
Velletri | Partecipato presidio dei lavoratori precari che lavorano al Tribunale organizzato dalla Cgil FP
VELLETRI (politica) – Il comunicato stampa
ilmamilio.it
“Tra le carenze di organico al 31 dicembre 2024 ed i pensionamenti dei prossimi anni, ci saranno oltre 15.000 posti vacanti e l’amministrazione pubblica ancora non si decide a dare risposte sulla giusta valorizzazione professionale ed economica del personale in servizio. Dicono dalla Cgil Funzione Pubblica che oggi ha organizzato il sit in di protesta davanti al Palazzo di Giustizia veliterno con circa 20 lavoratori amministrativi. Nulla sulla redistribuzione dei carichi di lavoro anche attraverso nuove assunzioni e progressioni verticali. La scopertura media di personale è del 35-38%; in alcune regioni del Nord la percentuale supera il 50%. Nonostante l’ingresso di personale precario PNRR, le difficoltà permangono. Drammatica è la situazione di tutti gli uffici requirenti, dei Tribunali per i minorenni e di sorveglianza, degli UNEP, dove il personale è ridotto al lumicino a causa di pensionamenti e dimissioni. Molte lavoratrici e molti lavoratori abbandonano questo Ministero della Giustizia, transitando verso altri enti o amministrazioni, dove le condizioni di lavoro ed economiche sono migliori.
Dopo mesi di attesa, abbiamo sottoscritto definitivamente il FRD 2023.

Come Fp Cgil, con diverse note, abbiamo sollecitato e invitato l’Amministrazione a un cambio di passo. Non è accettabile il ritardo con cui si contratta e si eroga il fondo: sono soldi delle lavoratrici e dei lavoratori e hanno diritto a percepirli in tempi certi.
Anche nell’ultimo incontro con la Capo di Gabinetto abbiamo chiesto di fissare a stretto giro la data per la contrattazione del FRD 2024, e di lavorare per poter contrattare nei primi mesi del prossimo anno quello del 2025). E invece di investire maggiori risorse per la stabilizzazione di tutto il personale precario presente negli uffici, il Ministero della Giustizia, si limita a dire che, al momento, le risorse disponibili garantiscono la stabilizzazione di 6.000 unità su circa 12.000.

Ad un anno dalla scadenza dei contratti dei precari PNRR al Ministero della giustizia – funzionari UPP, funzionari tecnici ed operatori data entry – ed a 6 mesi dalla approvazione della prossima legge di bilancio che dovrà individuare le risorse per la stabilizzazione. Le organizzazioni sindacali FP CGIL, UIL PA e USB PI, ritengono necessario rilanciare con forza la mobilitazione per chiedere la stabilizzazione di tutte e tutti i 12.000 attualmente in servizio. Il contributo dato dalle precarie e dai precari in questi anni all’ammodernamento del sistema giustizia, dalla riduzione dell’arretrato all’innovazione digitale ed organizzativa è innegabile. Sarebbe un grave errore per l’amministrazione, le forze politiche ed il Governo tutto decidere di disperdere le competenze messe a disposizione da migliaia di lavoratrici e lavoratori che, con spirito di servizio ed appartenenza, si sono rimboccati le maniche pur nell’assenza di una prospettiva certa di conferma nei propri ruoli e di loro valorizzazione professionale ” . La stabilizzazione di solo metà del personale attualmente in servizio, è nelle intenzioni del Governo, come scritto nel Piano strutturale di bilancio, ma su cui mancano ancora le risorse per 3.000 unità. ” Tutto questo penalizzerà non soltanto migliaia di lavoratrici e lavoratori che presto potrebbero rimanere disoccupate, ma anche il personale in servizio a tempo indeterminato già oberato da trent’anni di mancati investimenti nel comparto giustizia che sarà ulteriormente sfruttato e, di più, il sistema Giustizia nel suo insieme “, dichiara Giammario Innamorato, segretario comprensoriale Cgil Castelli Romani Pomezia Roma Sud.

Per queste ragioni FP CGIL, UIL PA e USB PI, accogliendo gli appelli circolati nelle scorse settimane dai lavoratori e eletti/e RSU precari, ritengono necessario proseguire il percorso di mobilitazione per garantire un investimento adeguato negli organici del personale di ruolo e per la stabilizzazione di tutte e tutti precari della giustizia, per questo motivo sono state indette, in tutto il territorio nazionale. Con due giornate di assemblee e presidi unitari, il 30 giugno e il 1 luglio, davanti a tutti i palazzi di giustizia ed i Tribunali del Paese, in cui saranno chiamati a raccolta tutti coloro che hanno intenzione di sostenere la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della giustizia per migliorare la propria condizione, a partire dalle necessarie tutele e garanzie occupazionali.
Per arrivare poi alla stabilizzazione del personale precario PNRR che, dopo tre anni dalle prime assunzioni, ha ampiamente dimostrato le ragioni della prosecuzione a tempo indeterminato dei loro rapporti di lavoro, insieme alla straordinaria opportunità di strutturare finalmente a regime l’ufficio per il processo con importanti ricadute positive su tutto il personale a tempo indeterminato.

“L’abbiamo detto nella campagna elettorale per le elezioni delle RSU ed in questi anni di discussione sul contratto integrativo e sul nuovo ordinamento professionale, fermo a quindici anni fa per responsabilità delle altre organizzazioni sindacali che hanno preferito fare di tutto affinché nulla cambi.
Per poter dare forza alla nostra lotta, dopo il voto alle scorse RSU che ci consegna un risultato importante ed una grande responsabilità nel rappresentare le lavoratrici ed i lavoratori della giustizia, dobbiamo proseguire tutte e tutti insieme per raggiungere l’obiettivo:
• STABILIZZARE TUTTI I PRECARI
• VALORIZZARE TUTTE LE PROFESSIONALITÀ
• RIDURRE I CARICHI DI LAVORO ANCHE CON NUOVE ASSUNZIONI
Per difendere un diritto fondamentale per ogni donna e ogni uomo di questo Paese: il lavoro. Perché la Giustizia esista davvero, servono persone, competenze, diritti. Servono lavoratrici e lavoratori stabilizzati, valorizzati, rispettati. La Giustizia rischia di spegnersi non per mancanza di leggi, ma per assenza di chi la rende possibile. Noi ci siamo. E ci faremo sentire. Il 30 giugno e il 1° luglio siamo usciti dagli uffici. Facciamoci vedere. Facciamoci ascoltare. Giustizia, lavoro, dignità: sono diritti, non favori. Chi lavora nella giustizia, ha diritto a giustizia ” conclude il segretario Gian Mario Innamorato .
Foto video Giancarlo Boldacchini