Grottaferrata | Ex Cartiera, annunciato un nuovo progetto di riqualificazione

GROTTAFERRATA (attualità) – Per il sito di proprietà privata e abbandonato da oltre un secolo esce una nuova idea di recupero

Dopo decenni di silenzi, proposte mai realizzate e un degrado sempre più evidente, torna l’attenzione sull’ex Cartiera di Grottaferrata, ex complesso industriale storico alle pendici dell’Abbazia di San Nilo. Il Comune ha recentemente annunciato un nuovo Progetto di Recupero e Valorizzazione dell’area, da tempo in completo stato di abbandono.

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L’iniziativa prevede la trasformazione dell’antico impianto in uno spazio multifunzionale a vocazione culturale, turistica e sportiva, integrato nel paesaggio verde che collega la Valle Marciana alla Molara. Tra gli elementi previsti: attività outdoor come trekking, escursioni a cavallo e in mountain bike, nonché la creazione di un Museo della Carta, con l’obiettivo di valorizzare le radici storiche del sito.

L’iter non sarà a breve termine. L’area, infatti, non è mai stata pubblica ed è di proprietà privata, a meno che non siano accadute svolte mai comunicate. Nel post del sindaco, questo aspetto non secondario non è stato specificato.

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La Cartiera Pontificia di Grottaferrata è uno dei complessi protoindustriali più significativi del Lazio. Sorta nel XVII secolo tra il “Vallone” e il rivo dell’Acqua Mariana, fu costruita tra il 1632 e il 1636 da Andrea Brugiotti, imprenditore che ottenne in enfiteusi il terreno dalla Badia. La cartiera sfruttava la forza idrica del rivo, incanalata dal papa Callisto II nel 1112 per rifornire il Laterano, e fu per secoli motore economico locale.

Oltre che per la produzione cartaria, l’impianto è passato alla storia per un possibile utilizzo nella stampa di carta moneta per lo Stato Pontificio. Alla sua massima espansione, l’opificio impiegava oltre settanta operai. L’attività cessò nel 1893, vittima della crisi economica che investì Roma sul finire del XIX secolo.

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Oggi il complesso consta di otto edifici in stato avanzato di degrado. Già nel 1998, il Ministero dei Beni Culturali ne decretò il vincolo di tutela, riconoscendo l’alto valore storico, paesaggistico e architettonico del sito. Tuttavia, nonostante il riconoscimento ufficiale e l’interessamento della sezione Castelli Romani di Italia Nostra, gli interventi si sono limitati a misure di messa in sicurezza provvisorie per evitare i crolli.

La nuova proposta potrebbe rappresentare una svolta, ma molto dipenderà dal dialogo tra privati e comune, il coinvolgimento delle soprintendenze e dalla sostenibilità del progetto a lungo termine e i fattori, inevitabili, di rischio.

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