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ROMA (storie & metallo) - Per il produttore di pneumatici nato 150 anni fa, già nel primo dopoguerra ci fu modo di mettersi in mostra sui tondelli
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Se il trittico "Pirelli" è già diventato un cult della monetazione italiana 2022, c'è qualcosa che non tutti sanno.
Ovvero che non è la prima volta che la famosa industria italiana di gomma e pneumatici nei suoi 150 anni di esistenza finisce in un... tondello.
La storia rimanda all'immediato primo dopoguerra. Finita la Grande guerra, la carenza di metalli costrinse a studiare alternativa per ovviare alla mancanza di monete circolanti.
Tra il 1918 ed il 1920 si cominciarono così a produrre delle piccole capsule di alluminio, dal diametro di 32 millimetri e dal peso 1,4 grammi che, proteggendolo con un piccolo lembo di celluloide, contenevano un francobollo di valore pari a quello che si intendeva dare alla "moneta".
Questi prodotti furono chiamati "gettoni di necessità".
I valori utilizzati furono in quel periodo quelli tipici dell'epoca: i 5 cent verde ed i 10 cent arancio (quello della foto qui sopra) con un giovane Vittorio Emanuele III voltato a sinistra.
Per favorire la produzione di questi gettoni, fu consentita la promozione pubblicitaria. Molte le industrie che produssero queste inconsuete monete e tra queste proprio Pirelli. Ma non solo: tra gli altri anche la Banca agricola italiana, la Banca dell'Italia Meridionale, il cioccolato stellone e via dicendo.
Questo genere di prodotto venne replicato in altri due momenti storici in Italia: durante la Repubblica sociale italiana e nei primissimi anni della Repubblica italiana, ma in questo caso si trattò di veri gettoni in plastica.
Insomma, nella storia della numismatica italiana Pirelli si era già fatta vedere. Le 6 monete di quest'anno (3 in argento, 3 in oro, in 2 trittici) non sono quindi un debutto assoluto.
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