Alfredino Rampi, l’Italia e quei giorni drammatici dal pozzo di Vermicino

Pubblicato: Martedì, 09 Giugno 2020 - Fabrizio Giusti

 

ROMA - Tra l'10 e il 13 giugno del 1981 il dramma alle porte di Frascati. La diretta del dolore, in una nazione flagellata da notizie di gravità eccezionale

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L’Italia, agli inizi degli anni ottanta del Novecento, è una nazione che sta uscendo da un’epoca, quella delle passioni politiche e del terrorismo, e sta entrando in un’altra, quella del cosiddetto ‘riflusso’, del disimpegno, dell' edonismo di massa, di una ritrovata libertà dalle ideologie che avevano caratterizzato la vita sociale e politica per oltre un decennio. La fine dei blocchi contrapposti e divisi dal Muro di Berlino stava per finire, ma in pochi se lo immaginavano. Cambiava tutto, repentinamente.

In quell'Italia c'è anche un nuovo modo di rapportarsi con il mondo, commerciale e consumistico, che è ormai entrato nel 'codice genetico' dei meccanismi relazionali. I bambini in Tv guardano i cartoni animati di Mazinga e Goldrake, giocano con i mattoncini Lego, si esaltano alle imprese dei loro idoli domenicali guardando 90° minuto con Paolo Valenti, ma ancora sanno assaporarsi la strada, le partite nel cortile, i palloni che finiscono sotto le Fiat 127.

Gli adulti, invece, hanno altri problemi: tutta la Penisola sportiva è sconvolta dalle ripercussioni, ad esempio, dal primo grande scandalo scommesse nel mondo del calcio. Arresti, retrocessioni, giocatori sospesi. Uno ‘scatafascio’ morale. Ma c’è di peggio, e di più grave. Il decennio è iniziato con due stragi agghiaccianti: Ustica e Bologna, nell’estate del 1980. Nel novembre, poi, un'intero territorio, l'Irpinia, è stato sconvolto dal terremoto: quasi 3mila morti.

L’anno seguente non è da meno.

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Il 13 maggio 1981 il terrorista turco Ali Agca spara a Papa Paolo Giovanni Paolo II, ferendolo gravemente. Pochi giorni dopo circola improvvisamente, come una fiammata, l’emersione di una strana sigla: P2. Il 20 maggio 1981 è resa nota la lista dei 962 presunti iscritti alla loggia massonica deviata di Licio Gelli: 44 parlamentari, 3 ministri di Governo, un segretario di partito, 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell'esercito italiano, 4 dell'aeronautica militare, 8 ammiragli, magistrati, funzionari pubblici, giornalisti, personaggi legati al mondo dello spettacolo ed imprenditori come Silvio Berlusconi, Vittorio Emanuele di Savoia, Maurizio Costanzo, Alighiero Noschese (morto suicida due anni prima), Roberto Calvi. E’ un terremoto che fa tremare tutta l'architettura dello Stato. Il governo presieduto da Arnaldo Forlani cade. Dopo oltre un mese di crisi, nascerà il primo esecutivo non guidato da un democristiano dal 1945: quello di Giovanni Spadolini, repubblicano.

Il 2 giugno, a Roma, sulla via Nomentana, muore in un incidente stradale l'artista che più di tutti, usando l’arma dell’ironia, aveva preso in giro il potere e i potenti: Rino Gaetano. Il 10 giugno, a San Benedetto del Tronto, Roberto Peci, fratello di un brigatista pentito, è rapito dalle stesse Brigate Rosse. Il suo cadavere sarà ritrovato il 3 agosto nei pressi della Capitale.

In una pagina a pagamento del Corriere della Sera spicca un titolo: “Milano 3: nasce una città''. Dopo il successo di “Milano 2”, è in arrivo un’altra opera del Gruppo Edilnord dei fratelli Berlusconi. “Milano 3” – recita la reclame - si propone come città degli anni ottanta, ricca di verde e di servizi, amica dei bambini, affrancata dai pericoli del traffico”.

Berlusconi. Milano 3. La tv commerciale. Pochi lo sanno, ma l’Italia sta per subire una rivoluzione del costume e della comunicazione.

