Strage di Marzabotto, Mattarella: “Crimine efferato e disumano, la democrazia ha posto al centro la persona”

Pubblicato: Lunedì, 30 Settembre 2019 - redazione attualità

Immagine correlataLa terribile strage compiuta tra il 29 settembre e gli inizi di ottobre del 1944: 800 morti

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“A 75 anni dall’immane sterminio di donne e di uomini, di bambini e di anziani, che le squadre naziste compirono nell’area del comune di Marzabotto e nei territori alle pendici di Monte Sole, la Repubblica ricorda i tanti innocenti uccisi, il dolore atroce dei sopravvissuti, quella ferita all’umanità. Il 29 settembre del 1944 cominciò il barbaro eccidio, e le stragi proseguirono per giorni. Fu un crimine efferato e disumano". Lo ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

"Alle atrocità della barbarie nazifascista la Repubblica e la sua democrazia hanno risposto ponendo al centro la persona, affermando l’aspirazione alla pace e quella alla giustizia, il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo e, insieme, dei diritti delle comunità in cui l’uomo si realizza. La Repubblica è nata da questo riscatto popolare, dal rifiuto dell’odio e della volontà di potenza, dalla resistenza all’ideologia di sopraffazione e di violenza".

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"La storia, anche quella dolorosa, ci è maestra. Il male che abbiamo conosciuto non può dirsi mai sconfitto per sempre. I pericoli riaffiorano quando la responsabilità si attenua e gli egoismi avanzano. Anche per questo la memoria di Marzabotto e di monte Sole va custodita, come è stato fatto negli anni dalle comunità più ferite: al tempo stesso va trasmessa ai più giovani in modo che i valori di pace e di libertà si rafforzino sempre più come patrimonio comune e come base fondamentale della nostra vita sociale".

"Le basi repubblicane - si legge in un passaggio della dichiarazione del presidente della Repubblica - sono iscritte in una comunità nazionale legata da spirito di solidarietà, che sa riconoscere il bene comune, trovando l’unità nei momenti decisivi e facendosi promotrice di pace e cooperazione. Non più un nazionalismo che esaspera i contrasti: così nel dopoguerra è sorta l’Europa 'unita nella diversità'”.


Fra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944 la marcia della morte guidata dal maresciallo Kesselring per fare 'terra bruciata' attraversò le colline e le montagne attorno a Marzabotto, lasciarono sul campo 800 morti. Fu una strage premeditata che non risparmiò donne, invalidi, bambini. L'obiettivo delle Ss era quello di stroncare le formazioni partigiane che combattevano per la liberazione, con la logica dell'equiparazione dei civili alle formazioni in armi. Considerando, quindi, anche donne, bambini e anziani, come dei nemici da sterminare.

Sui monti di Marzabotto era attiva la brigata partigiana 'Stella Rossa'. Prima di attaccarla Kesselring ordinò al maggiore Walter Reder di organizzare una vasta operazione di rastrellamento fra le valli del Reno e del Setta. Un'operazione condotta contro nemici disarmati. Il 29 settembre 1944 la popolazione si riunì nella piccola chiesa di Casaglia e cominciò a recitare il rosario. I nazifascisti entrarono in chiesa, freddarono con una raffica don Ubaldo Marchioni e raccolsero sul sagrato tutti gli altri che uccisero 195 persone. Poi la ferocia nei casali e nei cascinali. Il corpo decapitato don Giovanni Fornasini fu ritrovato solo nell'inverno successivo. Molti di quei giovani con la divisa delle Ss parlavano in italiano, con un forte accento dell'Appennino bolognese: furono i fascisti locali, infatti, a guidare con grande precisione i militari tedeschi.

Oggi Marzabotto e Monte Sole sono un luogo di memoria. Una memoria sempre rinnovata.