Grottaferrata e il suo 8 Settembre. Le vittime rimosse dal tempo

Pubblicato: Venerdì, 08 Settembre 2017 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (storia) La distruzione toccò anche la comunità criptense: almeno 37 i morti. La loro storia appannata

ilmamilio.it

“Il popolo di Poggio Tulliano nel rimettere con vera pietà cristiana al suo posto questo venerato crocifisso, profanato da mani empie e sacrileghe, colloca accanto al martire del Golgota i nomi di coloro che rimasero vittime dei bombardamenti aerei dell’8 settembre 1943, del 17 febbraio 1944 e a causa di altri incidenti bellici”. La memoria dei morti, a Grottaferrata, è tutta in questa epigrafe posta sotto la croce della grande edicola della rotonda di Squarciarelli, monumento religioso e commemorativo eretto nel 1958 proprio in ricordo delle donne e degli uomini deceduti innocentemente l’8 Settembre del 1943 (e nelle altre incursioni aeree) nell'area tuscolana. Un raid compiuto ad armistizio già firmato, in gran segreto, cinque giorni prima dell'annuncio ufficiale, nella contrada 'Santa Teresa Longarini' di Siracusa, poco distante dal borgo di Cassibile.

Ogni volta che cade l’8 Settembre la comunità si raduna giustamente lì dove la tragedia fu sensibilmente più grande, ovvero la martoriata Frascati. Ma anche Grottaferrata, nel suo piccolo, dovrebbe impegnarsi per mettere insieme le sue memorie. Sopratutto per racimolare tra le giovani generazioni il ricordo della distruzione e della morte affinché non si ripeta più l’orrore, puntando dunque alla partecipazione dei giovani, anche presso quel monumento di cui pochi sanno l’esistenza o il significato (tanto che a volte viene celato dagli striscioni delle sagre limitrofe). Solo anni fa, nel corso della Giunta Ghelfi (2005-2010), grazie anche alla sollecitazione dei media locali, alla presenza dell'Assessore Trinca si azzardò il ritorno di una cerimonia ufficiale con un ritardo storico opinabile. 

L'8 Settembre del 1943 le fortezze volanti americane sorvolarono Monte Cavo e giunsero sopra il rione di Valle Violata. Fu a quel punto che iniziarono a piovere grappoli di bombe. La cittadina ove San Nilo da Rossano era venuto a morire dopo aver portato la sua parola di pace nelle terre incontrate lungo il suo cammino, fu ferita dalla mano della strategia militare. 37 furono i morti. Un ordigno si infilò in una vecchia grotta per conservare il vino, trasformata in un rifugio all'interno del cortiletto retrostante il negozio di alimentari di proprietà di Sante e Francesco De Santis, all’inizio di Via delle Sorgenti. Altre vittime furono rinvenute a causa delle conseguenze della deflagrazione di una bomba di fronte un rifugio a Via Isonzo. Qui, a causa di una pericolosa formazione di gas, i cadaveri non furono estratti immediatamente. Solo nel tardo pomeriggio passarono i tedeschi con le maschere antigas ed estrassero i corpi di 16 cittadini. La diciassettesima fu trovata dopo nove giorni.

I nomi di coloro che persero la vita in quel tragico evento sono giunti alle nostre memorie grazie agli appunti di un giovane monaco, Padre Giannini, caro ai grottaferratesi poiché ricoprì tra il 1976 ed il 1994, il ruolo di l'Archimadrita del Monastero Esarchico di San Nilo.

I caduti si chiamavano Achilli Teresa, Buzi Arcangelo, Ceci Raimondo, Cupelli Anna Maria, Cupelli Antonio, Cupelli Tomassina, Cupelli Valeria, Fra Michele Cruzar (francescano), De Santis Dina, De Santis Elvira, De Santis Francesco, De Santis Giuseppina, D’Ottavi Agostino, Ferretti Amelia, Fortini Ada, Fortini Giorgio, Guglielmi Andrea, Guglielmi Domenico, Leandri Alberto, Leandri Otello, Massacci Anna, Mecozzi Angela, Mecozzi Massimo, Mecozzi Roberto, Pulci Bruna, Consoli Ines, Pulci Gisella, Proietti Natalina, Ricci Chiara, Ricci Luciano, Ricci Maria, Sabellico Maria, Scotti Francesca, Zoffolan Vanilia, Ceci Sandro, Ceci Franco e Pezzetta Augusta. Le vittime erano originarie di Grottaferrata, Palestrina, Pasiano, Alatri, Roma, Albano, Marino, Verona, Napoli, Monreale.

Un aneddoto, raccontato da chi visse in prima persona quei minuti così carichi di orrore, paura e sofferenza, è legato a quei momenti. Immediatamente dopo il mortale passaggio aereo, i cittadini e i soccorsi, di gran lena, con grande spirito di comunità e collaborazione, scavarono affannosamente tra le macerie. Presenti anche alcuni soldati tedeschi. In particolare uno di loro, per ore, armato di piccone, collaborò alle operazioni. Le memorie affermano che si adoperò così tanto probabilmente per per cercare il corpo di una giovane che aveva preso a frequentare o di cui era innamorato. Giunse all'improvviso la notizia dell’Armistizio firmato dal Generale Pietro Badoglio. Il giovane diventò scuro in viso, smise di cercare e si allontanò. L’alleanza era rotta. Da quelle ore iniziò l’occupazione. Grottaferrata entrò in nove mesi difficili, fino all’arrivo delle truppe alleate.

Dei 37 morti grottaferratesi poco si è parlato, poco si continua a parlare. Per decenni minima è stata la memoria. A parte qualche timido tentativo, rimane, in fondo, una storia sconosciuta.

(nella foto: la ricognizione aerea dopo il bombardamento sulla zona di Poggio Tulliano)