campanile achille ilmamilioROCCA DI PAPA (vicende) - Lo scrittore romano è morto nel 1977 a Lariano: le sue spoglie riposano nel cimitero di Velletri

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Rocca di Papa è stata fonte d'ispirazione di tanti scrittori e poeti tra cui Achille Campanile, scrittore, giornalista, drammaturgo e sceneggiatore, oggi considerato il più grande scrittore umoristico del Novecento italiano e uno dei nomi più importanti del nostro teatro.

Campanile nacque a Roma il 28 settembre 1899 dove il padre, di origini napoletane e cugino di Vittorio De Sica, era ben introdotto negli ambienti culturali cittadini come caporedattore del quotidiano La Tribuna, oltre che come critico teatrale e sceneggiatore. Il giovane Achille crebbe frequentando diversi intellettuali dell’epoca e durante il periodo universitario iniziò la carriera giornalistica, dapprima presso La Tribuna e poi passando a L’idea Nazionale, dove divenne redattore di cronaca.ACF grande ilmamilio

In breve tempo Campanile si ritrovò a collaborare con numerose testate giornalistiche e riviste letterarie: nel 1924 uscì a puntate su un giornale il suo primo romanzo Ma che cosa è questo amore?, pubblicato in volume tre anni dopo. Un elemento significativo del romanzo è l’organizzazione del plot, il quale si snoda tutto attorno a un evento di per sé insignificante: sul treno Roma-Napoli, in una galleria, il giovane Carl’Alberto tenta di baciare Lucy, ragazza bella e sconosciuta che siede nel suo stesso scompartimento, ma viene interrotto dal risuonare di uno schiaffo. Chi lo ha dato?

Chi lo ha ricevuto? Il romanzo si articola, in sostanza, attorno al tentativo di rispondere a queste domande. Della storia d’amore a cui sembrerebbe alludere il titolo non si parla se non in poche pagine occupate dai due protagonisti, Carl’Alberto e Lucy appunto, di cui non vengono mai descritti i sentimenti, i pensieri e tantomeno i volti.

Vi è un capitolo del romanzo intitolato Viaggio a Rocca di Papa, in cui il narratore racconta l’intenzione di Carl’Alberto di recarsi nella bella cittadina dei Castelli Romani, in compagnia del valente pittore Antonio C.; i due intendono far visita al loro amico Ferdinando, che non vedono da tanto tempo. Nel momento in cui i due giungono con la funicolare nella piazza principale del paese, decidono di “affittare” degli asini per sorprendere il loro amico.

Siamo negli anni Venti e in piazza Regina Margherita – oggi piazza della Repubblica – vi erano una decina di somari e somarelli con accanto i rispettivi proprietari vestiti alla buona, che aspettavano i clienti dietro una staccionata in un praticello in declivio, oggi stazione degli autobus. Tutto era pronto in attesa dei tanti villeggianti i quali, con gli abiti alla moda e il passo svagato della vacanza, si impadronivano dei giardini e dei viali contigui alla piazza principale, sulla quale si affacciavano alberghi, trattorie, caffè e l’esclusivo Circolo dei villeggianti. Solitamente, cavalcando gli asinelli, i villeggianti si recavano a Monte Cavo con i proprietari degli animali che li scortavano a piedi. Le gite sugli asinelli erano dette “somarate”, come viene riportato nel libro della scrittrice Maria Pia Santangeli, Rocca di Papa al tempo della crespigna e dei sugamèle, Roma, 1° ristampa Edilazio, 2003, p. 175.

La cosa curiosa è che Campanile, con il suo fine umorismo, afferma che i quadrupedi andavano tranquilli per il corso Umberto, via Condotti e via Nazionale… allora ecco che le strade di Rocca di Papa diventano agli occhi del lettore quelle della Città Eterna. Il romanzo riscosse un grande successo anche da parte della critica, cosa che non accade di frequente, in quanto come afferma Umberto Eco: “Gli uomini di cultura non riescono a perdonare il sense of humour”, a meno che la grandezza di uno scrittore umorista risulti veramente incontestabile come nel caso di Campanile. Ciò si evince dalle centinaia di edizioni dei suoi romanzi che si sono succedute ininterrottamente nel corso degli anni, anche dopo la sua scomparsa.

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La vicenda di Carl’Alberto e Lucy è divenuta anche una fiction televisiva prodotta dalla Rai nel 1979 e diretta da Ugo Gregoretti, che vide rispettivamente gli attori Stefano Satta Flores e Lucia Poli nei panni dei due protagonisti. Roberto Benigni, invece, interpretò il pensatore e fu la terza volta che apparve sul piccolo schermo in una serie TV, la quale vinse a Lecce il Premio Italia 1979 (31° edizione).

Celebre per il suo umorismo surreale e per i suoi giochi di parole, ricordato anche per il suo giornalismo umoristico, Campanile è considerato un precursore del contemporaneo teatro dell’assurdo, soprattutto per le Tragedie in due battute e per alcuni atti unici.

Visse dividendosi tra Roma e Milano, ma negli ultimi anni della sua vita si trasferì a Lariano, dove morì il 4 gennaio 1977. Le sue spoglie riposano nel cimitero di Velletri.

di Flavia Santangeli

Nota – Nella foto (in basso) è raffigurata la tomba di Achille Campanile nel cimitero di Velletri, dove compare un suo scritto e la celebre frase in risposta a un giornalista che lo intervistava:

– Campanile, cosa vorrebbe fosse scritto sulla sua lapide? –

– Torno subito.

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