Ma le fraschette di Ariccia (e Frascati) non sono più quelle di una volta

Pubblicato: Venerdì, 14 Agosto 2020 - F.S.

porchetta4 ilmamilioARICCIA (attualità) - Più qualità e prezzi sensibilmente più alti. Ma vale sempre la pena passarci una serata in compagnia

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Tradizione, pasti abbondanti con prodotti del territorio, locali accoglienti e informali. Sono questi i punti fermi delle fraschette di Ariccia (e Frascati), meta degli appetiti sfrenati di castellani, romani e, sempre di più, di turisti da ogni dove. Ma possiamo ancora oggi chiamarle fraschette? C’è chi dice no.

Perché, punto primo, le fraschette originarie non fornivano pasti ma solo vino ed il gusto era proprio quello di portarsi il cibo da casa e bere in compagnia. Ma parliamo ormai quasi della notte dei tempi, di locali di quel genere non ne sono rimasti pochissimi. Forse un paio in tutti i Castelli romani. Forse.

Ma, a proposito di "fraschette", c'è anche il fattore prezzo. L'altra caratteristica delle famose osterie castellane, infatti, è sempre stata il conto. Una spesa che permetteva a chiunque di deliziarsi con le specialità che tutti conosciamo, in particolare la porchetta, in locali dove l’estrazione sociale, il reddito e in generale le disuguaglianze non contavano nulla.

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Ormai per mangiare alle fraschette servono in media 25/30 a persona. Dipende sempre da cosa si mangia, certo. Ma è innegabile che le “frasche” si siano trasformate, col tempo, in ristoranti a tutti gli effetti. Tanti sono i motivi, forse troppi. Quello che resta sono i dati di fatto. Le fraschette sono come sorelle di una grande famiglia, tutte si assomigliano ma ognuna di loro ha la sua storia e il suo personalissimo modo di tirare avanti. Alcune, imperterrite, continuano ad offrire pasti più abbondanti dei comuni ristoranti a prezzi decisamente inferiori. Ma immaginate quanto può essere complicato per loro guardare alle altre, che offrono prodotti e piatti molto simili in locali della stessa grandezza, ma a prezzi più elevati.

Le sorelle più attente, per rimanere nella metafora famigliare, hanno capito l’andazzo e si sono uniformate alla tendenza attuale. Sarebbe interessante sapere se anche le materie prime hanno subito la stessa impennata, chissà. Certo, dopo queste considerazioni la domanda sorge spontanea: vale ancora la pena di andare a mangiare alle fraschette di Ariccia, di Frascati e quelle disseminate per i Castelli? La risposta è: assolutamente sì.

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Vero, i prezzi sono lievitati, ma la qualità rimane sempre eccellente. C’è chi lesina anche su quella, ovviamente, ma le sorelle cattive si contano sul palmo di una mano. L’abbondanza poi, non è certo diminuita: taglieri di formaggi, salumi e manicaretti alla corte della regina porchetta anticipano i primi della tradizione culinaria laziale, seguiti da carni e dolciumi vari per poi concludere con le immancabili ciambelline al vino o all’anice. Il tutto all’insegna di una semplicità calorosa, confortata dalle romanelle e dai vini sfusi.

Purtroppo è difficile immaginare una marcia indietro, anche considerando il momento attuale, dove per necessità sono diminuiti i coperti e anche l’affluenza. Le “frasche” di Ariccia e Frascati non sono più quelle di una volta, ma non smettete di chiamarle così. Le sorelle castellane si sono un po’ imborghesite, forse è vero, ma pensandoci bene, in fondo, non hanno tutti i torti.

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