Rocca di Papa fu teatro dell’ultima condanna a morte del Papa Re per motivi politici. La scoperta nel libro di Andrea Sebastianelli

Pubblicato: Domenica, 08 Gennaio 2023 - Fabrizio Giusti

ROCCA DI PAPA (attualità) - Il libro “1867. Garibaldini contro Papalini, l'insurrezione finita nel sangue” ricco di scoperte storiche

ilmamilio.it

Secondo la storiografia più diffusa, l’ultima esecuzione politica del potere temporale - ai tempi del regno di Papa Pio IX - fu quella di Gaetano Tognetti e Giuseppe Monti, responsabili dell’attentato alla caserma 'Serristori' del 22 Ottobre del 1867. Un libro del giornalista Andrea Sebastianelli, “1867 - Garibaldini contro Papalini, l'insurrezione finita nel sangue”, edito da ‘Il Segno’, riscrive, dopo 160 anni, la storia di quegli ultimi anni in cui regnò il Papa Re e porta alla luce l’insurrezione di un gruppo di uomini a Rocca di Papa, città già conosciuta in ambito risorgimentale per aver ospitato il suo primo medico condotto, Leonida Montanari, ghigliottinato in Piazza del Popolo a Roma assieme ad Angelo Targhini il 23 novembre del 1823 (la vicenda è resa nota dal magnifico film di Luigi Magni “Nell’anno del Signore”) e per la breve Repubblica ribelle del 1855.

 

In un altro film di Luigi Magni, in ‘Nome del Papa Re’ (dove si narrano proprio le vicende attorno al caso Monti-Tognetti), c’è una premessa che fa da prologo alla narrazione cinematografica:  una lettera di dimissioni dettata dal Monsignor Colombo da Priverno (interpretato stupendamente da Nino Manfredi) al suo aiutante Serafino: “Dato in Roma, dì 22, del mese di ottobre dell’anno del Signore 1867: visto lo stato miserevole in cui versa Roma, in questi giorni di angoscia e di paura, con porte della città murate a pozzolana, strade deserte come se fosse scoppiato il colera, cannoni sulle piazze, barricate, pattuglie de Zuavi che battono il selciato giorno e notte, bande garibaldesche che battono il contado e la rivoluzione che dentro e fuori le mura incalza al grido dissennato ‘O Roma, o morte!’, ma visto altresì, beatissimo padre, il tuo silenzio davanti al massacro compiuto dagli Zuavi pontifici nel lanificio Ajani in Trastevere, là dove i tuoi eroi da presepio hanno scannato sedici Romani, ferito da questi avvenimenti, e dopo alcune notti passate insonne ad ascoltare la voce della coscienza e l’esplosione delle bombe alla Orsini, che ormai a Roma scoppiano dappertutto, dichiara fin da adesso la sua indisponibilità per i processi penali, che in conseguenza dei fatti ricordati, ipso facto, seguiranno. E prega pertanto la Santità Vostra, di esonerarlo per il prosequio dall’incarico di giudice, e da tutte le mansioni attinenti a esso ufficio”.

Quello che emerge dalle parole del personaggio creato da Magni è il clima che si respirava in quei giorni alla fine dell’Ottobre del 1867, infervorato dell’avanzata delle truppe garibaldine verso Roma e in cui Rocca di Papa fu teatro di un'insurrezione armata, un omicidio, una condanna a morte: quella del giovane Francesco Martini (nel luglio del 1869). Una vicenda finita per molto tempo nell’oblio e che ora è stata ricostruita come un'inchiesta giornalistica. Una storia inedita, ricca di colpi di scena e di testi finalmente approfonditi e frutto di una ricerca (nata durante il lockdown forzato dal Covid) che ha analizzato con grande scrupolo l'anticlericalismo del contesto pre-unitario nei Castelli Romani che portò un piccolo villaggio, per tradizione fedele al Papa, che conquistò le pagine dei quotidiani europei per una rivolta condotta al grido di “Viva Garibaldi! Viva la Repubblica! Viva l’Italia””.

 

mercatini frascati ilmamilio

Dopo il 1870, tre dei quattro protagonisti di questa insurrezione diventeranno anche i rappresentanti delle nuove istituzioni cittadine (uno sindaco, gli altri due guardie municipali), mentre il quarto, finito sul patibolo del boia, sarà destinato alla dimenticanza per una serie di motivi che Sebastianelli indaga nelle sue pagine.

Il libro scandaglia inoltre fatti sconosciuti del periodo precedente la rivolta e successiva all’Unità nazionale, con le prime giunte municipali, i primi provvedimenti, i primi scandali amministrativi.

Una storia che, dopo un secolo e mezzo, ritrova la sua verità e riscrive una pagina del Risorgimento regionale pochi anni prima dell’arrivo dei bersaglieri a Porta Pia e l’inizio del Regno unitario d’Italia, compiendo ciò che predisse nella sua riflessione proprio il Monsignore del film di Magni: “Qui non finisce perché arrivano gli Italiani; qui, arrivano gli Italiani, proprio perché è finita”. 

judo frascati ilmamilio

colline nuoto6 ilmamilio