STORIE & METALLO - La primordiale conquista del Polo Nord nell'impresa di Luigi Amedeo di Savoia con la sua Stella Polare
Pubblicato: Domenica, 20 Giugno 2021 - Marco CaroniROMA (storie & metallo) - Una straordinaria medaglia ricorda le vicende della primavera 1900
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Quando il 25 aprile 1900 i suoi uomini raggiunsero la latitudine più alta mai raggiunta prima di 86° 33' 49", l'impresa era compiuta.
Luigi Amedeo di Savoia, all'epoca 27enne, non potè prendere parte a quell'ultimo slancio verso il Polo Nord a causa delle sofferenze rimediate per raggiungere, a bordo della epica nave Stella Polare, l'agognata mèta: nei mesi precedenti a causa delle difficilissime condizioni, subì l'amputazione di alcune falangi e, convalescente, rimase al campo base cedendo il comando di quell'ultima missione nei ghiacci a Umberto Cagni.
Personaggio eclettico e dinamico, Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi era il figlio di Amedeo d'Aosta, re di Spagna tra il gennaio 1871 ed il febbraio 1873 (quando venne detronizzato lasciando posto alla Repubblica) era nato proprio nelle ultime settimane di regno del padre, meritando il titolo di "infante", ovvero principe ereditario del trono di Madrid.
In realtà il suo nome rimase legato alle missioni ed alle imprese compiute soprattutto sulle alte cime o nei ghiacci. Prima di sfiorare il Polo Nord, arrivando ad appena 380 chilometri dal punto 0 e facendo della sua impresa una missione anche scientifica per la mole di dati rilevati, aveva già conquistato numerose cime alpine, aveva compiuto diverse missioni in Africa ed aveva circumnavigato il globo già due volte.
L'epopea polare, che ebbe all'epoca enorme eco nella società italiana - in cerca di miti e di glorie - ma anche a livello internazionale, sarebbe stata una delle massime imprese almeno fino alle spedizioni in dirigibile di Umberto Nobile, oltre un quarto di secolo dopo.
A condurre la spedizione italiana guidata dal principe Savoia fu la nave Stella Polare, varata nel 1891 in Norvegia col nome di Jason ed originariamente destinata a baleniera per la caccia delle foche: dotata di 3 alberi ma anche di un motore in grado di farla viaggiare ad una velocità di 7 nodi, venne acquistata nel 1899 da Luigi Amedeo di Savoia proprio per la spedizione polare.
Storie di epopee che appaiono lontanissime per quanto da quei giorni sono passati "solo" 121 anni e quelle imprese che all'epoca fecero sensazione destando stupore ed ammirazione per gli uomini che seppero portarle a compimento, oggi sembrano sbiadire di fronte a quanto per l'intero '900 l'uomo seppe portare a termine arrivando, val la pena di citarla, alla conquista della Luna.
Oltre che a gettare le basi per la propria autodistruzione.
L'impresa, perché impresa fu, di Luigi Amedeo di Savoia, venne impressa nel bronzo di una bellissima medaglia, prodotta dallo stabilimento Johnson di Milano, da sempre straordinaria fucina di eccellenti produzioni artistiche nel metallo.
Una medaglia dalla forte carica simbolica, decisamente sensazionale.
Un pezzo dal grande modulo (oltre 60mm, per un peso di circa 87 grammi), realizzato da Adolf Hohenstein ed Angelo Cappuccio (decisamente due nomi non a caso), la medaglia presenta su una faccia una bellissima allegoria dell'Italia turrita (e non coronata...) che sembra quasi lasciarsi indicare la rotta tra i flutti, o semplicemente scorgere la nave di Luigi Amedeo, da un bambino.
Una medaglia senza bordo, come nella moda della produzione stile liberty dell'epoca.
Bellissima anche l'altra faccia, dominata in alto dalla poppa della nave Stella Polare - ben riconoscibile dall'iscrizione posta sullo scafo - che solca il mare Artico. Di grande carica emotiva l'iscrizione a completamento del campo: I PERDUTI DICONO AI COMPAGNI = EBBERO QUESTI MARI = DAGLI ANTICHI VENETI LE PRIME VIE = DALLE NOSTRE OSSA I MAGGIORI CONFINI = AVVENTURATI VOI CHE LI RISOLCASTE = PER RIDAR FEDE NEL GENIO = FORZA AI CUORI = AMMIRAZIONE PER LE CIVILI VIRTU' = DE L'ITALICA GENTE.
A coronare il soggetto i flutti e l'alloro. Una medaglia che, come riportato nella parte inferiore, fu donata in omaggio dai veneti nel settembre 1900.