Il Coordinamento Ambientalista dei Castelli in audizione alla Regione Lazio sulla crisi idrica

CASTELLI ROMANI (politica) – Incontro con 40 associazioni

Il Coordinamento Ambientalista dei Castelli Romani, con oltre 40 associazioni, ha chiesto e ottenuto – grazie alla consigliera Alessandra Zeppieri e al consigliere Adriano Zuccalà – l’invito a tutti i Comuni che utilizzano la falda idrica dei Castelli Romani ad una audizione regionale.

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Nella prima audizione erano presenti solo i Comuni contigui ai laghi, ma il loro abbassamento è soltanto la punta dell’iceberg del grave depauperamento delle falde sotterranee.

Durante la Commissione Ambiente della Regione Lazio è emersa l’inopportunità di concentrare il dibattito sulle perdite degli acquedotti come causa principale dell’abbassamento lacustre. Gran parte delle dispersioni (circa 28 milioni di m³ all’anno) avviene nel sottosuolo e torna alla falda, senza incidere significativamente sui livelli dei laghi, come da studi di geologia ambientale. È vero che ACEA ha responsabilità economiche per le ingenti perdite, ma esse non spiegano i quasi 7 metri in meno dei laghi vulcanici né la scomparsa di sorgenti puntuali e lineari. In quaranta anni, il problema si è cronicizzato a causa dell’eccessivo prelievo d’acqua per scopi edilizi e urbanistici, non per le dispersioni sotterranee. Spostare l’attenzione sulle perdite serve solo a mascherare la vera emergenza: il consumo eccessivo della risorsa, autorizzato sotto la scusa di “inefficienza” dell’acquedotto, e a giustificare nuovi progetti edilizi.

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Il Coordinamento teme che, come in passato, si crei confusione sulle cause reali del dissesto idrico, impedendo soluzioni efficaci e sprecando risorse pubbliche.

Contesto e criticità

Sin dalla fine degli anni ’90 monitoriamo il progressivo calo dei laghi dei Castelli Romani (oggi –6,5 m). Alcuni lo attribuiscono ai cambiamenti climatici, ma gli studi – dal 1989 al 2005 (Regione Lazio, Autorità di Bacino, Università di Roma) – hanno dimostrato che l’abbassamento dipende dall’eccessivo sfruttamento delle falde: i prelievi superano di almeno il 10 % la ricarica garantita dalle piogge. Il fenomeno riguarda non solo Albano, Castel Gandolfo, Ariccia, Marino, Rocca di Papa e Nemi, ma l’intera struttura idrogeologica del Vulcano Laziale (oltre venti Comuni).

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No alle “Gronde” e alle nuove captazioni

Contestiamo fermamente i progetti di immissione nei laghi di acqua depurata dai reflui urbani (“Gronde”): un’acqua ancora ricca di nutrienti e sostanze organiche/inquinanti che rischiano di alterare irreversibilmente l’equilibrio biochimico dei bacini e favorire fenomeni eutrofizzanti. Chiediamo l’annullamento di tutte le nuove captazioni dirette e indirette (es. condotta Sforza Cesarini–Ariccia, che raddoppierebbe la portata) e di opere come l’inceneritore di Gualtieri, che aggravano la pressione sulle falde.

Piano d’azione integrato

A sostegno della Delibera D.G.R. Lazio n. 445 del 16 giugno 2009, il Coordinamento ha elaborato un Piano d’Azione con:

• Misure Prioritarie (entro 12 mesi):

• Opzione Zero Cemento: sospendere ogni nuova urbanizzazione nei Comuni dell’idrostruttura albana.

• Blocco dei Nuovi Pozzi: vietare captazioni non sostenibili.

• Riduzione dei Consumi Idrici del 30 % (civile e industriale), tramite tariffe progressive e incentivi per tecnologie a basso consumo.

• Campagna Educativa Permanente (minimo 7 anni) rivolta a cittadini, scuole, Istituzioni e imprese.

• Azioni Complementari (entro 2–3 anni):

1. Controllo e monitoraggio di utenze e pozzi.

2. Incentivi e formazione per agricoltura e industria.

3. Riparazione e efficientamento degli acquedotti.

4. Riforestazione urbana e territoriale.

5. Urbanistica Green-Blue (recupero dell’esistente, superfici permeabili).

6. De-impermeabilizzazione del suolo.

7. Ripristino del deflusso naturale di fossi e torrenti.

8. Recupero e riutilizzo delle acque meteoriche e grigie.

9. Sistema di controllo e monitoraggio trasparente e continuo.

“Non possiamo più accettare che i laghi Albano e Nemi continuino a prosciugarsi per colpa dei prelievi eccessivi che superano le risorse naturali di ricarica. La tutela delle nostre risorse idriche è un dovere collettivo: ogni giorno perso senza agire si traduce in un danno ambientale irreversibile. Chiediamo a tutti di unirsi a questa iniziativa e di assumersi le proprie responsabilità, perché il futuro dei nostri laghi e dell’intero territorio dei Colli Albani dipende dalle decisioni che prenderemo oggi.”

Termina così il comunicato congiunto diramato dal Coordinamento delle 40 Associazioni Ambientalistiche.

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