Quando la 'moneta unica' si chiamava Lira

Pubblicato: Giovedì, 24 Agosto 2017 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Il 24 Agosto del 1862 viene firmata la legge che istituisce la moneta nazionale. Rimarrà in vigore fino all’avvento dell’Euro

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Quasi un secolo e mezzo prima della circolazione dell’Euro, un’altra 'moneta unica' iniziò ad entrare nelle tasche degli italiani di ‘prima generazione’, cioè tra coloro che vivevano nel neonato Regno unificato (senza Roma e il Veneto) d'Italia. Chi oggi ha 15 anni avrà visto solo in fotografia la Lira, la moneta nazionale italiana in vigore fino al 1 Gennaio del 2002, eppure ha segnato la vita e la storia di un intero popolo, raccontando, con le sue forme, le sue mutazioni e i suoi valori, il cambiamento politico e sociale della penisola.

Per raccontare l’avvento della Lira bisogna dire che la sua applicazione non fu meno problematica, anche se con molte differenze, di quella dell'attuale valuta circolante. Il Regno di Italia, dopo la sua unificazione ufficiale, aveva infatti scoperto che nel suo territorio circolavano la bellezza di oltre 230 monete diverse (solo nel Regno di Sardegna ne erano presenti cinque: marenghi, doppie, carlini, scudi, mauriziotti e soldi), 92 appartenenti al corso legale e 144 non appartenenti ad esso. Una grande confusione, a cui si dovette mettere mano con un sistema unico.

Vittorio Emanuele II firmò le legge organica il 24 agosto 1862. Il Senato aveva votato il provvedimento solo sette giorni prima con 68 favorevoli e 2 contrari (alla Camera il risultato era stato il medesimo). A presentare la legge era stato Gioacchino Napoleone Pepoli, ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio. Nella sua relazione affermò: “La moneta, mentre corre nelle mani di tutti come segno ed equivalente di ogni valore è pure il monumento più popolare, più costante e più universale che rappresenti l’unità della nazione”. Una lira da 5 grammi di argento al titolo 900/1000 corrispondeva a 0,29025 grammi d'oro fino, oppure a 4,5 g d'argento fino (scesi a 4,459 nel 1863), ovvero allo stesso valore della vecchia lira napoleonica e del franco francese in corso. Con quest'ultimo era stata consolidata una buona intercambiabilità che permise la creazione della libera circolazione del franco francese, di quello svizzero e belga sul territorio nazionale.

Lo stampo delle lire fu realizzato da Giuseppe Ferraris, capo incisore alla zecca di Torino. Già con una convenzione del 21 dicembre 1861 l’esercizio di tutte le zecche dello Stato era stato affidato alla Banca Nazionale nel Regno d’Italia.

Il nome "lira" derivava dal latino libra ("bilancia"). Prima con i Libripens dell'antica Roma e poi con Carlo Magno indicava sia un'unità di peso (libbra) che un bene (libbra d'argento). Una tradizione secolare, dunque, inserita nel contesto del moderno Stato che avrebbe unito tutti gli italiani in un percorso lungo, sia in termini burocratici che di completezza del tessuto sociale e culturale. Una moneta (come accaduto per L’UE, se vogliamo) che determinò il primo passo, assieme alla designazione della prima Capitale (Torino), per identificare il nuovo importante itinerario storico dell'Italia.