28 Maggio 1974: la Strage di Piazza della Loggia a Brescia. L’orrore che spiega una strategia

Pubblicato: Giovedì, 28 Maggio 2020 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI (attualità) – La ricorrenza di uno dei più gravi attentati degli anni settanta

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Era un Martedì. Martedì 28 maggio 1974. Alle 10.12, la città di Brescia fu scossa da un’esplosione che illuminò in un terribile momento una giornata che sembrava quasi autunnale. In Piazza della Loggia una bomba interruppe drammaticamente un comizio. Provocò otto morti e oltre cento feriti.

L’Italia di quegli anni stava vivendo la sua trasformazione sociale ed economica. Una stagione difficile: l’austerità, la recessione economica, l’impennata dell’inflazione, il rilancio. Ma soprattutto le tensioni sociali, le rivendicazioni, gli scontri tra opposte fazioni. Poi le manifestazioni, i cortei, le occupazioni, i diritti civili. Ma anche il terrorismo nero e rosso. Poi le bombe. Attentati compiuti per appartenenza politica, ma anche con la complicità di pezzi di Stato. Falangi deviate delle istituzioni che pianificavano, attraverso azioni violente, lo sconvolgimento della convivenza civile.

Quella mattina del 28 Maggio, in Piazza della Loggia, stava parlando il sindacalista della Csil Franco Castrezzati. Alcuni giorni prima era accaduto in città un fatto grave. Silvio Ferrari, nella notte tra il 18 e il 19 maggio 1974, in via IV Novembre nei pressi di piazza del Mercato, era saltato in aria in seguito all'esplosione della bomba che trasportava sulla pedana della Vespa 125 "Primavera’. Il corpo del giovane fu ritrovato orrendamente dilaniato. Vennero trovati, nelle vicinanze del cadavere, anche una pistola e alcune copie di "Anno Zero", la rivista del movimento 'Ordine Nuovo'. In precedenza erano avvenute aggressioni ed altri attentati.

Per questo quel 28 Maggio, nonostante la giornata caratterizzata del maltempo, in piazza c’erano molte persone. Qualcuno, per la pioggia, aveva preferito ascoltare gli interventi previsti sotto i portici.

Prese la parole il sindacalista della Cisl Franco Castrezzati. “Amici e compagni lavoratori, studenti – affermò - siamo in piazza perché, in questi ultimi tempi, una serie di attentati di marca fascista ha posto la nostra città e all’attenzione preoccupata di tutte le forze antifasciste”. Proseguì: “Sono così venuti alla luce uomini di primo piano, che hanno rapporti con gli attentatori di Piazza Fontana e del direttissimo Torino-Roma... Vengono pure alla luce bombe, ami, tritolo, esplosivi di ogni genere. Ci troviamo di fronte a trame intessute segretamente da chi ha mezzi ed obiettivi precisi. A Milano…”. La frase fu interrotta da uno scoppio. Poi le urla, il disordine, le disposizioni ai manifestanti dal palco, i soccorsi.

L’ordigno contenente l’esplosivo era stato nascosto in un cestino dei rifiuti di metallo. Quando avvenne la deflagrazione tre persone morirono sul colpo, altre tre durante il trasporto in ospedale e due feriti morirono in seguito per via delle gravi ferite riportate.

Le vittime si chiamavano: Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese; Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere alle medie; Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica; Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante; Euplo Natali, 69 anni, pensionato, ex partigiano; Luigi Pinto, 25 anni, insegnante; Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio; Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio.

Pensionati, ex partigiani, insegnanti, operai. I morti di Brescia erano uno spaccato storico e quotidiano della nazione. Tutte famiglie spezzate.

La camera ardente di sei delle otto vittime venne allestita nel salone Vanvitelliano del municipio di Brescia. Il funerale si svolse nella stessa Piazza della Loggia alla presenza del capo dello stato Giovanni Leone, del presidente del consiglio Mariano Rumor, dei leader di partito e di una grande folla.

Dopo una lunghissima storia processuale, il 22 luglio 2015 Maurizio Tramonte e Carlo Maria Maggi, del gruppo di strema destra Ordine Nuovo, sono stati condannati all'ergastolo.

Nelle motivazioni della sentenza, i giudici hanno sottolineato gli "troppi intrecci che hanno connotato la malavita, anche istituzionale, dell'epoca delle bombe” e l'"opera sotterranea" condotta da un "coacervo di forze" che di fatto hanno reso "impossibile la ricostruzione dell'intera rete di responsabilità".

La strage di Piazza della Loggia è una delle tappe sanguinose che fecero dell’Italia una nazione in cui venne combattuta una guerra segreta, fatta di crudeli eserciti invisibili, con intraducibili sostegni istituzionali. Un terrore organizzato attraverso le bombe in una banca, su un treno, in una stazione, in una piazza, che propagò una ‘guerra psicologica’ e strisciante, imprevedibile e angosciante, figlia della geopolitica di quegli anni, divisa tra  due blocchi: quello occidentale e filoatlantico e quello orientale e comunista. Un conflitto che maturò centinaia di morti, misteri insoluti e una stagione dolorosissima mai completamente superata.