Il genio millenario: Groucho Marx – VIDEO

Pubblicato: Sabato, 19 Agosto 2017 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Il 40° anniversario della scomparsa di un talento fuori dei tempi

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Il 19 Agosto del 1977 Julius Henry Marx, in arte Groucho Marx, muore in un ospedale di Los Angeles a causa di una polmonite all’età di 86 anni. La notizia del suo decesso, però, passa in secondo piano. Tre giorni prima è morto al'improvviso Elvis Presley e la stampa americana è occupata a piangere il Re del Rock. Se solo lo avesse saputo prima qualche tempo prima, Groucho avrebbe coniato qualcuna delle sue fulminee e formidabili battute, bagaglio naturale di un talento di cui si parlerà ancora tra molti anni e che sarà studiato per aver anticipato, con la sua comicità, le innovazioni di più di una generazione.

Julius nasce a New York il 2 ottobre 1890. Terzo dei cinque ‘Fratelli Marx’ – il gruppo comico più amato e originale della storia del Novecento – affronta il mondo dello spettacolo affannandosi in una lunga gavetta nel 'vaudeville' - genere teatrale nato in Francia a fine Settecento, dove la prosa delle commedie leggere viene alternata da strofe cantate su arie conosciute - che lo porta a recitare con i suoi familiari nei teatri di varietà degli Stati Uniti. Un lungo viaggiare, un lungo conoscere, all'interno del quale matura un laboratorio di assoluto valore. Sono anni comunque difficili. “Non potevo neanche guardarmi in faccia – ricorderà Groucho- Non avevo i soldi per comprarmi uno specchio. Io e i miei fratelli ci arrabattammo anni prima di arrivare. Lavoravamo in cittaduzze dove oggi rifiuterei di essere sepolto, anche se il funerale fosse gratis e in più mi regalassero la lapide”. E’ in questo peregrinare, tuttavia, che riesce ad affinare quella comicità che lo rende celebre.

Affina una veloce parlantina, la facilità della battuta fulminea, il gioco di parole. La sua irriverenza nei confronti dell’ordine costituito e senza convenzioni sociali diventano un marchio di fabbrica. Ognuno dei fratelli Marx aveva infatti un tratto distintivo. ‘Groucho’, che significa “brontolone, musone”, in particolare, è la maschera dai tratti precisi e delineati: baffoni, sopracciglia dipinte, sigaro perennemente tra i denti, andatura mai statica.

Il successo arriva con la commedia teatrale “I’ll say she is” (1924) e “The cocoanuts” (1925). Da Broadway al cinema il passo è breve. L’esordio sul grande schermo è del 1929 con “The Cocoanuts – Il ladro di gioielli”. Un anno dopo è la volta di “Animal Crackers” (1930). Tre anni dopo viene concepito il dissacrante “La guerra lampo dei fratelli Marx”, quindi “Una notte all’opera” e “Un giorno alle corse”. Il genio di una nuova comicità si riversa in queste pellicole, che influenzeranno in seguito decine di artisti e di registi.

All’inizio degli anni quaranta Groucho decide di proseguire la carriera di attore cinematografico solo in qualche apparizione e si apre la strada di di conduttore radiofonico, mentre il resto del trio inizia il suo fisiologico declino artistico. Negli anni cinquanta, col cognome che porta, finisce inesorabilmente nella rappresaglia maccartista. L’'House Committee on Un-American Activities' lo controlla, così come l’FBI. Lui non se ne fa grossi problemi: è contro la dittatura di Francisco Franco in Spagna e si oppone all’uso della delazione per perseguire gli artisti sospettai di essere aderenti al Partito Comunista.

Negli anni della contestazione studentesca, sulla fine degli anni sessanta, è riscoperto nelle università occupata e leggenda ancora narra che a Parigi si scrivesse sui muri: “Sono marxista, tendenza Groucho”. In questi anni, però, la fase della decadenza fisica è iniziata. All’età di 84 anni, nel 1974, finiti i fantasmi del sospetto, viene insignito di un Oscar alla carriera. Il coronamento di una carriera nata davvero dal basso.

Groucho Marx non era un letterato, non aveva continuato gli studi oltre quelli basilari di apprendimento ("Ho sempre rimpianto di aver interrotto la mia educazione in quinta elementare. È piuttosto dura quando ti trovi lì nel gran mondo e cerchi di affettare un atteggiamento sofisticato. La padrona di casa potrebbe snocciolare teorie di Schopenhauer e Kafka. Tu al massimo potresti spingerti alla tabellina del sette”). Completo autodidatta, curioso, intenso lettore, aveva dato origine ad un modello, una scuola di pensiero. La sua fama non è scomparsa proprio per questo. Di lui Woody Allen, che non ha mai negato di essersi ispirato alla sua figura, ha detto che sarà in grado di conquistare il pubblico anche tra mille anni. Non fu un caso che gli si avvicinarono intellettuali, poeti, registi e attori come Thomas S. Eliot, René Clair, Federico Fellini, Jack Kerouac, Eugène Ionesco e Robert Redford, solo per citarne alcuni.

“Non sono sicuro di voler fare qualche cosa per i posteri – disse - in fondo loro cosa hanno fatto per me?”. In verità lui è rimasto, e tutti coloro che gli sono nati appresso non hanno potuto far altro che copiarlo.