Patrizia Claps e quell’arte nata all’improvviso. “Come una diga che si rompe davanti un fiume in piena”

Pubblicato: Martedì, 14 Luglio 2020 - redazione attualità

LANUVIO - L'intervista ad un'artista che ha scoperto una nuova forma di espressione proprio durante il lockdown

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Patrizia Claps è una donna che ha trovato nell’arte, improvvisamente, il suo modo di uscire dagli argini e rompere gli schemi del quotidiano grazie alla rivelazione della sua arte. Una via di fuga definitiva, che è esplosa in tutte le  direzioni dell’intimo e della forma con una ricerca dei materiali e del colore che puntano ad universi interiori ed esteriori.

Un modo decisamente differente di raccogliere ed emanare luce, forza e materia dall’esistenza, dalle esperienze vissute, dai dolori, dalla vitalità, dalla reazione alle criticità dell’esistenza.

In questa intervista, dopo aver notato l’interesse suscitato dalle sue opere attraverso un canale comunque difficile per l’arte, ovvero i social, che in questo caso hanno aiutato la visibilità di un momento creativo, la Claps ci chiarisce i suoi concetti.

Patrizia, come nasce la sua arte? Prende spunto da un percorso di crescita preciso o è stata influenzata da qualche artista in particolare nel corso del tempo?

”La mia arte nasce in modo misterioso e allo stesso tempo spontaneo. Il primo  approccio con la pittura è avvenuto nel 2014. In quella fase, difficile della mia vita,  il bisogno di esprimere le mie emozioni era prepotente  e rapportarmi con  il colore mi placava. Ho realizzato qualche opera ma poi mi sono fermata. Quest’anno, proprio durante il lockdown, ho avvertito    l’impellente necessità  di riprendere, di esprimere,  di comunicare ma non con le parole. E da quel momento non mi sono più fermata. Volendo usare una metafora, si è rotta la diga  di un fiume evidentemente in piena. Non ho artisti  di riferimento sebbene mi affascini  la genialità dei grandi maestri e apprezzi la maestria dei meno conosciuti . Non amo imitare, scimmiottare tendo a trovare ed esprimere me stessa in una forma che sia del tutto personale. Se dovessi però  fare un nome farei sicuramente quello di Frida Kahlo . La forza, l’energia e l’ostinazione che ne caratterizzarono la vita sono gli elementi che mi avvicinano a lei come anche la capacità di esorcizzare le diffiicoltà o i disagi attraverso la pittura".

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I suoi quadri sono caratterizzati dall'utilizzo di vari materiali: questa necessità trae origine da una continua ricerca o dal desiderio, ad esempio, di trovare proprio dentro i materiali stessi una spiegazione creativa a quello che fa?

"Le due  cose sono in realtà strettamente collegate. Lo spirito di ricerca è il motore principale .La scelta dell’elemento  introdotto nell’opera diventa poi  il mezzo attraverso il quale mi  esprimo. Il secondo quadro di questa produzione 2020, al quale ho dato titolo di “Città al tempo del virus” , è realizzato quasi totalmente con listelli di alluminio.  La freddezza dell’alluminio era per me il modo migliore per esprimere la desolazione di quei momenti. Cosi come ”Silenzio e solitutidine “ nato subito dopo e realizzato con la tecnica del collage e l’uso di carta plastificata e “L’ombra” che vede l’impiego di listelli di pvc attraverso i quali racconto le sovrastrutture che albergano  nell’animo umano".

La sua arte, nata per una improvvisa luce che si è accesa, parla di donne, di solitudini, di gabbie, contiene  colori vivissimi e scuri. Ciò riflette uno stato d’animo preciso o la consapevolezza dell' esistenza per quello che è?

"Le donne dei miei quadri  (Mistero, Infinito, Beltade, Eldorado, Ella, la Vergine e Cecilia i loro rispettivi nomi ) raccontano ovviamente di me (la mia è una pittura intimistica e non potrei esprimere quel che non mi appartiene) ma anche di ciò che riguarda  in modo ampio il genere umano e ancor di più il mondo femminile. La bellezza effimera, la solitudine, le gabbie dorate, lo smarrimento rappresentate attraverso i miei personaggi.,evocano stati d’animo e condizioni più diffuse di quanto si pensi. Vederli,diventarne consapevoli è, a mio avviso, il primo modo per risolverli".

Le sue donne non hanno mai uno sguardo completo. Solo un occhio sembra rivelarsi sul mondo e sullo spetatore. Quanto è importante oggi non esternarsi per intero in una società che scruta ogni cosa e sembra violare ogni riservatezza?

"Intanto l’occhio raffigurato sui volti non guarda mai fuori ma dentro. Quindi è un occhio scrutatore, che entra nel buio di se stessi e ha voglia di scoprire cosa c’è nonostante ne possa essere spaventato. In altre parole quell’occhio esprime il coraggio e la voglia di ritrovare il proprio Se nonostante tutto.  Il fatto di vivere in una società in cui la vita di ciascuno di noi sia di dominio pubblico, per quel che mi riguarda, rafforza l’esigenza di difendere il proprio privato scegliendo attentamente le persone con cui condividerlo".

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Quali saranno i suoi prossimi obiettivi?

"Intanto continuare a dipingere, visto che fa bene prima di tutto a me. Poi se i miei quadri potranno essere di beneficio anche ad altri ne sarò felice".  

‘La mia arte mi spiega meglio di qualsiasi immagine”, ci dice. Rinunciando così ad ogni foto personale. L’essenza,  per far comprendere meglio la sua individualità.

  

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