"Abbazie e Certose: come non perdere i tesori del Lazio”: sul Corriere.it una interessante riflessione che riguarda anche Grottaferrata
Pubblicato: Martedì, 10 Ottobre 2017 - Fabrizio Giustiilmamilio.it
Il corriere.it si interessa dell’Abbazia di Grottaferrata e del suo futuro. Un articolo di Veronica Arpaia e Alessio Conti per il blog ‘La Nostra Storia” di Dino Messina, ha riportato alla luce l’interesse per l’avvenire del luogo caro ai cittadini criptensi e castellani.
L’incipit del pezzo prende spunto dalla strada per raggiungere la Certosa di Trisulti, a Collepardo, nel basso Lazio, riferimento che fa parte del cammino di San Benedetto. Un itinerario tra borghi medievali, affreschi, biblioteche, paesaggi. “Roma è sempre benemerita – scrivono Arpaia e Conti - ma la sua presenza ha in realtà relegato nell’ombra le molte meraviglie delle terre circostanti, tra cui, spiccano altri due nomi che la storia della Chiesa non può proprio dimenticare: le abbazie di Fossanova (Latina) e quella di Grottaferrata (Roma). I custodi dei tesori che cingevano come una corona il Lazio fatto di fede e di cultura, di arte e di lavoro manuale, di spirito e di vita, potrebbero accontentarsi di rimanere alla fonda, invece pare stiano tristemente affondando, se non sprofondando. Abbazie e Certose stanno per essere, se non lo sono già, abbandonate dai monaci, spesso oramai anziani e in numero esiguo, per trovare nuovi custodi provenienti da altri ordini che però non hanno lo stesso carisma”.
Una sorta di richiamo all’attenzione, considerando che nell’occidente latino Abbazie e Certose assumono forma comunitaria. “Già nei Padri della Chiesa – scrivono - i monaci viventi in celle sono paragonati alle api. La Badia è quindi simile a un alveare in cui ogni monaco svolge la sua mansione fissa o si occupa, ad esempio, di uffici variabili generalmente con cadenza settimanale”.
Quindi un volo pindarico sulle caratteristiche umane, monastiche, storiche, liturgiche, spirituali e culturali di Fossanova e Grottaferrata, entrambi patrimoni da difendere in un’epoca che sta mettendo a rischio molte di queste realtà.
“Come evitare di perdere questo sterminato patrimonio del Lazio evitando che si rovini o che spariscano le secolari tradizioni appena descritte? - si domandano Arpaia e Conti - Cosa ne è dei fondi europei di cui in genere dispone la Regione? Se oggi abbiamo a disposizione tutta la cultura classica, lo dobbiamo prevalentemente alla tradizione monastica che pazientemente riscriveva quanto affidatole; se poi la cultura infastidisce o è considerata sinonimo di bazzecola, pinzillacchera o quisquilia, significa che questo amatissimo paese – e così tutti quelli interessati al solo guadagno – rischia di non avere futuro, pure la cultura può portare denaro (ma non senza investimenti), anche se dovrebbe interessarci e appassionarci a prescindere dal profitto, ma più semplicemente perché è, è, è!”.
Sicuramente una considerazione da sottoscrivere e da prendere in considerazione.