano Deborah Alutto, Laura Armaroli, Sara Baroncini, Laura Corazza, Tiziana De Leo, Antonella Ferrari, Alessandra Gennari, Dario Lucchini, Elisabetta Patrizi, Elena Righetti, Carmen Schirinzi, Alessandra Venturi.

Oltre ai deceduti, si contarono 88 feriti (82 ragazzi e 6 adulti). A 72 di loro verrà riconosciuta un'invalidità civile dal 5 all'85%.

Il jet, un Macchi Mb326 dell'Aeronautica, era partito per un'esercitazione da Villafranca (Verona).  Alle 10:22 il motore cominciò a dare segni di avaria, costringendo il pilota a interrompere la missione e a cercare di atterrare a Bologna. Lo stesso pilota contattò la torre di controllo, dichiarando l'emergenza. Successivamente comunicò via radio che il motore il velivolo era in fiamme e che i comandi di volo non rispondevano più. Si lanciò col seggiolino, posandosi col paracadute sulle colline di Ceretolo, una frazione di Casalecchio, riportando la frattura di alcune vertebre.

La scena fu ripresa anche da un operatore della TV locale Rete 7, che casualmente notò l'aviogetto in difficoltà e lo inquadrò con la telecamera.

Poi lo schianto.

L'Istituto Salvemini era frequentato da circa 200 ragazzi dai 14 ai 18 anni. Cento di loro più i professori rimasero bloccati dalle fiamme al piano più alto. Furono liberati dai Vigili del Fuoco e dai soccorsi.

Una folla immensa accompagnò i ragazzi della II A durante il funerale. I ragazzi lessero un messaggio: "... Non vogliamo fare richieste ma solo domandarci come è possibile trasformare il dolore autentico di molti di fronte alla durezza di queste morti, in attività quotidiana tesa al rispetto della vita... Noi oggi ci sentiamo comunità, quella comunità che non sempre avvertiamo di essere. E questo ciò che vogliamo raccogliere da questa esperienza tremenda..."

Nel 1995 il pilota e due superiori furono condannati in primo grado a due anni e sei mesi di reclusione, ma la Corte d'Appello e la Cassazione nel 1998, ribaltarono la sentenza, assolvendo i tre imputati da ogni accusa perché "il fatto non costituisce reato". La strage venne dunque attribuita dall'iter processuale ad un tragico incidente.

In seguito alla tragedia, quattro associazioni furono create da parenti delle vittime, feriti, studenti e lavoratori del Salvemini, con lo scopo di preservare la memoria dell'evento e promuovere iniziative di solidarietà e a favore della sicurezza dei cittadini. Nel 1997, le quattro associazioni si unirono nell'Associazione Vittime del Salvemini - 6 dicembre 1990.

L'edificio del Salvemini rimase chiuso fino al 2001 ed inizialmente non venne nuovamente adibito ad uso scolastico, in quanto, dopo la ristrutturazione, riaprì come Casa della Solidarietà, ospitando varie associazioni di volontariato – tra cui l'Associazione Vittime del Salvemini – e il nucleo locale della Protezione Civile. L’aula della 2ª A divenne l'Aula della Memoria; lo squarcio nella parete esterna fu mantenuto, chiuso solo da una vetrata, e vi fu installata una scultura raffigurante dodici gabbiani stilizzati in volo verso il cielo, a simboleggiare le dodici vittime della tragedia.