Paolo Molinari: "Così l'As Frascati Scherma ha imparato a restare grande"

Pubblicato: Mercoledì, 26 Gennaio 2022 - Matteo Carè

FRASCATI (scherma) - Intervista esclusiva al presidente Paolo Molinari. "Il vivaio, la nostra vera ricchezza"

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Il recente successo della fiorettista Alice Volpi, nella prova di Coppa del mondo non è passato inosservato. La campionesse senese, però, non è davvero l’unico talento all’interno della Palestra Simoncelli: campioni olimpici, internazionali e nazionali, da diversi anni ormai, adornano di trofei pareti dell'As Frascati Scherma.

Il Frascati Scherma di Paolo Molinari, da anni sulla cresta dell'onda, è davvero l'Olimpo della scherma nazionale e non solo. acquacita ilmamilio

Il golden team” frascatano, dimostra come dietro un successo internazionale e non, ci siano anni di lavoro e sacrifici. A suo avviso esiste un modello di formazione sportiva che potrebbe aiutare le società sportiva locali a sfornare campioni?

La ricetta non è semplice, perché per far emergere dei campioni ci vuole una base molto solida. Noi abbiamo sempre manifestato un’attenzione verso il vivaio. É un po’ la nostra ossessione. Bisogna quindi puntare sempre su una base di atleti importanti in termini numerici e seguirli bene fin da piccoli. Solo così si può creare quel terreno fertile che poi rende possibile la formazione di un campione. A Frascati questo ha generato poi un meccanismo virtuoso perché avendo degli atleti forti riusciamo anche ad attrarre dall’esterno atleti che si trasferiscono a Frascati per specializzarsi ancora di più. Però tutto parte dalla base.

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Ha parlato di giovani. Immagini di avere di fronte a sé Giovanni Malago, presidente del Coni, quali misure gli suggerirebbe di adottare per riavvicinare i giovani allo sport?

La sensibilizzazione va fatta nelle scuole e va fatta in maniera costante, perché il numero di giovani che poi si avvicinano allo sport non è neanche elevatissimo. È anche difficile mantenerli all’interno delle sale. É importante diffondere la cultura sportiva sempre all’interno delle scuole e anche dagli insegnanti, dove a volte gli atleti, soprattutto quelli che praticano lo sport a livello agonistico non sono visti di buon occhio. Questo purtroppo è un retaggio culturale che è rimasto e che va in qualche modo combattuto. Bisogna far capire che fare sport fa bene, anche allo studio. Questo è un percorso fondamentale da seguire. Quindi bisogna diffondere sempre di più nelle scuole la cultura sportiva e rendere più facili i percorsi di accesso delle società sportive presso le stesse scuole per fare in modo che noi, come società sportive, possiamo poter trovare ragazzi, sensibilizzarli e, infine, portarli nelle palestre per l’attività specialistica.

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La vicepresidente vicario del Coni, Silvia Salis, sostiene che a causa della pandemia “Entro la fine del 2022, secondo le stime, la metà delle società sportive rischiano di chiudere”. È veramente così ? E rispetto alla società Frascati, com’è la situazione?

Sicuramente c’è stato un calo importante di iscritti a livello nazionale e quindi il fenomeno esiste. Non sarei così tragico però. Bisogna comunque correre ai ripari, ossia bisogna fare delle azioni per far sì che si riavvicinino gli atleti in modo rapido e veloce. A Frascati, però devo dirlo siamo in contro-tendenza. Siamo stati fortunati e probabilmente anche bravi: in pieno lockdown, abbiamo cominciato ad attivarci immediatamente per far sentire la nostra vicinanza agli atleti. Anche i maestri hanno subito colto il nostro appello e si sono attivati subito con strumenti di videoconferenza o strumenti digitali che sono sicuramente poco conosciuti nel mondo sportivo.

Non abbiamo mai interrotto quel discorso con l’atleta che anche durante la pandemia ha trovato sempre qualcuno che lo aiutasse e poi, rispettando tutti protocolli in maniera rigida, non abbiamo mai chiuso. Questo ci ha aiutato ad andare in controtendenza: ad oggi i nostri numeri sono leggermente al di sotto di quelli pre-pandemia, e devio dire che ci sentiamo più che soddisfatti. A livello nazionale, però, sicuramente il problema c’è.

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