50 anni dopo "Il Padrino" è morto James Caan, Santino Corleone. Fu anche il Paul Sheldon di Misery

Pubblicato: Venerdì, 08 Luglio 2022 - redazione attualità

sonny ilmamilioROMA (attualità) - Aveva 82 anni ed una lunghissima carriera alle spalle. Sul set anche di Dogville. Ma con Coppola e Reiner seppe lasciare un segno indelebile

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Aveva 82 anni ed alle spalle una lunghissima carriera da attore, avviata sessant'anni prima. Ma pur negli oltre 100 film tra tv e cinema, due restano le interpretazioni che ne hanno caratterizzato la vita professionale: quella di Santino "Sonny" Corleone nel monumentale "Il Padrino", esattamente 50 anni fa e quella, in questo caso da attore protagonista, di Paul Sheldon nella terrificante narrazione di "Misery non deve morire".centroEstivo freeTime ilmamilio

Se n'è andato la sera del 6 luglio James "Jimmy" Caan, volto notissimo del cinema mondiale. Ai due capolavori sopra citati, si aggiunge una lunga serie di ruoli non ultimo quello nel surreale Dogville di Von Trier.

Una vita non sempre facile, come spesso capita alle star di Hollywood, e quell'attesa quasi infinita per una nuova importante occasione.

James Caan può comunque a pieno diritto ritenersi un immortale del cinema proprio per quel suo ruolo nei panni dell'irrequieto Santino, primogenito di Vito Corleone e fratello di Michael Corleone e di Conny. 

E proprio quest'anno quello che è considerato il 2° nella classifica dei 100 migliori film americani di sempre (a pienissimo diritto, anticipato solo da "Quarto potere") compie i suoi 50 anni. Era il marzo 1972 quando la pellicola di Francis Ford Coppola comparve sui grandi schermi per la prima volta: con un cast stellare, una storia fedelmente tratta dall'opera letteraria di Mario Puzo e quell'aurea da predestinato alla gloria che lo ha reso - per sempre - il padre di tutti i film sulla malavita organizzata.

Non meno gloria a Jimmy Caan è giunta, 18 anni dopo, per l'altrettanto memorabile interpretazione (probabilmente anche superiore sul piano artistico) nella pellicola di Rob Reiner tratta dalla terribile mente di Stephen King. Le caviglie di Paul Sheldon spezzate dalla mazza brandita da Annie Wilkes le abbiamo sentite vibrare anche noi nelle nostre gambe. Perché, appunto, Misery non deve morire.

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Hollywood perde un altro suo figlio, certamente maturo ma non per questo non meritorio di entrare nell'Olimpo di quelli che, sì, hanno lasciato un segno.

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