Sulla mia pelle: la vicenda di Stefano Cucchi in 100 minuti durissimi. In sala e su Netflix
Pubblicato: Mercoledì, 12 Settembre 2018 - redazione attualitàilmamilio.it - contenuto esclusivo
100 minuti. Un cazzotto continuo nello stomaco. Gli occhi cerchiati di viola, le vertebre rotte, il respiro spezzato. Nessun copyright che tenga, a quanto pare.
Da oggi "Sulla mia pelle" è nelle sale e su Netflix. Stefano Cucchi rivive e rimuore nel volto e nel corpo di Alessandro Borghi, diretto da Alessio Cremonini.
100 minuti: dal 22 ottobre del 2009 al 12 settembre 2018. 9 anni dopo è dolore e rabbia. E' lacrime e voglia di spaccare tutto. E' voglia semplicemente di giustizia
E' una storia che deve essere vista e raccontata, pianta quanto serve, ma non taciuta né tantomeno differita. Ad oggi sulle cause della morte di Stefano Cucchi non c'è né verità processuale né tantomeno certezza e condivisione tra medici e periti. Chi e perché abbiano picchiato Stefano, beccato con la "roba" in tasca, la Giustizia non è stata ancora in grado di stabilirlo. Chi e perché lo abbiano picchiato provocandone, direttamente o indirettamente la morte, dopo 9 anni non è ancora dato a sapersi.
Sul piano giudiziario, infatti, il primo processo ha scagionato tutti: ma la battaglia di Rita e Giovanni, i genitori di Stefano, della sorella Ilaria continua. La famiglia ha fondato anche una onlus in nome di Stefano Cucchi per la difesa dei diritti civili.
Dove finisca la colpevolezza e dove inizi il diritto: è questo il sottile filo che vicende come quelle di Stefano Cucchi devono insegnare a distinguere. Il diritto anche di un padre e di una madre di assistere, anche nel più grave degli errori (e non era comunque certamente questo il caso) i propri figli.
Assisterli e, come nel caso della famiglia Cucchi, avere almeno la possibilità di un saluto e di un abbraccio col proprio figlio. Un saluto che Rita e Giovanni non potevano neanche immaginare sarebbe stato l'ultimo.