Coronavirus, il ricercatore: "Primi segnali di decrescita, ma sarebbe pericolosissimo allentare ora le misure"

Pubblicato: Mercoledì, 08 Aprile 2020 - Silvia Martone

coronavirus pagina ilmamilioCIAMPINO (attualità) - Parla Silvio Paone, esperto di Malattie infettive ed amministratore della pagina Facebook "Coronavirus – Dati e Analisi scientifiche"

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

Per avere un aggiornamento sule ultime risultanze della ricerca scientifica abbiamo sentito Silvio Paone, dottore di ricerca in Malattie infettive e microbiologia ed amministratore insieme ad altri scienziati e ricercatori della pagina Facebook Coronavirus – Dati e Analisi scientifiche, il punto di riferimento di molti su dati e fatti fondati scientificamente in materia di Covid-19.

Ad un mese dal lockdown cosa ci dicono gli ultimi di dati sull’andamento del picco?

I dati sull’andamento ci dicono che siamo giunti a quello che in termini tecnici si chiama più correttamente plateau, ovvero la stabilizzazione su valori molto alti per qualche giorno. Ci sono i primi segnali di discesa, sia sulla conta dei decessi che sulla conta dei postivi, sono segnali incoraggianti che in qualche modo indicano la bontà delle alla misure di contenimento che sono state prese, gli effetti del lockdown. È necessario tuttavia fare delle considerazioni. In primo luogo il dato dei contagi continua ad essere alto, c’è ancora una considerevole trasmissione del virus. In secondo luogo la maggior parte degli infetti risultano essere asintomatici, quindi attualmente non vengono tracciati e da un punto di vista di sorveglianza sanitaria questo non è un problema non da poco, perché non consente di avere un quadro certo.. Si può parlare oggi di un trend positivo, ma siamo ben lontani dalla riapertura.

A proposito di riapertura, quando dovrebbe partire secondo lei la cosiddetta fase 2, ovvero un primo step di riapertura?

Quando partirà la fase 2 saranno le autorità a deciderlo ovviamente. E conteranno anche considerazioni di ordine economico e politico, oltre che sanitario. Guardando a quanto accaduto in Hubei, in Cina, ci sono voluti 3 mesi per poter allentare le misure di contenimento. Traslando quel periodo in Italia parliamo del mese di maggio. Potrebbe esserci un percorso a tappe con riaperture graduali che dipenderanno dalla situazione epidemiologica del territorio. È difficile fare sorveglianza sanitaria con un così alto numero di asintomatici, quindi la soluzione è quella di arrivare a un vaccino. Fino ad allora non torneremo alla normalità per come la conosciamo. Sicuramente potremmo tornare a lavorare rispettando le distanze di sicurezza e adottando tutte le precauzioni.

Le differenze di numeri tra Regioni sono notevoli. È plausibile pensare ad un’uscita differenziata tra Regioni? Qual è la situazione nel Lazio?

Riguardo l’ipotesi della zonizzazione, ovvero la riapertura soltanto di alcune zone o Regioni, attualmente mi sembra che si stia lavorando più sulla base del principio di stretta precauzione, ovvero vale il principio per cui abbiamo fatto tanti sacrifici e non dobbiamo mandare in fumo tutto per la fretta di riaprire perché rischiamo di ricominciare da capo. La situazione nel Lazio, così come in tutto il centro sud è gestita bene, la sorveglianza sanitaria riesce a reggere l’urto e il sistema sanitario non è in sovraccarico. I numeri a livello nazionale dipendono per quasi la metà dalla situazione in Lombardia. Questo può farci pensare che il Lazio possa uscirne prima di altre Regioni? È molto difficile da dire. Il rischio è che la riapertura possa favorire la circolazione del virus e vanifichi gli sforzi fatti finora. Possiamo essere ottimisti sul fatto che le misure prese stanno funzionando e i numeri continueranno a scendere.comeDonare ilmamilio