Elezioni Frascati | “Astensionismo in aumento. Va recuperato popolo frascatano alla politica”
Pubblicato: Giovedì, 07 Ottobre 2021 - Redazione politicailmamilio.it - contenuto esclusivo
di Valentino Marcon
Non era difficile prevedere che l’astensionismo a Frascati sarebbe stato superiore rispetto l’ultima tornata del 2017. Infatti dal 59,73 si è scesi ulteriormente al 55,42 mentre le schede nulle e bianche sono state circa 600.
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Anche se possiamo considerare che c’è una ‘normale’ frangia di un 15% di individui (che normalmente si disinteressano non solo di politica ma di tutto quello che direttamente ed egoisticamente non li riguardi) è certo che il restante 45% di astensioni è veramente alto. Un tempo la gente si appassionava alle amministrative perché si vivevano i problemi locali e le soluzioni che si suggerivano erano credibili oltre che si aveva la conoscenza diretta della maggioranza dei candidati e delle loro specifiche professionalità (e con un numero ridotto di liste e candidati). E se qualche leader ‘nazionale’ veniva a supportare i candidati locali, non menavano il can per l’aia, ma almeno in parte si inserivano nella conoscenza della problematica locale! Infine, dentro i partiti e i gruppi ‘culturali’ oltre ad una costante e democratica dialettica veniva formata la (nuova) classe dirigente. Così, fino a circa un ventennio fa, anche la partecipazione alle urne era di solito superiore a quella per le competizioni politiche nazionali in quanto la gente conosceva bene i candidati e questi non si risparmiavano a creare dibattito e informazione, mentre oggi, spesso scimmiottano i partiti nazionali e sono costretti a cercarsi liste di sostegno (le coalizioni) che nascono e muoiono nel giro di due o tre mesi, il tempo di una campagna elettorale. Ma gli stessi candidati sindaci non fanno molto per convincere gli scettici a votare, e alcuni forse non si sono nemmeno accorti della diffidenza degli elettori, sia verso certi ‘programmi’ che contro le loro utopiche e talvolta banali promesse, oltre che schifati dai soliti riciclati. Inoltre la disaffezione dei cittadini alla politica è cresciuta soprattutto a causa non solo delle continue e antipatiche diatribe personalistiche tra i vari esponenti ad ogni livello, quanto per i pessimi risultati delle gestioni amministrative rispetto la vivibilità quotidiana.
Per recuperare l’attenzione del popolo alla politica, occorre far rivivere un entusiasmo verso la competizione democratica con obiettivi concretamente condivisibili e sorretti da grandi ideali. A livello nazionale, potremmo ricordare l’esperienza iniziale dell’Ulivo con Prodi, poi la ‘simpatia’ verso Renzi specialmente dopo la vicenda elettorale europea, e perfino con Berlusconi (quando la gente pensava che un cosiddetto ‘non politico’ potesse risolvere i problemi magari con una certa illusione). Ma quand’è che l’entusiasmo viene a mancare? Quando chi, al vertice di certe forze politiche crede di poter cullarsi sugli allori e magari ergersi a padreterno di turno senza accorgersi che al popolo interessa che in politica ci siano persone competenti e lungimiranti, anche se in passato non sono stati direttamente impegnati in qualche partito. Nel primo caso si può pensare a un Renzi (e a qualche renziano di risulta) quando, ‘vincitore’ alle elezioni europee, in seguito, per non voler raggiungere compromessi condivisibili sulla proposta di legge di revisione costituzionale, ha pensato addirittura di indirizzare un referendum incentrandolo sulla sua persona: ‘o con me o contro di me’; così gli elettori l’hanno abbandonato. Nel secondo caso si può pensare al presidente Draghi il quale, se è vero che non è un politico di professione, di politica comunque se ne intende, operando con quello stile fatto di competenza, umiltà e servizio e senza atteggiarsi a salvatore della patria (anche se in parte salvatore lo è, nonostante sia attorniato da alcune belve (‘capipopolo’) che tentano di accaparrarsi non solo qualche osso, ma soprattutto un po' di consistente polpa!).
Ricordando le elezioni politiche di qualche tempo fa - nella cosiddetta seconda repubblica - chi riteneva di non essere politico di professione, come il Berlusconi gaudente, non è stato però capace di lasciare i propri personali interessi e vantaggi e impegnarsi a creare una alternativa all’area di centrosinistra con un polo veramente di ‘area liberale’ (e non fagocitato dalla destra); ma, pur di rimanere a galla preferì ad un certo punto ‘ripescare’ anche il Bossi padano, e far sì che si ricostituisse una Lega già in via di estinzione, finita poi in mano all’attuale populista; mentre d’altro canto la solita litigiosa e frammentata ‘sinistra’ a causa di personaggi egocentrici (leggi, Bertinotti…) finiva col distruggere l’esperienza dell’Ulivo. Da queste mancate grandi coalizioni che potevano dar vita ad una vera alternanza al governo, come avviene in altri stati europei, ne è venuta fuori quella frammentazione politico-partitica di questi anni (il ‘partito personale’ o del capopolo ….), con la scomparsa da tempo dei partiti storici (di qualcuno di questi - vedi PD - del vecchio apparato PCI, ha conservato il metodo ma non le idee che lo sorreggevano), cosicché, anche a causa di un sistema elettorale alquanto farraginoso, è dilagata una pletora di ‘comitati’ provvisori ed evanescenti, camuffati da liste civiche, al seguito (più che a sostegno) dell’uomo nuovo…di turno e di un pragmatismo ‘praticone’ che vive solo sul presente. Speriamo che questo nuovo groviglio di sigle e colori che tappezzano l’Italia (soprattutto a livello locale), non venga esportato anche in Europa.
Ma ritorniamo alle elezioni amministrative locali. Il recupero del popolo frascatano alla politica non può che scaturire da un costante, quotidiano contatto con le persone, con l’apertura di luoghi (e dibattiti) per ricostruire rapporti dialettici, che vadano oltre le diatribe personalistiche; dal fare formazione politica e sociale nei luoghi esistenti o da costituire. Nell’abbattere le clientele e, soprattutto, sostituire - col voto si intende - tutti quei politici carrieristi che a Frascati sono una vera iattura. Occorrono persone nuove e non legate a clientele o poteri forti, in modo che possa ripartire un interesse per la politica e per una nuova solidarietà. Così si può abbattere anche l’astensionismo.
Per il prossimo ballottaggio a Frascati sembra che i giochi siano già fatti, ma le sorprese come nei casi precedenti, non sono mancate. Intanto va notato che Il candidato sindaco appoggiato dal PD e altre 6 liste, ha chiaramente giocato la carta delle liste-civetta, soprattutto perché ha inserito in tali liste alcuni uomini (e donne) militanti nel PD stesso, e qualche transfuga del precedente consiglio comunale (tra i più noti) e regolarmente eletti. Ma al di là della valutazione di questo dato, il turno di ballottaggio si presenta non solo incerto, ma complesso. In primis una constatazione: la destra a Frascati si riconferma perdente; infatti non ha mai raggiunto, dal dopoguerrra ad oggi, risultati apprezzabili, ed ora in vista del ballottaggio sarà condizionante perché difficilmente si asterrà dal voto e potrebbe sostenere il concorrente attualmente ‘perdente’.