Emanuele Iurilli, morire mentre si torna da scuola. Quel maledetto 9 Marzo 1979 e gli anni del terrore

Pubblicato: Giovedì, 09 Marzo 2023 - Fabrizio Giusti

ACCADDE OGGI – Il 9 marzo del 1979 la morte dello studente nel corso del conflitto a fuoco tra Prima linea e Polizia

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E’ passato alle cronache come ‘L'agguato della bottiglieria di via Millio’, uno scontro a fuoco, avvenuto a Torino il 9 marzo 1979 tra alcuni agenti di Polizia - attirati con uno stratagemma in una trappola - e i terroristi di Prima Linea.

L’agguato fu organizzato nella intenzione di uccidere degli appartenenti alle forze dell’ordine per vendicare la morte di due militanti del gruppo. Nella sparatoria che ne seguì, cadde senza colpe e senza sapere il perché, mentre tornava da scuola, Emanuele Iurilli, 18 anni, raggiunto da una pallottola vagante esplosa dal commando terrorista.

I FATTI - Il 9 marzo del 1979 arrivò di venerdì. Una giornata senza sole, che diventò ancora più cupa intorno 13.40, quando Emanuele venne colpito a pochi metri da casa, nella periferia ope­raia di Borgo San Paolo. 

Iurilli frequentava l’Istituto Tecnico ‘Carlo Grassi’. Morì in una stagione di violenza inaudita. Morì come Alessandro Caravillani a Roma (in un conflitto a fuoco tra Nar e Polizia), anch’egli studente. Morì come i tanti che prendevano un treno e saltavano in aria per colpa di una bomba.

Emanuele non lo sapeva, ma il conto della rovescia con il suo destino era iniziato qualche giorno prima.

Torino in quel periodo è una città assediata dal piombo. Amministrata da un sindaco amato, Diego Novelli, aveva visto un susseguirsi di attentati, scontri a fuoco e manifestazioni di protesta che avevano creato un clima di tensione altissima. Solo un anno e mezzo prima le cronache avevano raccontato l’orrenda morte del giovane Roberto Crescenzio. Il 29 novembre del 1977 era stato ucciso il giornalista Carlo Casalegno.

Oltre alla colonna torinese delle Brigate Rosse, in città era attiva anche Prima Linea. Il PCI locale diffuse e favorì la partecipazione dei cittadini alla lotta contro il terrorismo. PL, per tutta risposta, cercò di colpire il consigliere Michele Zaffino, impegnato nel suo quartiere all'identificazione e la cattura dei violenti. Una parte del nucleo di fuoco, composto da quattro militanti, venne colto di sorpresa all'interno di un bar in piazza Stampalia (Bar "dell'Angelo") da alcuni agenti di polizia allertati da un tabaccaio allarmato dalla presenza di giovani che avevano acquistato nel suo negozio delle maschere di carnevale.

Due terroristi, Barbara Azzaroni (nome di battaglia "Carla") e Matteo Caggegi ("Charlie"), morirono in seguito allo scontro armato. Altri due componenti del commando sfuggirono all’arresto. Pochi giorni dopo si decise di vendicare i ‘compagni’ caduti organizzando un sanguinoso attacco, premeditato nel dettaglio.

Era iniziata così la parabola tragica che portò alla morte di Iurilli.

I terroristi, il 9 marzo del 1979, si recarono in Via Millio. Al­cuni di loro entrarono nel bar minacciando un paio di ostaggi. All’arrivo dei poliziot­ti, chiamati al telefono con il pretesto di un furto, iniziarono a sparare. L’ap­puntato Gaetano D’Angiullo venne ferito alle gambe.

Fu in quel momento che Emanuele girò l’an­golo. Stringeva in una mano i suoi quaderni e libri. Si accorse probabilmente del trambusto, cercò di rifugiarsi tra due auto, ma venne colpito da una pallottola. Per lui non ci fu nulla da fare.

Pochi mesi dopo i componenti di Prima Linea di Torino organizzarono un'altra vendetta. Ritennero di aver individuato nel proprietario del Bar dell'Angelo, Carmine Civitate, l'autore della segnalazione alla polizia che aveva causato la morte di ‘Charlie’ e ‘Carla’. Il 18 luglio 1979 Civitate fu ucciso. In realtà, durante il dibattimento processuale, si venne a scoprire che il proprietario dell'esercizio commerciale non era coinvolto e che l'autore della segnalazione alle forze dell'ordine era stato il titolare di un'attività vicina.

Pochi mesi ancora e l’organizzazione sarà stroncata dall’azione dello Stato. Tutti i componenti del gruppo di Via Millio furono arrestati e processati.

Emanuele Iurilli fu gradualmente dimenticato. Non da coloro, tra familiari ed amici, che cercarono di mantenerne viva la memoria come monito contro ogni violenza. Ci sono voluti 35 anni (nel 2014) per apporre una targa nel luogo ove perse la sua giovane esistenza. Aveva tante passioni, i sogni di ogni ragazzo della sua età. E’ rimasto un nome impresso nella storia tragica di quegli anni.