Usb: "Decreto Rilancio cancella i buoni propositi e dimentica gli “eroi”. La mobilitazione nazionale
Pubblicato: Venerdì, 29 Maggio 2020 - redazione attualitàilmamilio.it
"Il Decreto Rilancio ricaccia indietro la Sanità pubblica, quella che ha dovuto reggere in pressoché assoluta solitudine il devastante impatto del flagello Covid-19. Strano modo di dare seguito alla pandemia di complimenti di politici e amministratori, di applausi collettivi al tramonto, di lacrime versate per gli “eroi” della Sanità uccisi dal coronavirus". Così il sindacato USB, che oggi si è mobiliato a Roma e in Italia.
"Per questo e per le ragioni esposte a seguire - continua - il Coordinamento nazionale Sanità dell’Unione Sindacale di Base ha indetto la mobilitazione nazionale venerdì 29 maggio, che a giugno sarà seguita dallo sciopero dell'intero settore, pubblico e privato. Le parole d'ordine riguardano le assunzioni/stabilizzazioni del personale e il mancato "ristoro" economico (quello largamente concesso a Confindustria), compresa l’eliminazione del bonus una tantum di 1000 euro che si era pensato di erogare al personale sanitario impegnato nell’emergenza".
Nel Decreto Rilancio - afferma USB - le assunzioni previste sono infatti insufficienti (mancano all'appello almeno 20.000 infermieri e circa 4/5000 OSS solo per rendere davvero stabili i posti di terapia intensiva) e all’insegna del peggior precariato (scadenza a dicembre 2020). Il Decreto ha anche cassato l'articolo che prevedeva la proroga della Madia a dicembre 2020 per la stabilizzazione dei precari, colpendo le migliaia di operatori che in questi mesi hanno garantito l'assistenza.
"In buona sostanza - prosegue il sindacato - se il coronavirus avesse davvero insegnato qualcosa, nel Decreto Rilancio ci sarebbero stati:
- L’assunzione stabile delle 50.000 unità di personale del SSN tagliate dal 2006
- La stabilizzazione dei troppi precari della Sanità
- Il ripristino dei 135.000 posti letto tagliati dal 1996
- Il ripristino di quel 40% di servizi territoriali – tra i quali quelli di prevenzione - tagliati in 12 anni
- Il ritorno al Sistema Sanitario Nazionale, unico, universale e pubblico, constatato il fallimento dei 20 sistemi sanitari regionali
- L’adeguamento delle retribuzioni degli “eroi” al loro lavoro e alla media dei colleghi europei"
Al contrario, appare chiarissima l’intenzione di tornare al passato - ribadiscono i manifestanti - finita l’emergenza. "Lo stesso - aggiungono - grazie al quale piangiamo più di 32.000 morti (stando solo ai numeri ufficiali) e almeno 25.000 operatori sanitari contagiati. Per tutte queste ragioni, oggi è presente con un presidio di protesta sotto gli assessorati regionali alla Sanità e presso la sede del Ministero della Salute a Roma a rivendicare, assunzioni, stabilizzazioni, retribuzioni adeguate per il personale, ripristino dei posti letto, rilancio dei servizi territoriali, rafforzamento della Sanità pubblica e ancora assunzioni a beneficio dei cittadini e a tutela del diritto alla salute.