Roberto Luigi Mauri tra il medico in famiglia, la borsa di studio e una carriera tutta da scrivere
Pubblicato: Domenica, 15 Ottobre 2017 - Marzia Manciniilmamilio.it - contenuto esclusivo
Il 18 settembre 2017, l’attore grottaferratese Roberto Luigi Mauri, noto al pubblico per la sua partecipazione ad “Un medico in Famiglia 10”, è stato premiato dal presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti con un’importante borsa di studio facente parte del concorso “Torno Subito”, un programma di interventi che finanzia progetti presentati da giovani universitari o laureati dai 18 ai 35 anni articolati in percorsi integrati di alta formazione ed esperienze in ambito lavorativo, in contesti internazionali e nazionali.
Nello specifico, il 27enne castellano, ha ottenuto la possibilità di frequentare il primo anno di una delle scuole di recitazione più famose al mondo, la “Lee Strasberg Institute” di West Hollywood, 9 mesi intensivi di alta formazione, un sogno che si realizza ed un’occasione unica ed irripetibile per un attore come Roberto. Il 29 dicembre il suo aereo partirà per Los Angeles e questo sarà solo l’inizio di un lungo ed entusiasmante viaggio.
Roberto, come è nata la tua passione per la recitazione?
Da bambino volevo fare tutt’altro, inizialmente lo scienziato e poi il medico, tanto è vero che dopo essermi diplomato mi sono iscritto alla Facoltà di Medicina ma in seguito mi sono reso conto che ad attrarmi era soltanto ‘l’immagine’ del medico, ovvero quella dell’eroe che salva vite umane e al contrario, non sentivo di avere una gran passione per la parte più realistica e pratica di quella professione. Tuttavia, quell’anno di università è stato fondamentale, un giorno mi capitò tra le mani un volantino che pubblicizzava un’accademia di recitazione, qualcosa dentro di me si è acceso e ho collegato due esperienze importanti della mia vita. La prima riguarda i miei genitori, si sono separati quando ero solo un’adolescente e c’è stato un brutto periodo in cui mia sorella non rivolgeva più la parola a mio padre, il mio obiettivo era quello di riunire la famiglia, così facevo da intermediario tra i due litiganti ed ogni volta che riportavo un messaggio ad uno dei due, cercavo di modificarlo a modo mio, cercando di capire le esigenze di entrambi e quello che avrebbero voluto sentirsi dire, ho imparato ad interpretare i bisogni degli altri, proprio come fanno gli attori. Il secondo ricordo è stato quello di un fioraio stravagante; a casa mia sono quasi tutte donne, mia madre, mia sorella, le mie zie…Così ho sempre comprato tanti fiori per le ricorrenze più importanti e il fioraio al quale mi rivolgevo era un ex attore che ogni volta che confezionava un profumato bouquet decantava una poesia o i versi di un testo letterario. Questi due flash, mi hanno fatto capire che quello che volevo dalla vita era recitare.
Quest’estate mi sono candidato per un provino molto importante, riguardava una webseries medioevale intitolata “Indictus” prodotta dalla “Sicilia Film Commision”, dall’“Ida Immaggini D’Autore” e dalla Reverse Agency e con regia di Francesco di Nolfo. Dopo neanche un mese mi chiamano, mi pagano il biglietto per la Sicilia e mi fanno un bellissimo provino in cui si innamorano di me, vengo preso per interpretare il ruolo del protagonista Serlòn, non ci potevo credere! Per l’occasione ho dovuto imparare ad andare a cavallo e ho fatto lezioni di scherma medioevale.
La serie si divide in 7 puntate da 10 minuti ciascuna, debutterà sul web nel mese di novembre e racconta la storia di un principe normanno, Serlòn, che viene incaricato di conquistare la Sicilia ed eliminare gli arabi che avevano invaso il territorio italiano ma questo condottiero ha un animo nobile e non vuole la devastazione, piuttosto vorrebbe cercare di integrare le due diverse culture. Questa strategia non è ben vista dal resto della corte reale che ha paura di perdere la supremazia economica e questo darà vita a una serie di intrighi e di congiure contro la vita del principe. La trama si rifà allo stile de “Il Trono di Spade” ma a differenza di quest’ultima non ha nulla di fantastico e si basa su fatti storici.
E’ stata una delle esperienze più belle della mia vita.
Cosa ti aspetti dal tuo viaggio formativo ad Hollywood vinto con la borsa di studio?
Dà sempre c’è un grande divario tra il cinema italiano e quello americano, la causa principale è la notevole differenza tra i fondi economici messi a disposizione per fare un film. Gli attori hollywoodiani sono strapagati ed hanno a disposizione un anno e anche di più per studiare un solo ruolo, prepararsi psicologicamente e fisicamente ed è difficile che dopo tanta dedizione qualcosa riesca male. Inoltre anche le luci e la fotografia hanno una qualità superiore ed una semplice scena di due tipi seduti al bar può essere trasformata in un capolavoro. In Italia si fa quasi tutto a risparmio, spesso vengono presi gli ‘attori’ dalla strada perché non hanno pretese economiche ed ecco qui i cosiddetti ‘attori cani’ italiani…Quello che mi interessa è apprendere e carpire il linguaggio cinematografico americano, voglio sapere come si studia un copione, qual è la forma vincente per inviare un curriculum, quali sono le foto giuste da presentare, un insieme di cose che fanno la differenza. Voglio fare tesoro di quello che mi sarà insegnato e riportarlo in Italia.
E se ti proponessero un lavoro lì?
Non nego che la proposta sarebbe allettante, anche perché come dicevo, i cachet americani sono da capogiro…Ma ribadisco che il mio sogno d’attore, sarebbe quello di vedere un giorno il cinema del nostro Paese al pari di quello hollywoodiano. Spesso gli italiani hanno paura di osare, da poco tempo forse si sta smuovendo qualcosa, basti pensare ai film di “Gig Robot” con Claudio Santamaria e “Veloce come il vento” con Stefano Accorsi, in cui finalmente siamo approdati su un nuovo genere, andando oltre il confine della solita commedia ‘all’italiana’ e abbiamo anche dimostrato di esserci riusciti molto bene, dunque vorrei che il cinema continuasse su questa strada…
Qual è stato l’insegnante che ti ha dato di più?
Il Maestro Giorgio Albertazzi mi è rimasto nel cuore. Era una persona unica, un uomo molto attratto dalle donne, un vero seduttore con un gran fascino. Studiando nel suo “Atelier per Geni” ricordo che un giorno si tolse il cappotto dicendo: ”Vedete questo? E’ firmato Burberry e costa un sacco di soldi ma se lo butto qui sopra (indicando un tavolo) non è nient’altro che uno straccio!”. Un modo esemplificativo per spiegarci che siamo noi a dare il vero valore alle cose.
Cos’è l’arte?
L’arte è un’esigenza ma può chiamarsi tale solo se viene condivisa, altrimenti rimane egoismo fine a sé stesso.
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