21 anni fa l'uccisione di Massimo D'Antona. Casellati: "Ricordo è dovere morale"
Pubblicato: Mercoledì, 20 Maggio 2020 - redazione attualitàilmamilio.it
Ventuno anni fa veniva ucciso dalle nuove Brigate Rosse Massimo D'Antona, accademico e giuslavorista.
"Uomo colto e studioso sensibile, volle innovare il mondo del lavoro e proprio per questo fini' vittima di una violenza brutale che puntava a legittimare con l'ideologia un progetto criminale. Il ricordo del suo sacrificio e' un dovere morale, ma anche l'occasione per ribadire la piu' ferma e netta condanna al terrorismo e all'uso della violenza nella lotta politica".
Lo ha dichiarato il Presidente del Senato Elisabetta Casellati ricordando l'assassinio.
D'Antona fu ucciso il il 20 maggio del 1999 poco dopo essere uscito dalla sua abitazione in via Salaria a Roma. All’altezza dell’incrocio con via Adda, poco distante, lo stavano aspettando un uomo e una donna, membri del gruppo terroristico Nuove Brigate Rosse. L’uomo tirò fuori una pistola e sparò nove colpi che andarono tutti a segno. Quello fatale colpì il professor D’Antona al cuore. Trasportato in ospedale venne dichiarato morto alle ore 9 e 30.
L’omicidio D’Antona fu l’inizio della breve offensiva delle Nuove Brigate Rosse. Tre anni dopo, il gruppo uccise un altro giuslavorista consulente del governo, il professor Marco Biagi.
L’anno dopo, i due membri del commando che aveva ucciso D’Antona furono fermati dalla polizia su un treno per un normale controllo. Cominciarono a sparare contro gli agenti. Mario Galesi, che aveva sparato i colpi che avevano ucciso D’Antona, fu ferito e morì poche ore dopo in ospedale. Fu ucciso anche il sovrintendente di polizia Emanuele Petri. La polizia riuscì invece ad arrestare la compagna di viaggio di Galesi, Nadia Desdemona Lioce. Tre anni dopo l’omicidio D’Antona, l’intero commando dei responsabili della sua morte era stato arrestato e nei mesi e anni successivi furono tutti condannati.