Rocca di Papa: la politica della "stampella" non salva nessuno. Ma alla città chi pensa?
Pubblicato: Martedì, 20 Novembre 2018 - redazione politicailmamilio.it - contenuto esclusivo
Quello della stampella, politicamente parlando, a Rocca di Papa è strumento ampiamente utilizzato. Tanto raffinato ed evoluto che ormai nessuno sa più chi sta "stampellando" e perché: è un sorreggersi gli uni agli altri più per prendere tempo - tutti - che per fare qualcosa per la città. Ormai è palese.
Stampella di chi? Per chi? Perché?
Iniziamo dal sindaco pro tempore Emanuele Crestini, l'alfiere dell'antisistema ormai diventato ampiamente più sistematico degli altri. Un sindaco che prende "schiaffi" (politicamente parlando) anche da Astral sul fattaccio del muro di via Frascati (LEGGI Rocca di Papa, muro di Via Frascati/ ASTRAL SPA: “Nessuna inerzia da parte dell’Azienda”) e che, sposato più sì che no Zingaretti, stretto l'accordo col Pd e poi rinnegato, occhieggiando prima alla Lega, poi al centrodestra, poi ad una delle tante costolette 5 stelle che si animano in paese, ha perso i pezzi forti che aveva in Giunta (Montalto, Rossetti e Barboni) senza battere ciglio ed anzi dando l'impressione di essere stato lui il regista dell'uscita di scena dei 3 professionisti convinto di avere sempre la bacchetta dalla parte del manico e non, come invece pare, dalla parte delle scintille. Per essere chiari: su abusivismo ed antenne, le cose che chiedeva la gente, siamo al punto di partenza. Zero.
Il resto è una pangea indefinita. La maggioranza, scarsissima di elementi di spessore politico e di esperienza, procede per inerzia dietro le linee di quei 2-3 soggetti dotati di maggior visione (leggasi scaltrezza politica). Siamo al nulla cosmico, per intenderci: una maggioranza completamente incapace di mettere il sindaco di fronte alle sue responsabilità politiche ed amministrative. Una maggioranza senza alcuna personalità politica, che vive alla giornata e che assolutamente perso di vista la città.
Si ripresenteranno, probabilmente in ordine sparso: statene certi.
Tanto che viene da pensare che i 3 che se ne sono andati (ex Voi per noi) abbiano quasi fatto bene. Il presidente del Consiglio Massimiliano Calcagni folgorato dal Carroccio di Pontida (provincia di Bergamo, Lombardia) ormai è un corpo avulso da ogni contesto politico consiliare. Assolutamente non più pervenuto. Così come il suo compagno di avventura, l'ex enfant prodige del centrosinistra di bocciana memoria, Lorenzo Romei: lui, sì, in eterna attesa.
In minoranza c'è da divertirsi perché, a turno, è tutta una gara a tenere in piedi il sindaco e ad evitare accuratamente di affondare il colpo. Pasquale Boccia e la sua collega di ex avventura morta e sepolta di Leu, Elisa Pucci (finita nel frattempo nell'orbita di Smeriglio) sono sciolti dai vincoli leggeri leggeri di un'esperienza politica che avrebbe dovuto far tremare i polsi (Articolo 1-Mdp) e che invece si è risolta nel posto in Regione Lazio per l'ex sindaco (accompagnato da Carlo Ponzo e Maurizio Querini, altri due ex eccellenti LEGGI Rocca di Papa, Pd-Articolo1 andata e ritorno: Ponzo, Boccia e Querini assunti in Regione Lazio) arrivato molto probabilmente nell'ambito dell'operazione che pochissimi giorni prima aveva eletto l'ex Leu Daniele Ognibene in Consiglio regionale e, soprattutto, direttamente a sostegno di uno Zingaretti con i numeri corti da subito.
Dunque la domanda: sciolte le trecce i cavalli, dove si va?
Il Pd è la barzelletta di se stesso: mai ripresosi dal folle autunno pre-elettorale 2015, il partito resta in mano ad un Massimo Litta impalabile e, in Consiglio, ad una Marika Sciamplicotti in eterna ricerca di se stessa sul piano politico. Ed ora c'è pure il Congresso, ennesima occasione per contare (e contarsi) numeri che sono ormai - soprattutto localmente - al minimo storico.
Ognuno di questi, Boccia, Pucci e Sciamplicotti - tutti insieme appassionatamente e fallimentarmente insieme contro Crestini alle elezioni - di Crestini è o è stato, direttamente o attraverso il Pd, un sostegno del sindaco. Una stampella.
Defilati al momento Massimo Grasso (che si dica sia impegnato in altro comune dei paraggi, politicamente) e Ottavio Atripaldi.
Fuori dal Consiglio, e fu una precisa strategia degli strateghi locali, il Movimento 5 stelle sta faticosamente cercando interpreti affidabili. Perché, anche su questo fronte, c'è poco da essere duri e puri dal momento che alcuni sedicenti pentastellati continuano a pendere dalla parte di Crestini, altri dopo averlo sostenuto a lungo lo hanno scaricato, ed altri cercano di percorrere un percorso in grado di essere ritenuto credibile.
Crestini dunque resta in piedi non per specifici meriti politici o amministrativi personali (difficilissimi da scorgere: l'assenza della maggioranza ieri in Consiglio ne è l'ennesima prova) ma perché ancora non conviene a nessuno che cada. Perché nessuno si sente pronto. Il quadro deve ancora maturare: a Rocca di Papa, città degli accordi liquidi, è davvero difficile che qualcosa maturi, tantomeno in questi tempi.
Ecco. Siamo alla mission impossibile. Quella di lavorare per la città.