Referendum | La casta diventa più forte e i territori si allontano: ecco perché diciamo NO
Pubblicato: Giovedì, 03 Settembre 2020 - redazione politicaROMA (politica) - Il 20 e 21 settembre gli italiani sono convocati alle urne per esprimersi sul dimezzamento del numero dei parlamentari
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Un problema mal posto, un referendum che confonde acque ed idee per un popolo che, diciamolo, non brilla certo per capacità critiche.
Il 20 e 21 settembre gli italiani sono chiamati a decidedere se dimezzare o meno - mantenendo il bicameralismo, dunque sarà sempre Camera e Senato (Senato che pochi anni fa si salvò dalla cancellazione - il Parlamento.
Non è un referendum abrogativo, ma un referendum confermativo e, duque, NON è previsto il quorum. Vuol dire che l'esito della consultazione popolare sarà valido comunque, in ogni caso.
Noi siamo per il NO.
E lo spieghiamo, perché.
1. Il dimezzamento dei parlamentari comporterà certamente un risparmio per le casse dello Stato ma rafforzerà quella che è definita come "casta". Collegi elettorali raddoppiati, parlamentari dimezzati con identiche funzioni e ruoli e, dunque, un raddoppio del potere di ogni singolo parlamentare.
2. I territori saranno sempre più lontani da quelli che dovrebbero essere i loro rappresentanti. Già oggi con la legge Elettorale vigente il rapporto tra deputati e senatori ed i cittadini, soprattutto nelle zone di provincia, è difficile, spesso inesistente.
Le liste bloccate consentono ai partiti di disporre le proprie gerarchie in tutta Italia, magari piazzando nei primi posti esponenti che del territorio nel quale vengono poi tecnicamente eletti non conoscono neanche l'ubicazione. Con meno parlamentari andrà semplicemente peggio.
La questione della rappresentatività esiste eccome.
3. Se la questione è quella del risparmio per le casse dello Stato, sarebbe sufficiente ridurre gli stipendi di deputati e senatori. Con la riduzione, ad esempio, di un terzo, il salario dei parlamentari resterebbe comunque elevato ma si otterebbe quasi (quasi) lo stesso risultato.
4. Tra le motivazioni di chi sostiene il "sì" c'è un ipotizzato maggior efficientamentamento dell'attività parlamentare. Se il Parlamento lavora "poco" non è certamente colpa del numero dei suoi componenti. In questi ultimi anni, come noto, l'apparato legislativo italiano è stato in mano soprattutto al Governo, con lo strumento dei decreti Legge. E non è certo un problema di numeri, anzi.
In definitiva, il sì non sussiste e le motivazioni addotte dai sostenitori di questa soluzione, a nostro giudizio, non sono sufficienti.
Il rafforzamento della casta dei parlamentari e l'ulteriore allontanamento dei territori appaiono l'inevitabile conseguenza di una possibile vittoria del sì.
Noi, dunque, ci schieriamo per il NO.
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