COVID, Francesco Testa - Checco dello Scapicollo: "Ristorazione al collasso, conviene chiudere"

Pubblicato: Lunedì, 16 Novembre 2020 - redazione attualità
mamilioristoraROMA (attualità) - Ancora un grido di allarme dalla categoria
 
ilmamilio.it - nota stampa
 
Riceviamo e pubblichiamo:
 
“Non stiamo lavorando, converrebbe chiudere, le poche entrate non bastano più a sopravvivere.” Queste Le parole del proprietario di Checco dello Scapicollo, storico ristorante romano.
 
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“In queste settimane, non arriviamo a contare più di 15, massimo 25 coperti totali. Le persone hanno paura di mangiare fuori: le famiglie non vengono più nemmeno la domenica”. Così il proprietario dello storico ristorante, Francesco Testa, denuncia il momento di profonda crisi in cui riversa la sua attività e in generale anche quelle di tutti i suoi colleghi ristoratori: “Meglio chiudere, invece di andare avanti così”, dichiara, accusando anche un forte sentimento d'incertezza generalizzato e la mancanza dello spirito per continuare a lavorare. 
 
gierre ottobre 2020 ilmamilio

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Lo sconforto di queste parole trova eco anche nelle affermazioni successive, riguardanti la drastica diminuzione dell’affluenza di clienti e la conseguente mancata richiesta di bevande e materie prima ai fornitori, per non sprecare scorte di cibo che, senza clienti, andrebbero gettate. Innumerevoli gli sforzi economici e non di sanificazione dei locali per rispettare tutte le regole imposte dal DPCM, tra i quali i molti investimenti per rispettare le norme di distanziamento tra i tavoli all'aperto: “Abbiamo fatto delle spese per comprare i funghi di riscaldamento da esterno, ma ora con il freddo e ulteriori provvedimenti da parte del governo, non credo che tutto questo sarà servito a molto”.
 

Francesco Testa, insieme a molti altri ristoratori e proprietari di attività e pub, fa parte dell'associazione M.I.O. (Movimento Imprese e Ospitalità), di cui circa 200 persone costituiscono un gruppo di supporto e confronto, nato per superare il lockdown. Su Telegram, questo numero sale a 800 utenti: lavoratori che si connettono tra loro, facendosi forza reciprocamente in un momento cui le attività rischiano di non sopravvivere, andando incontro a una chiusura definitiva.

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