STORIE - Polledrara di Cecanibbio, gli elefanti fossili di Roma
Pubblicato: Sabato, 31 Ottobre 2020 - Giulia BertottoROMA (attualità) - il sito di Polledrara di Cecanibbio è estremamente interessante e suggestivo dal punto di vista fossile e archeologico
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A Nord-Ovest di Roma, alle pendici del complesso vulcanico Sabatino, tra Aurelia e Boccea, c'è un luogo incredibile, che ha conservato numerosi resti fossili dal Pleistocene medio-superiore, ovvero databili 325-310 mila anni fa.
È il sito di Polledrara di Cecanibbio, estremamente interessante e suggestivo dal punto di vista fossile e archeologico. Nel suo perimetro si contano 20mila resti faunistici e strumenti umani in selce e osso. Prevalenti gli esemplari di elefante antico, bue primigenio e cervo elafo.
Più rari il bufalo d'acqua, europeo, il rinoceronte e la lepre. L'elefante antico aveva zane lunghissime e dritte (non a curva come quello odierno), era alto più di 4 metri e notevolmente più grande del Mammut lanoso. Forse si estinse a causa del raffreddarsi del clima e della caccia da parte dell'uomo.
Il bue primigenio era un bovide di grandi dimensioni (fino a 1,75 m al garrese, contro 1,40 m dei bovidi attuali) preferiva gli spazi aperti, con alberi radi. Anche questi esemplari erano tra le prede più ambite dei nostri antenati.
Il cervo elafo, chiamato anche cervo nobile, è una specie attualmente vivente. Il maschio adulto può raggiungere un metro e mezzo di altezza, ha corna imponenti e ramificate che ogni anno cadono per ricrescere nel periodo primaverile, solitamente più grandi delle vecchie. La femmina è notevolmente più piccola e priva di corna.
Ma come si sono conservati questi resti così ancestrali?
La fossilizzazione di un resto organico è qualcosa di raro. È necessario innanzitutto che la foglia, conciglia o parte animale non si decomponga, quindi che i batteri che lavorano per la decomposizione, non la attacchino. Perché questo accada deve trovarsi sepolta sotto la terra nel giro di un brevissimo periodo.
La successiva deposizione di acqua e terreno paludoso, stratificatasi nei secoli, deve poi sedimentare le carcasse fino a mineralizzarle. La presenza umana è certa, testimoniata dal lavoro sulle ossa degli animali preistorici ritrovati. Il valore scientifico del sito ha portato alla costruzione di un museo in loco nel 2000, grazie al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Oggi si possono perfino ammirare elefanti ricostruiti pressoché integralmente, con il riassemblaggio anatomico delle loro ossa. Roma, città davvero eterna.