Come è finito il sinodo a Frascati?
Pubblicato: Domenica, 15 Maggio 2022 - redazione attualitàilmamilio.it - contenuto esclusivo
di Valentino Marcon
Nelle scorse settimane abbiamo letto su alcuni organi di stampa e in diverse occasioni, notizie diffuse dalle diocesi del Lazio (ma non solo) che si sono premurate di ragguagliare sui rispettivi cammini sinodali oltre che produrre e divulgare sintesi e resoconti in merito alla prima ‘tappa’ del sinodo ‘lanciato’ da papa Francesco e messo in atto nelle chiese locali.
Per fare solo due esempi, su ‘Avvenire/Lazio-Sette’ dell’8 maggio scorso si leggeva una prima puntata sulla fase diocesana del Sinodo nelle realtà del Lazio, ‘un cammino che è partito dall’ascolto delle persone’, mentre il vescovo presidente della commissione del laicato (Luigi Vari) sottolineava il bisogno di ‘rendere concrete le scelte da fare insieme”.
Già nel mese di marzo la diocesi di Albano, dopo la fase di ‘ascolto’, aveva messo a disposizione dei fedeli una bozza di relazione sinodale, affinché si potessero apportare ulteriori contributi e rilievi, e, il primo maggio scorso, la relazione finale è stata diffusa e pubblicata sul sito della diocesi.
In questi mesi in tutte le diocesi d’Italia si sono svolte centinaia di assemblee e per lo più nelle chiese cattedrali aperte ad interventi e consultazioni.
Nella diocesi di Frascati invece i pochi che si sono impegnati, anche se in maniera non molto eclatante, pare siano entrati in una sorta di ‘carboneria’ dove tutto quello di cui si è discusso (se si è discusso) lo si è fatto quasi alla chetichella.
Una parrocchia non ha saputo se e come ha svolto la ricerca l’altra parrocchia, le associazioni e i movimenti non hanno avuto rapporti con altre realtà (religiosi, suore, ecc.), e, del resto, non sono state diffuse relazioni di parrocchie o associazioni in merito al lavoro sinodale, mentre della cosiddetta sintesi relazionale diocesana, che doveva essere presentata alla CEI, non si sa se è stata redatta, e quindi non se ne conoscono eventuali contenuti, problemi affrontati, eventuali suggerimenti, e se ci sono state critiche (come certamente ce ne saranno state).
Ma questa relazione-sintesi poi esiste? E’ stata inviata alla CEI? E se sì, chi l’ha elaborata e con quali criteri?
La nostra diocesi, ormai da anni, brilla per la carenza, o meglio, l’assoluta mancanza di comunicazione adeguata, e quella che c’è è a senso unico, quasi che i fedeli debbano solo essere precettati e inchinarsi obbedienti per qualche rimasticato indottrinamento, mentre pare che sia bene che ignorino le cose che più avrebbero a cuore e nelle quali possano anche dimostrare l’esplicazione dei propri carismi a servizio della comunità!
Ora, è noto come il cammino sinodale dovrebbe costituire una prassi ordinaria da adottare ed un metodo di corresponsabilità da proseguire nella diocesi e da ciascuna parrocchia e associazione (oltre che dagli Istituti religiosi), ma sembra che questo cammino - laddove ci sia stato - si sia per lo meno interrotto o messo da parte perché poteva dare fastidio a qualche maggiorente (qualche parroco, o ‘responsabili’ di associazioni e chi altro…?). Sta di fatto che qualcuno ha già affermato da tempo che ci sono troppe cose ‘da fare’ per pensare ad un ‘cammino sinodale’. E così si continua con una pastorale (e chiamiamola così!) di routine, burocratica e abitudinaria, con qualche devozionismo di rincalzo, mentre è più che evidente uno scollamento tra i vertici clericali e la base dei fedeli (ormai da tempo considerati…sudditi, e possibilmente…contribuenti).
Certo se la relazione-sintesi del cammino sinodale della diocesi tuscolana è stata redatta, nessuno ne ha saputo ancora niente.
E forse i nostri interrogativi resteranno tali, dal momento che di questo cammino sinodale e della (eventuale) relazione non appare un minimo cenno nemmeno sul sito diocesano. E il laicato associato che ne pensa? Obbedisce tacendo?
Il cammino sinodale doveva necessariamente riprendere il percorso iniziato col Concilio Vaticano II, ma si sa che questo Concilio da noi, negli ultimi anni, si è cercato sempre più di ignorarlo. Così si è ignorata anche l’esortazione di Giovanni Paolo II che considerava il Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre (Lettera apostolica ‘Novo millennio ineunte’, n.57).
Ma da noi evidentemente si è persa la bussola!
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