VICENDE - La Repubblica di Rocca di Papa

Pubblicato: Martedì, 30 Aprile 2024 - Flavia Santangeli

 

ROCCA DI PAPA (attualità) -La notte del 30 aprile 1855 la popolazione di Rocca di Papa si rivoltò contro il casato Colonna

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Durante la notte del 30 aprile 1855 la popolazione di Rocca di Papa si rivoltò contro il casato Colonna e l’indomani proclamò l’effimera Repubblica con il seguente avviso:

“Si avvertono i signori infami che nel giorno del 1 maggio si farà il Consiglio nel Palazzo delle Cinque Ischie. E bisogna ammazzare la pubblica Forza e pure il guardiano Miraculo. E poi dare nel cosiddetto preterito al Priore e al Curato, sotto pena della fucilazione di notte a chi stacca il presente affissato. Senza altri affari da liquidarsi in avvenire di notte. Si avverte la Forza pubblica a fuggire e basta così. Viviamo felici, Dio, il Popolo tutto.”

Ma cosa avvenne nei giorni successivi alla rivolta, un unicum nella storia dei Castelli Romani?

Per l’Amministrazione comunale non restava altro che dar corso alle decisioni prese all’unanimità dal Consiglio comunale il 29 aprile alla vigilia dell'insurrezione. Già al mattino del 5 maggio, il sindaco Botti riceveva infatti la dichiarazione perizia dell’agrimensore Ferdinando Venturini di Frascati.

Nel frattempo Papa Pio IX nominava una commissione composta dai cardinali Di Pietro, Bofondi e Mertel al fine di comporre la vertenza, ordinando che i Campi d’Annibale fossero, in avvenire, scelti come accampamento estivo dalle truppe Pontificie, come viene riportato nel libro di Carlo Cofini, Rocca di Papa Repubblica per un giorno - Una lunga controversia su lo jus lignandi et carbonandi, Rocca di Papa (RM), ed. La Spiga, 2001.

L'Amministrazione comunale chiudeva l’anno 1855 con altri due dispacci diretti alla Presidenza di Roma e Comarca, relativi sempre ai contrasti con il casato Colonna.

Non si hanno particolari circa l'esito e il seguito di queste due missive, che lasciavano intendere la gravità della situazione, né ulteriori dettagli o tracce offrono gli archivi comunali circa il corso e gli sviluppi della vertenza. Il gran vuoto di notizie che va dal febbraio del 1856 al 1873, non permette di formulare che un’ipotesi sulla base di una nota di diversi dispacci inviati dall'Amministrazione comunale alla Deputazione provinciale, i quali vanno dal 1855 al 1861.

È probabile che si fosse stabilita una tregua fra le parti in lite, vivamente consigliata dalla Commissione cardinalizia e dalla stessa Deputazione provinciale in attesa di raggiungere un accordo.

Ad ogni modo, la notizia di questa “singolare” rivoluzione si sparse all'istante, raggiungendo i Castelli, Roma, le agenzie di stampa e tutti i giornali d’Europa parlarono di questa Repubblica. Nulla avvenne di quanto era stato annunciato nel manifesto, non ci furono né morti né feriti, ma vennero incarcerati diciassette rivoltosi i cui nomi restarono nell’oblio; alla luce dei fatti, quella della popolazione roccheggiana fu soprattutto una condanna morale. 

Il celebre giornalista Ceccarius, all’anagrafe Giuseppe Ceccarelli (1889-1972), importante studioso della cultura e delle tradizioni popolari romane, affermò che i rivoltosi furono “i precursori ignorati di successivi movimenti sociali”.

Rocca di Papa può vantarsi di una cosa di cui pochi, pochissimi possono fare altrettanto: nel pieno del Risorgimento che poi condusse alla sofferta Unità d’Italia, la città castellana poté fregiarsi del titolo di “Repubblica di Rocca di Papa”, provocando nuove tensioni politiche e sociali per inserirsi nel filone risorgimentale della storia italiana.
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