FRASCATI – Diego Caponera: “Approcciarsi all’homebrewing a seconda del proprio tempo a disposizione e del proprio portafogli. I fiori all’occhiello della nostra produzione sono Bianchina e Saison”.

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C’è a chi piace chiara e a chi scura. Chi l’adora aromatizzata, chi fredda, chi classica o a temperatura ambiente, fatto sta che la birra è una di quelle bevande che manda in estasi in molti, a tal punto, che sono sempre di più le varietà artigianali e i produttori castellani; ma in sostanza cosa serve per farla? “Fare la birra in casa è un hobby – dichiara il produttore castellano Diego Caponera - ed è possibile approcciarsi all’homebrewing a seconda del proprio tempo a disposizione e del proprio portafogli.” Detta cosi sembra un gioco da ragazzi. “Si parte dalla procedura più semplice – prosegue Caponera - che consiste nell’acquisto di estratti di malto già luppolati, una sorta di semilavorato, che andrà con pochi e semplici passaggi, preparato per la “fermentazione”, il processo attraverso il quale il “mosto” diventa birra, che andrà poi imbottigliata e gustata dopo un periodo di maturazione variabile a seconda dello stile di birra prodotto.” Il fai da te, quindi, per gli appassionati è sempre più a portata di mano. “Con un kit base in plastica alimentare del costo di poche decine di euro e delle normali pentole casalinghe si potrà iniziare a produrre la nostra prima birra artigianale. Esistono poi vari step intermedi, che consentono un controllo progressivamente maggiore sulla lavorazione degli ingredienti, fino ad arrivare alla tecnica definita “all grain”, ovvero alla replica “casalinga” del processo produttivo dei birrifici artigianali e che consente un controllo pressoché totale sul processo produttivo, con attrezzature che possono arrivare a costare anche svariate migliaia di euro, a seconda della capacità produttiva raggiungibile.” Negli ultimi anni sono aumentati coloro che la birra la producono a casa, il fai da te è sempre sicuro o c’è qualche contro indicazione? “Non essendo un microbiologo – sottolinea il produttore - non posso rispondere con l’autorevolezza scientifica che la domanda merita, posso però ragionevolmente affermare che produrre una birra in casa senza i dovuti e necessari accorgimenti, può portare ad ottenere una birra dal sapore potenzialmente sgradevole, e per questo immediatamente riconoscibile e quindi da scartare. Diciamo anche che la birra, grazie al suo contenuto alcolico, alla sua acidità e alle eccellenti proprietà conservanti del luppolo non si dimostra terreno fertile per la proliferazione batterica. Si rischia molto di più con altre produzioni casalinghe quali marmellate, conserve, ecc.”. Insomma, a rischiare non è la salute ma il palato e per gli amanti della birra e dei sapori è praticamente tutto.

LA PRODUZIONE E I TIPI DI BIRRA – Dal fai da te alla produzione artigianale. Caponera e i suoi soci producono ai Castelli birra a gogò. “Produciamo diversi stili birrari – prosegue - ma i nostri fiori all’occhiello sono: “Bianchina”, la nostra interpretazione di American Wheat, una birra al frumento di colore chiaro e leggermente opalescente, che si rivela al naso con un’esplosione di aromi fruttati, che accompagnano poi la bevuta, con un amaro bilanciato e mai preponderante.

La seconda scelta riguarda la nostra Saison, la “Grisette”, birra di origine belga, dotata di un corpo maltato che si avverte immediatamente, rivelando successivamente note di arancia amara che rendono la bevuta piacevole e dissetante.

Credo fermamente che le birre debbano essere semplici e composte seguendo i canoni tradizionali, senza cadere in azzardi creativi, che tendono più a confondere il consumatore di birra che non a fidelizzarlo. Oggi chi si avvicina alle birre artigianali lo fa con un misto di curiosità e diffidenza, il nostro compito deve quindi essere quello di guidarlo all’interno di questo vastissimo mondo attraverso prodotti di qualità e facilmente riconoscibili nelle caratteristiche di base dei diversi stili.

Che cambia tra una birra artigianale e una industriale? “La birra industriale è sostanzialmente una birra sottoposta, nel processo produttivo, a microfiltrazione e pastorizzazione, processi che rendono il prodotto adatto ad una distribuzione su larga scala, ma che sottraggono alla birra tutta una serie di proprietà organolettiche e di nutrienti che da qualche tempo, e dopo diversi studi in materia da parte di nutrizionisti affermati, si stanno rivelando molto salutari per il nostro organismo. Per questo motivo quando si parla di birra artigianale, mi piace definirla, birra “viva”.

Il vantaggio di una birra acquistata a km 0? “Il vantaggio di una bere una birra a km 0 – conclude Caponera - riguarda innanzitutto la freschezza della produzione e degli ingredienti utilizzati e, essendo la birra fotosensibile ed in particolare quella artigianale molto sensibile alle temperature, sicuramente i lunghi spostamenti, i numerosi stoccaggi e la consumazione differita nel tempo non vanno a vantaggio di una conservazione ottimale e freschezza della stessa.”