In prima pagina, sullo stesso giornale, gli occhi dei lettori fissano un altro riquadro: c'è la foto di Alfredo Rampi, di anni sei. Dalla sera del 10 giugno è caduto in un pozzo artesiano largo 28 cm e profondo 80 metri in via Sant'Ireneo, a Vermicino. Il primo tentativo per estrarlo è stato fallimentare e comprometterà il resto delle operazioni: si è cercato infatti di calare giù una tavoletta di legno, ma questa si è incastrata a metri 25. Alfredino è rimasto così bloccato a 36 metri di profondità. Per riportalo alla luce si tentano tutte le possibilità (in un clima che più tardi fu accusato di disorganizzazione e approssimazione). Si pensa ad un certo punto di scavare un tunnel parallelo al primo, per tagliare poi in diagonale ed arrivare al corpo del bambino. Ma serve una trivella, e viene fatto un appello sulle reti private.

Pierluigi Pini, inviato della Rai, si organizza e va sul posto. Il caso si diffonde lentamente ed inesorabilmente. Il telegiornale dà la notizia. Circola l'ipotesi che il bambino può essere salvato a breve. La gente inizia a telefonare: vuole sapere come andrà a finire. Parte un primo collegamento, poi un secondo, fino a quando la notizia non si trasforma in una diretta continua. 

La creazione di un tunnel parallelo, forato sulla roccia dura, intanto, si scontra con la contrarietà degli speleologi e non si rivela risolutiva. Anzi. Il mezzo a percussione ha fatto sprofondare ancora di più il piccolo.

Il quartiere di Vermicino diventa, secondo i testimoni che più avanti racconteranno quelle drammatiche ore, una giostra. Attorno al pozzo si stipano migliaia di persone. Arrivano persino gli ambulanti con i panini. Giunge sul luogo anche il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Un uomo minuto e coraggioso, Angelo Licheri, si fa calare nel buco. Avvicina il bambino, tenta di allacciargli l'imbragatura per tirarlo fuori, ma per ben tre volte questa si apre. Lo prende per le braccia, ma Alfredo, ricoperto di fango, scivola più in profondità. Licheri rimane a testa in giù 45 minuti. Coraggioso, dal cuore d'acciaio.

Man mano che passano le ore la voce del bambino, raggiunto da un microfono, giunge più flebile. Affetto da problemi cardiaci, muore verso le ore 6:30 del 13 giugno dopo che un altro volontario, Donato Caruso, prova a recuperarlo.

Il giornalista Giancarlo Santalmassi, nell'edizione straordinaria del Tg2, commenta: ''Volevamo vedere un fatto di vita e abbiamo visto un fatto di morte. Ci siamo arresi, abbiamo continuato fino all'ultimo. Ci domanderemo a lungo prossimamente a cosa è servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremmo ricordare, che cosa dovremo amare, che cosa dobbiamo odiare. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo''.

Il corpo del bambino fu recuperato da Torello Martinozzi, caposervizio minatori di Gavorrano. Il gruppo di operai alloggiò in un albergo a Frascati. Tutti lavorarono dal 4 luglio in tre turni di otto ore. L’11 luglio fu la data della conclusione delle tristi operazioni.

Si calcolò che ben 21 milioni di telespettatori seguirono gli eventi della tragedia. Iniziò lì la morbosa curiosità alimentata dai mezzi di informazione che non seppero più porre argini o filtri con il pretesto del ''diritto di cronaca''. Con la vicenda di Vermicino, vissuta come in un primo reality show, si aprì uno scenario di spettacolarizzazione del dolore che spazzò all'epoca tutti i terribili problemi nazionali e che oggi ci ha invaso come fosse un ''bene di consumo'' offerto a tutti senza distinzioni.

Nel cortile della chiesa di Vermicino, è oggi visibile un monumento di bronzo, segno del dolore e della sofferenza di quegli attimi. Franca Rampi, la madre del bimbo, fondò in seguito il “Centro Rampi”, che si occupa ancora di Protezione Civile e tutela dei minori.

La sua generazione non ha mai dimenticato Alfredino Rampi. Lo considera ancora come un amico perduto sotto uno spicchio di luna d'estate, un compagno d'infanzia incastrato indelebilmente nel cuore.