Grottaferrata, la lapide di Squarciarelli che ricorda le vittime dei bombardamenti è diventata illeggibile

Pubblicato: Domenica, 18 Novembre 2018 - Fabrizio Giusti

GROTTAFERRATA (attualità) – Quando la memoria non è curata nel rispetto dei caduti

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La memoria va coltivata con amore e rispetto per gli altri. Per chi c’era e per chi verrà. Quella delle vittime della guerra, a Grottaferrata, è in una epigrafe scolorita posta sotto la croce della grande edicola della rotonda di Squarciarelli, monumento religioso e commemorativo eretto nel 1958 in ricordo delle donne e degli uomini deceduti innocentemente l’8 Settembre del 1943 e nelle altre incursioni aeree.

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“Il popolo di Poggio Tulliano – cita la lapide - nel rimettere con vera pietà cristiana al suo posto questo venerato crocifisso, profanato da mani empie e sacrileghe, colloca accanto al martire del Golgota i nomi di coloro che rimasero vittime dei bombardamenti aerei dell’8 settembre 1943, del 17 febbraio 1944 e a causa di altri incidenti bellici”.

8 settembre 1943, 17 febbraio 1944. Date diverse, lo stesso dolore. Ricordi attraverso i quali passa tanto della storia di quegli anni alle porte di Roma, tra armistizio, occupazione e attesa dell’arrivo delle truppe alleate. Un cammino lastricato di sofferenze, di privazioni, lutti, difficoltà, ma anche solidarietà, senso comune, piccole storie di vita quotidiana. Avveniva anche qui, dove una volta c’era solo la campagna, e i Castelli Romani erano veramente una terra distante dalla Capitale d’Italia. Qui, dove comunque il conflitto bellico era arrivato di casa in casa: operazioni militari, strategie, posizionamenti, distruzione, bombardamenti. Bombardamenti come quelli dell’8 settembre 1943 e del 17 febbraio 1944, appunto, o come quelli tra la fine di Maggio e l’inizio di Giugno del 1944. L’assalto finale per la presa di Roma: nuove case abbattute, morti, feriti in tutti i paesi dei Castelli Romani.

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Di quelle memorie molto è stato salvaguardato, altro è stato dimenticato. Troppo spesso. Tutta polvere che si è dispersa nell’aria, sconosciuta alle nuove generazioni. E quel crocefisso a Squarciarelli, che in tanti guardano di sfuggita per abitudine, ci racconta qualcosa. Sotto quel simbolo umano e religioso, c’è anche un pezzo di storia poco narrata. Sono nomi, cognomi, età, frammenti di esistenza. Uno per uno, famiglia per famiglia.

Oggi quella lapide non si legge più ( persino oscurata dai pannelli delle pubblicità guardandola dalla rotonda). Per l’ennesima volta il tempo, gli agenti atmosferici e la l’incapacità di rimanere costanti e vigili nella condivisione della memoria e della sua conservazione hanno vinto sul buon senso e la giusta considerazione del passato.

Pochi anni fa un intervento aveva restituito di nuovo visibilità a quelle vittime. I loro nomi erano riemersi dall’oblio. Ce n’è di nuovo bisogno. E’ un’opera che non costa molto in termini economici, ma ha un degno valore morale e di appartenenza per far conoscere a chi distrattamente passa in auto o a piedi coloro che da innocenti persero la vita sotto le bombe di una guerra ripudiata adesso da un articolo costituzionale.

Quelle vittime sono una piccola parte di quell’enorme e terribile contributo europeo di sangue che ha ispirato una pace piena e più duratura tra i popoli affinché non si ripetesse l’orrore. Per questo ridare visibilità e dignità a quei nomi è un obbligo non verso la città, ma verso la civiltà del ricordo.