Ambito Territoriale di Caccia all’area contigua del Parco dei Castelli Romani: l'Ente spiega i risultati raggiunti a tutela fauna

Pubblicato: Mercoledì, 18 Novembre 2020 - redazione attualità



ROCCA DI PAPA (attualità) - Ecco le novità

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L'A.T.C. (Ambito Territoriale di Caccia) RM2 ha aggiornato la cartografia relativa all'area dove è possibile cacciare il cinghiale, attuando il metodo della “braccata”, nell'area contigua al Parco regionale dei Castelli Romani. Tale modifica si è resa necessaria a causa della inadeguatezza della zona precedentemente validata, senza il concorso dell'Ente Parco, dal citato A.T.C. Tale zona, infatti, coincideva con i confini dell'area naturale protetta e con le due Z.S.C. (Zona Speciale di Conservazione) del “Cerquone-Doganella” (Rocca Priora) e del “Monte Artemisio” (Velletri), ingenerando problemi non trascurabili di vario ordine.



L’Ente Parco, avvalendosi della facoltà prevista dal vigente disciplinare per la gestione della caccia al cinghiale nel Lazio (Decreto del Presidente della Regione Lazio 13 agosto 2020, n. T00142, Titolo I, art. 2, comma 7), è riuscito a porre termine, grazie alla preziosa collaborazione dell'A.D.A. (Area decentrata agricoltura Lazio centro) della Regione Lazio, a una situazione di pericolo per la fauna dell'area protetta dei Castelli Romani e per i frequentatori dei boschi della zona.

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"Prima di questo importante risultato - affermano dal Parco - era possibile cacciare i cinghiali (incidentalmente anche le volpi capitate per sbaglio nel raggio del fucile, come indicato nel Titolo II, art. 10, comma 1, lettera c del citato disciplinare) con il metodo della "braccata" appena fuori dai confini del Parco, precisamente nel territorio comunale di Artena, a due passi dalla Doganella. Tale metodo, che prevede cospicue mute di cani lanciate all'inseguimento delle prede e un considerevole numero di cacciatori contemporaneamente presenti, è considerato di gran lunga il più impattante sulle altre componenti della fauna locale, in quanto genera disordinate fughe di massa dei cinghiali e notevole stress per gli altri animali terrestri (lupi, istrici, tassi, mustelidi, ecc.), spaventati anche dal frastuono dei molti colpi di fucile".

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Tale pressione venatoria proprio ai confini del Parco generava, inoltre, rischi di sconfinamento involontario e innaturali spostamenti di questi animali dalle aree esterne a quelle interne, causando squilibri nella normale distribuzione dettata dalla socialità di questa specie, con evidenti ricadute negative per gli equilibri dell'ambiente naturale.

"Da questa stagione, invece - prosegue il Parco -  i confini della zona di caccia in braccata, grazie alle formali azioni avviate e concluse dall'Ente Parco contenenti le palesi ragioni ostative al proseguimento del precedente stato di fatto, si attesteranno ad oltre 500 metri di distanza dai confini protetti, sia dal lato della Doganella, sia dal lato della Via Tuscolana.

Infine, grazie a questo importante risultato, il tratto iniziale dei sentieri CAI 518 e 521 non sarà più chiuso per molti giorni all'anno, come accaduto sino alla scorsa stagione di caccia, e saranno minori i pericoli per tutti gli altri fruitori dei boschi adiacenti".

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Commenti  

# Andrea Biagioni 2020-11-18 10:38
Ancora con questa brutalità? Malati di mente siete, uccidete non solo questi poveri esseri, in abbondanza perché VOI li avete importati, ma uccidete anche la natura, l'ambiente, e le persone. Ma quale risultato certe pratiche sono pari alla corrida, alla lapidazione e ad altri atti che di tradizione vengono perpetrati a nostre spese. Virus inclusi... Complimenti all'Ente Parco avete spostato di 500 metri i confini. E bravi, la "braccata" rimane però e cmq il rischio per tutti continua.
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