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Il 25 aprile di Grottaferrata: l'apologia della Repubblica sociale di Fontana - FOTO

29-04-2016

GROTTAFERRATA - Una celebrazione della festa della Liberazione decisamente fuori le righe

ilmamilio.it - contenuto esclusivo

Si apre con l'Inno di Mameli e si chiude con "Bella ciao". Filo d'unione delle due cose, l'uomo solo al comando: Giampiero Fontana.

Un 25 aprile che non t'aspetti: mentre il Presidente Sergio Mattarella ricorda che "E' sempre tempo di resistenza", la festa della liberazione in chiave grottaferratese prende i colori della lezione di storia che il sindaco Fontana impartisce ai presenti. Molti dei quali sbigottiti se non quando indignati se non quanto imbarazzati. La lezione inizia alle 10,45 quando il primo cittadino, dopo la benedizione per tutte le vittime della guerra da parte del sacerdote, prende il microfono e - dopo una breve introduzione nella quale fa ben intendere che la sua "allocuzione" (termine utilizzato dallo stesso sindaco per il quale abbiamo invocato la Treccani "Discorso di tono più o meno solenne che si tiene in un’adunanza. Nell’antichità romana, era così chiamato il solenne discorso dell’imperatore alle truppe") sarà un discorso da non perdere - entra nel vivo della questione.

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"Il 25 aprile - ha detto Fontana - è una semplice data simbolica nella quale non si è verificato alcun avvimento particolare. Peraltro, solo il 27 maggio 1949 la festività diventa festa nazionale con la legge 260. Vale a dire che nonostante la presunta importanza di questa data, la neonata Repubblica impiega parecchio tempo ad istituzionalizzare la festa". Fontana omette di dire che già dal 1946, nel periodo dunque di luogotenenza di Umberto II su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, si istituisce con apposito decreto legislativo il 25 aprile come data da festeggiare.

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Nel prosiego dell'allocuzione, alla quale hanno assistito una cinquantina di persone tra i quali quelli dell'Anpi, gli assessori Francesca Maria Passini, Michela Palozzi e Claudio Consoli, i consiglieri Alessandro Pizzicannella, Roberta Covizzi e Marco Bosso per la maggioranza e Maurizio Scardecchia, Rita Consoli, Alessandro Broccatelli e Antonella Rotondi per la minoranza, quella di Fontana è diventata una lezione con apologia della Repubblica sociale. Intesa come iniziativa a difesa dell'Italia ed estremo tentativo di salvare una Patria in disgregazione. Ecco allora spuntare le figure di Piero Pisenti, di Giorgio Almirante, di Piero Bolzon. Ma anche di Sandro Pertini e di altri partigiani illustri, presi da Fontana come esempio di uomini retti non solo per il senso di istituzione ma anche per il non aver mai rinnegato gli orrori di quegli anni. "Lo stesso Pertini - ha letto Fontana stamane davanti alla corona di fiori appena deposta davanti al monumento di piazza Cavour - non ha mai rinnegato il motto "arrendersi o morire" rivolto alle truppe nemiche e che caratterizzò da tutte le parti quei terribili anni".

"Non so cosa deve ancora sopravvivere di quell'esperienza del Ventennio - ha aggiunto -, ma non so davvero chi può dirsi innocente". E nel ringraziare i presenti, sostenitori ed oppositori, Fontana ha chiuso con un solenne "Viva l'Italia, viva il tricolore". E viva la festa di liberazione.

Nelle parole di Fontana c'è stato anche spazio per il premio Nobel della letteratura Salvatore Quasimodo. "Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue/Salite dalla terra, dimenticate i padri:/le loro tombe affondano nella cenere,/gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore".

A replicare al sindaco, in tempo reale è stato Emiliano Pavoni, presidente della sezione Anpi Frascati-Grottaferrata "Umberto Pavoni-Rovido Risi" e bisnipote dello stesso Umberto (LEGGI l'articolo). "Non ho affatto apprezzato questo intervento del sindaco - ha detto -, sopratttuto perché nel suo discorso non c'è stato spazio per nessuno di coloro che oggi gli hanno consentito di parlare democraticamente in una Repubblica. Tantomeno del nostro concittadino e mio pro-zio Umberto Pavoni". "Oggi è la festa della liberazione dal nazifascismo e questa cerimonia il sindaco Fontana l'ha celebrata quest'anno solo perché per una delibera di Consiglio comunale. Oggi si festeggia questo, non altre cose. Si festeggia la festa della libertà e si ricorda chi anteponendo il bene collettivo, al bene di pochi ci permette oggi di vivere in questa Repubblica. E non è possibile mettere sullo stesso piano i morti di qua e i morti di là".

Quindi "Bella ciao" e lo sciogliete le righe. Andate in pace. Anzi no.

 



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