Lupo, verso un piano nazionale di monitoraggio della specie. Il parere del Parco dei Castelli

Pubblicato: Lunedì, 17 Dicembre 2018 - redazione attualità

CASTELLI ROMANI (attualità) - Un solo branco di lupi può predare anche oltre 200 cinghiali in un anno

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L’incremento numerico e distributivo del lupo impone un costante sforzo di aggiornamento delle conoscenze sulla specie, per fornire ai decisori dati scientifici credibili e autorevoli sui quali basare le scelte di conservazione. Con questo obiettivo, l’ISPRA è stato incaricato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare di elaborare e applicare un Piano Nazionale di monitoraggio, che permetta di raccogliere dati standardizzati per tutto il territorio interessato dalla presenza della specie su distribuzione e abbondanza, prevalenza dell’ibridazione con il cane domestico, diffusione dei danni agli animali domestici, applicazione ed efficacia dei metodi di prevenzione degli impatti. Dell’avvio di questo Piano si è discusso il 3 e il 4 dicembre a Roma con i principali esperti del lupo del mondo della ricerca, dei parchi, delle regioni e province autonome e del mondo delle associazioni.

I tecnici del Parco dei Castelli Romani hanno seguito in diretta streaming l’intero convegno, con i molti interventi in programma, tutti estremamente interessanti, che hanno permesso di delineare un quadro aggiornato delle esperienze italiane maturate in Italia dai Parchi e non soltanto e di capire cosa, da ora in avanti, occorrerà fare. Il convegno ha rappresentato soltanto il primo passo di un processo lungo, dal quale dovranno necessariamente emergere delle linee guida chiare e il più possibile condivise da tutti gli addetti ai lavori.

Molto significativa è stata la testimonianza del Parco della Majella; infatti, dai dati raccolti in quel territorio è stato accertato che un branco composto da 7 lupi ha predato, in un anno, oltre 200 cinghiali; per estensione, i tecnici del Parco abruzzese ritengono plausibile che il 50% della popolazione locale dei cinghiali sia predata ogni anno. Questa informazione fornisce la prova dell’importanza del ruolo ecologico del cinghiale nell’ambiente e, soprattutto, dimostra ancora una volta che il lupo è il naturale antagonista di questa specie così “chiacchierata” (spesso per ignoranza, sensazionalismo o malafede), arrivando a preferirla al bestiame domestico, a patto che questo ultimo sia protetto da adeguate misure di prevenzione (recinzioni, cani da guardiania, pastori al seguito delle greggi, ecc.).
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La morale della storia è sempre la stessa: laddove gli ancestrali rapporti tra preda e predatore non vengono alterati dall’uomo, la natura si mantiene in equilibrio e le specie ritenute “problematiche”, come il cinghiale, non aumentano in maniera incontrollata. È sufficiente, quindi, lasciare che i lupi e i cinghiali si continuino a confrontare, nei boschi, come sempre hanno fatto.

Per analogia, nel Parco dei Castelli Romani, certamente frequentato da lupi, come dimostrano i dati in possesso dell’Ente, la popolazione di cinghiale potrebbe essere sottoposta ad una naturale pressione predatoria tale da mantenere sotto controllo la sua dimensione.

È bene, quindi, tutelare la fauna selvatica in tutte le sue componenti: iniziamo con il lupo e con il cinghiale.
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