“Avvoltoio vola via dalla terra mia, che è la terra dell'amor”. La prima "Marcia della Pace" del 24 settembre 1961

Pubblicato: Lunedì, 24 Settembre 2018 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI Il 24 settembre 1961 si celebra la prima Marcia della Pace Perugia-Assisi, patrimonio del movimento nonviolento e pacifista

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La prima Marcia della Pace Perugia-Assisi ha una data di nascita precisa: il 24 settembre del 1961. Venne organizzata su iniziativa di Aldo Capitini.

Fu la prima testimonianza di amore per la fratellanza tra i popoli dove venne utilizzata la bandiera simbolo dell'opposizione nonviolenta a tutte le guerre e a tutte le dittature. ''Il pacifismo e la non violenza – disse all'epoca Capitini - non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo''.

Nella Genesi (9:13) è scritto: ''Io pongo il mio arcobaleno nella nuvola, e servirà di segno del patto fra me e la terra''. L'arcobaleno è ancora oggi simbolo di armonia presso svariate civiltà antiche. In un mondo dove i conflitti etnici, culturali e religiosi sono sempre maggiori e diffusi - e spesso relegati al silenzio dalla disinformazione - camminare insieme per arrivare lontano appare l'unica soluzione condivisibile per costruire un mondo in cui tutti si possa coesistere sull'unica terra che abbiamo a disposizione, salvaguardandone l'ambiente. Una proposta sempre stimolante per chi pensa che l'amicizia tra popoli diversi sia l'unica strada per salvare il valore più importante: la vita.

LA STORIA - L’idea di convocare una marcia per la pace venne adottata da Capitini nel corso degli anni cinquanta del secolo scorso, mentre la situazione internazionale era sempre più tesa a causa della ‘guerra fredda’. Era il tempo della corsa al riarmo, della divisione del pianeta in due blocchi politico-militari.

Nell’estate del 1960, proprio quando l’alba della divisione di Berlino con un muro si stava facendo concreta, l'iniziativa cominciò a prendere corpo con la costituzione di un piccolo comitato che progressivamente riuscì a radunare centinaia di adesioni di intellettuali, partiti, parlamentari, amministratori comunali e provinciali, sindacati, associazioni. L’obiettivo era destare la consapevolezza della Pace in pericolo nelle persone più lontane dall’informazione e dalla politica. Si scelse Assisi come meta per ritrovare quel Santo che della fraternità aveva fatto la sua esistenza. Il percorso fu così disegnato: Perugia, Bastia Umbra, Santa Maria degli Angeli.

Il 24 settembre del 1961 la Marcia per la fratellanza dei popoli prese il via dai Giardini del Frontone di Perugia. Fu un evento nuovo, che vide camminare insieme il contadino con il deputato, lo scrittore e l’avvocato, gli studenti e i lavoratori, gli artisti con le famiglie. Ventimila persone: una partecipazione sorprendente. Quel giorno sul prato della Rocca di Assisi parlarono Guido Piovene, Renato Guttuso, Ernesto Rossi. Capitini affermerà: “La pace è troppo importante perché possa essere lasciata nelle mani dei soli governanti”. Quindi furono proposti i principi di un’idea: la lotta al razzismo, al colonialismo, all’imperialismo, il disarmo, la cessazione degli esperimenti nucleari, lo sviluppo della democratica dal basso, l’unione delle forze pacifiste.

In quegli anni, sintomo di una volontà intergenerazionale molto diffusa, nacque il progetto di “Cantacronache”, promosso da Italo Calvino (Leggi: Spiegare l’uomo moderno nell’"inferno dei viventi". Italo Calvino e le sue evoluzioni letterarie – VIDEO) e da un gruppo di intellettuali torinesi con l’obiettivo di proporre canzoni che si occupassero della realtà quotidianità, dei problemi sociali, delle persone.

Nel 1958 Calvino stesso fece il suo esordio come autore e cantante al corteo della Cgil a Torino. Venne alla luce la canzone “Dove vola l’avvoltoio”, musicata da Sergio Liberovici. Un brano contro la guerra, ispirata al secondo conflitto mondiale. Non fu un passaggio culturale qualunque o il diversivo di uno scrittore famoso. “La guerra di Piero”, del grande Fabrizio De Andrè, arriverà, solo per fare un esempio conosciuto, nel 1968.

Ancora oggi quella canzone è brutalmente attuale. Segno che c’è ancora da lavorare per diffondere la civiltà della condivisione.