Il dolore dell'infermiere: "A voi che vi lamentate di stare a casa, ecco com'è morire di covid-19 in ospedale"

Pubblicato: Mercoledì, 15 Aprile 2020 - redazione attualità

fantini alessio1 ilmamilioFRASCATI (salute) - La toccante testimonianza di Alessio Fantini. "Ieri abbiamo "sanificato" e detto addio ad una vittima di questo virus infame"

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"Dopo l'ennesimo turno massacrante di 12h, quello di domenica lo è stato più del solito, e non perché fosse Pasqua, ma perché ieri c’è stato il primo decesso nel mio reparto covid-19.".

A scriverlo, sul suo profilo Facebook è l'infermiere Alessio Fantini, residente a Vermicino nella periferia di Frascati ed operante in una struttura sanitaria della provincia di Roma.

"Sapete - continua - facendo l'infermiere palliativista sono "abituato" alla morte e al dolore, ma ieri è stato diverso. Si, perché questo virus è infame, non ti prende solo la vita, ti toglie la dignità, non ti permette di ricevere un ultimo degno saluto dalle persone che hai amato che ti hanno amato, non ti permette di essere vestito a "festa" per il tuo ultimo viaggio. Ti ritrovi su un freddo letto d'ospedale, dove vieni denundato completamente e dove 2 infermieri, di cui non conosci nemmeno il volto a causa delle tute di protezione che devono indossare, ti fanno una doccia a letto con il "bio-cloro" per "sanifcarti" (ho la pelle d'oca solo a ripeterlo questo termine, "sanificare una persona", piango). E poi sei ancora li, su quel letto oramai zuppo a causa di quella terribile "doccia" in attesa che il bio-cloro agisca. Quei 2 infermieri, respirano a fatica e a mala pena riescono a vedere da quelle visiere, eppure sono li, ti asciugano e si fanno portavoce di tutti i tuoi familiari dandoti l'ultmo saluto prima di riporre quel corpo ormai freddo, all'interno di un sacco bio-contenitivo. (Dentro un sacco, piango di nuovo)".


"Ecco, questo è solo una parte di tutto quello che i miei occhi stanno vedendo. E allora penso a tutti quelli che continuano a lamentarsi dello stare in casa o di quelli che provano ad andare nella loro seconda casa al mare.

E mi si gonfia la vena di rabbia, perché non posso non pensare anche alla desolazione negli occhi del mio collega, all'abbraccio a fine turno, ai segni sul viso e a quell'odore di candeggina che oramai fa parte di me, ma anche quel sentirsi parte di una vera guerra, sì perché è questo il suo nome, ma anche all'abbraccio dopo una dimissione come se avessi vinto di nuovo un mondiale.

Ecco quando vi sentite annoiati e non ce la fate proprio a non lamentarvi, rileggetevi queste poche parole di poco conto".

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Commenti  

# Laura Boncompagni 2020-04-15 15:28
Hai scritto delle parole toccanti mi hanno fatto venire la pelle d'oca nn dobbiamo lamentarci attorno c'è il vero dolore di chi se ne va come un anonimo e voi portare dentro immagini che nn si ricorderanno mai.siete unici
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# Laura Boncompagni 2020-04-16 18:03
Correggo post di ieri dicendo immagini che nn.si scorderanno mai era per precisare
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