“I’m not a doll”: un progetto fotografico per raccontare, condividere, spiegare i disturbi dell’alimentazione
Pubblicato: Lunedì, 15 Marzo 2021 - Federico Smacchiilmamilio.it - contenuto esclusivo
Anoressia e bulimia. Sono le prime due parole che vengono in mente se si pensa ai disturbi dell’alimentazione, ma ci sono anche il binge eating, l’obesità, l’ortoressia, la vigoressia.
Tutti insieme: i DCA, disturbi del comportamento alimentare. Un fenomeno sempre più diffuso ma altrettanto nascosto, spesso proprio da chi lo vive in prima persona. Le cause? Infinite, strettamente personali, ognuna è una storia a sé. Un mondo che il fotografo Andrea Tubertini ha provato a raccontare attraverso il suo obiettivo, unendo agli scatti le testimonianze dirette delle giovani donne che hanno partecipato al progetto.
“I’m not a doll”. Non sono una bambola. Una serie di scatti ritraggono prima le persone, poi le bambole e in ultimo la simbiosi, la metamorfosi della donna verso un modello perfetto ma vuoto, senza alcuna emozione, sorridente ma finto. Una denuncia esplicita verso gli stereotipi di bellezza della società in cui viviamo, ma anche un modo per raccontare il processo psicologico che accompagna i disturbi dell’alimentazione, un processo che porta alla perdita graduale delle emozioni, fino a trasformarsi, appunto, in un oggetto, una Barbie inanimata.
Ma come, la barbie simbolo dell’emancipazione femminile, con la sua casa e le sue mille professioni diverse? Oggi le cose sono cambiate. Ci sono le influencer, ma il succo della questione è lo stesso: l’immaginario collettivo dello stereotipo di bellezza. Quello che è visto come un modello a cui aspirare è in realtà un macigno sulle spalle di quelle persone, e guarda caso la maggior parte sono ragazze, che di disturbi dell’alimentazione, per un motivo o per l’altro, ci soffrono già.
La denuncia in una foto, ma per aiutare concretamente c’è bisogno della condivisione. Ed è questa la seconda parte, e forse la più importante, del progetto di Tubertini, iniziato durante il primo lockdown e in continua evoluzione: condivisione grazie alla testimonianza diretta, alla storia personale delle donne ritratte in foto, affiancando le immagini alle parole e ai commenti. Un curioso utilizzo di quello stesso social, Instagram, sul quale troviamo proprio quegli stereotipi, il “macigno” che tanto va a pesare nella mente delle giovani donne.
Una combinazione che serve a raccontare, condividere, spiegare i disturbi dell’alimentazione. Ma anche a informare, a sensibilizzare, a mettere sotto una luce diversa un aspetto che è intrinseco nella natura della nostra società, in cui dietro a ciò che piace, a ciò che vende, c’è un mare inesplorato e oscuro che nessuno vuole affrontare, frutto del semplice rapporto causa-effetto.
Ma, come sottolinea anche Tubertini, focalizzarsi sulle colpe della società, sull’oggettificazione sessuale del corpo femminile, non è il fine ultimo del progetto. Lo è invece il creare uno spazio sociale di condivisione e racconto, per favorire la prevenzione e la comprensione, non solo da parte delle ragazze e delle donne ma da parte di tutti, soprattutto in una giornata come quella del 15 marzo, la giornata del “fiocchetto lilla” dedicata alla lotta contro i disturbi del comportamento alimentare, promossa per la prima volta appena 9 anni fa.
Un problema tutt’altro che recente, che si sta però ingrandendo anche a causa della pandemia. Ad oggi coinvolge oltre 3 milioni di persone solo in Italia e sono in crescita i casi di DCA anche nel sesso maschile (vedi la vigoressia, il non vedersi abbastanza muscolosi). Sono progetti come quello di Tiburtini a farci capire qualcosa di più (e sono già pronti i Ken) trattando un problema delicato con iniziative semplici ma dal grande impatto e significato sociale.
Vedi tutte le foto del progetto a QUESTO LINK